Stop ai furbetti della disoccupazione: il piano del Governo

Col decreto lavoro il Governo ha messo i paletti per i furbetti della disoccupazione: ecco cos'è stato fatto per dire basta ai tranelli per la disoccupazione

Foto di Luca Bucceri

Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Il governo Meloni dice basta ai furbetti della disoccupazione, ovvero tutti quei lavoratori che fin qui hanno utilizzato dei sotterfugi per poter accedere alla NASpI dopo essere stati licenziati dai datori di lavoro. Una furbata utilizzata da tanti per poter ricevere l’indennità, un meccanismo che però è stato messo al bando dalla recente approvazione del decreto numero 48 del 4 maggio 2023, ovvero il decreto lavoro. Ma in cosa consiste?

Furbetti della NASpI, cosa fanno

Fino a qualche settimana fa diversi erano i lavoratori che sfruttavano un buco normativo per poter accedere al sussidio di disoccupazione. Alcuni, infatti, si assentavano in maniera ingiustificata per forzare la mano con i datori di lavoro che, dopo un periodo di assenza con mancata retribuzione, facevano scattare il licenziamento.

In questo modo non solo il lavoratore otteneva quanto voluto, ma poteva liberamente accedere alla NASpI perché licenziato dal proprio datore di lavoro che, senza saperlo, aveva abboccato al suo gioco.

Un tranello che in diversi hanno usato negli anni per poter accedere alla disoccupazione anche in quelle circostanze in cui avrebbero potuto dimettersi, ma in cui avrebbero perso il sussidio per la disoccupazione.

Cosa prevede il nuovo decreto lavoro

Insomma, una vera e propria furbata che però non è mai passata inosservata, anche se impunita. O almeno lo era fino a qualche settimana fa, quando col decreto lavoro il governo guidato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha voluto fare chiarezza e porre dei limiti a questi furbetti.

Dal 4 maggio 2023, infatti, proprio per evitare che l’assenza ingiustificata diventi uno strumento in mano al lavoratore, con il decreto numero 48 è stato messo fine a questo comportamento che da poco etico diventa anche scorretto. Infatti ora il lavoratore può di certo decidere di non presentarsi al lavoro facendo scattare il licenziamento per assenza ingiustificata, ma questo iter rientra nella cosiddetta perdita volontaria dell’impiego e dunque viene precluso l’accesso alla NASpI.

Nel decreto lavoro si legge infatti che laddove l’assenza ingiustificata del dipendente si protragga oltre il termine previsto dal contratto collettivo applicato al suo rapporto di lavoro, oppure superiore a cinque giorni qualora il contratto non lo specifichi, il rapporto di lavoro si considera comunque risolto per volontà del dipendente. La traduzione logica è quindi una, ovvero che il datore di lavoro non dovrà licenziare il dipendente in quanto il rapporto di lavoro si considera comunque risolto. In poche parole come si fosse dimesso da solo. E in termini di NASpI a dimissioni non corrisponde alcuna disoccupazione.

Quando può essere richiesto l’indennizzo

Il decreto lavoro tratta anche altre materie importanti come il lavoro in somministrazione, cassa integrazione, sanatoria sui contributi evasi, incentivi per l’assunzione di disabili, ma l’aspetto normativo di certo più interessante è proprio quello che riguarda la disoccupazione. Ma non mancano i dubbi.

Va chiarito, infatti, che a cambiare è soltanto la regolamentazione della NASpI in occasione di quello che era il licenziamento per assenza ingiustificata, oggi appunto definita come risoluzione volontaria del dipendente.

Infatti sarà comunque possibile accedere all’indennità di disoccupazione in caso di licenziamento per giusta causa, meccanismo che rientra ancora tra le cause di accesso alla NASpI.