Al Sud arriva la Zes: cosa cambia e da quando

Con la Zes unica per il Sud il controllo sui fondi per lo sviluppo di 8 Regioni italiane passa sotto i fari del governo

Foto di Mauro Di Gregorio

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Primo sì al decreto legge Sud che istituisce, fra le altre cose, la Zes unica per il Mezzogiorno. Il testo è passato alla Camera con 171 sì e 113 no. Si attende ora il passaggio in Senato per la conversione in legge entro il 18 novembre. Il dl istituisce la Zona economica speciale del Mezzogiorno comprendente Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna. Dal 2024 la Zes unica per il Mezzogiorno sostituirà le Zes attuali.

Arriva la Zes unica per il mezzogiorno

La cabina di regia Zes verrà istituita presso la presidenza del Consiglio dei ministri e vedrà il coinvolgimento dei presidenti delle varie Regioni, che avranno poteri di indirizzo, coordinamento, vigilanza e monitoraggio. Verrà inoltre istituito uno Sportello unico digitale Zes.

L’istituzione della Zes unica trova la sua ratio nell’abbandono della “logica assistenziale che non funziona” e nel fornire più incisive “opportunità di lavoro e crescita” al Mezzogiorno “rendendo queste aree del Paese competitive e attrattive per investimenti ed imprese”, come dichiarato a luglio dalla premier Giorgia Meloni.

Cosa sono le Zes

Le Zona economiche speciali sono aree a legislazione economica differenziata e agevolata rispetto a quella in vigore nel resto del Paese. Le Zes vennero istituite nel 2017 dal governo Gentiloni e divennero operative nel 2022 quando Mario Draghi le inserì nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il Pnrr ha destinato 630 milioni alle Zes affinché venissero dotate di infrastrutture utili ad attrarre investimenti e per ammodernare le obsolete reti di trasporto.

Maggiore coordinamento sulle risorse

Viene istituita una cabina di regia a Palazzo Chigi presieduta dal ministro per gli Affari europei con il compito di approvare il Psnai (Piano strategico nazionale delle aree interne). Lo scopo è quello di contrastare la marginalizzazione e i fenomeni di declino demografico dell’entroterra italiano.

Previsto anche un boost al coordinamento delle risorse europee, nazionali e dei fondi del Pnrr. Arriva un nuovo Accordo per la coesione in sostituzione dei vecchi Piani di sviluppo e coesione al fine di attuare gli interventi finanziati dal Fondo per lo sviluppo e la coesione. Gli interventi potranno essere finanziati anche con fondi europei e con le risorse destinate ad interventi complementari.

Il dl Sud interviene anche sui Cis (Contratti istituzionali di sviluppo). Viene limitata la stipula dei Cis per realizzare interventi finanziati con le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione di valore complessivo pari ad almeno 200 milioni di euro.

Si rafforzano poi i poteri sostitutivi del Governo in caso di inerzia o inadempimento delle amministrazioni pubbliche.

Nuove norme per l’immigrazione

Per gli stranieri in attesa di espulsione sale da 6 a 18 mesi il limite massimo di permanenza nei Cpr (Centri per il rimpatrio). Hotspot e Cpr vengono aggiunti all’elenco delle opere di difesa e sicurezza nazionale. Le opere destinate alla difesa militare non saranno soggette ad accertamenti di conformità alle previsioni urbanistiche.

Opposizioni all’attacco

Due, in particolare, i punti contestati dalle opposizioni. Il primo riguarda la dilatazione del tempo di detenzione dei migranti da 6 a 18 mesi. Contestato anche il fatto che il governo introduce “un centralismo esasperato al Sud e l’autonomia differenziata al Nord”, come ha dichiarato Filiberto Zaratti di AvS.