Il terzo mandato dei presidenti di Regione agita la politica e spacca il governo. In ballo ci sono le ricandidature di pezzi da novanta come Vincenzo De Luca del Pd in Campania e dei leghisti Luca Zaia (Veneto) e Massimiliano Fedriga (Friuli-Venezia Giulia).
In Cdm la Lega si è astenuta, mentre FdI e FI si sono espressi per il no al terzo mandato. Meloni punta a ridimensionare il potere della Lega al Nord, per piazzare sulle Regioni più ricche le bandierine di FdI.
In Campania una legge regionale, in deroga alla disciplina nazionale, permetterebbe di fatto il terzo mandato per “Lo Sceriffo” De Luca. Il governo Meloni, da sempre in attrito con il presidente campano, ha però deciso di intervenire a gamba tesa presentando un ricorso di fronte alla Corte costituzionale. Ricorso sul quale il governo ha votato nel primo Consiglio dei ministri del 2025, fissato alle 18:00 di giovedì 9 gennaio.
L’impugnativa è stata redatta da due ministri: l’azzurra Elisabetta Casellati (Riforme) e il verde Roberto Calderoli (Affari regionali). Il termine per la presentazione scade il 10 gennaio.
Durante il Cdm, Calderoli si è astenuto rimettendosi alla volontà del consiglio e ha sostenuto la convenienza di intervenire non con l’impugnazione ma con una legge nazionale da scriversi ad hoc. Calderoli ha sottolineato di “essere favorevole, come la Lega ha sempre ribadito, a una modifica della legge nazionale su cui però, al momento, non c’è intesa”.
La posizione del governo
Così aveva dichiarato la premier nel corso della conferenza stampa di inizio anno: “Partendo dal caso della Campania, c’è intanto un tema di metodo: gli uffici di Palazzo Chigi hanno fatto una ricognizione e approfondimenti per capire, in base all’articolo 122 della Costituzione, se la questione sia di competenza dello Stato nazionale o sia nella facoltà delle Regioni di autodeterminarsi. La nostra conclusione è che la questione riguarda un principio fondamentale e quindi la materia è di competenza dello Stato. Ed è la ragione per cui nel Consiglio dei ministri di oggi noi impugniamo la legge regionale della Campania”.
Sulla questione, Forza Italia sposa la linea di FdI mentre nella Lega si registra più di un malumore: “In Veneto la Lega non si conta ma si pesa, con gli ottimi risultati di Zaia. A costo di andare avanti da soli“, minaccia la senatrice Erika Stefani.
La soluzione di De Luca
Nonostante la materia sia normata da una legge nazionale (l’articolo 2 della 165/2004), diverse Regioni negli anni hanno già trovato una serie di escamotage, del tutto legali, per aggirare il limite dei mandati relativi alla carica di Presidente.
In Campania, Vincenzo De Luca ha trovato una soluzione per poter correre per un ulteriore mandato nella primavera del 2025: “Il computo di due mandati consecutivi decorre da quello in corso di espletamento alla data di entrata in vigore della presente legge”, recita la normativa regionale approvata il 5 novembre 2024. In pratica, secondo tale disciplina, il conteggio dei mandati parte dall’entrata in vigore della legge, così da non tenere in considerazione quelli ricoperti negli anni precedenti.
L’escamotage ha fatto storcere il naso alla segreteria del Pd, che ha criticato l’iniziativa. La trovata ha inoltre raffreddato ulteriormente i rapporti fra la segretaria nazionale Elly Schlein e il presidente della Regione Vincenzo De Luca, già prossimi allo zero assoluto.
La posizione del Pd è stata ribadita da una nota del 9 gennaio scritta da Antonio Misiani della Segreteria nazionale nonché commissario regionale del Pd Campania: “La posizione contraria del Partito democratico sul terzo mandato per i Presidenti di Regione è chiara, nota da tempo e vale in tutto il Paese, a prescindere da qualunque valutazione del Governo sull’impugnazione della legge regionale campana nel Cdm di oggi”.
Solo il governo ha la facoltà di opporsi a tale legge, entro 60 giorni dalla sua promulgazione. E il termine, come detto, scade il 10 gennaio.
E la guerra dei cavilli non è finita: con un colpo di teatro, De Luca potrebbe dimettersi così da tentare la rielezione prima della pronuncia della Corte. I giudici potrebbero però decretare la sospensiva in base alla legge 87 del 1953 al fine di “evitare irreparabile pregiudizio all’interesse pubblico o ai diritti dei cittadini”.
Malcontento nella Lega
La questione rappresenta il culmine della tensione nei già tormentati rapporti fra Meloni e De Luca. Ma il niet dell’esecutivo al terzo mandato dei presidenti regionali suscita malumori anche nella Lega, nonostante uno dei relatori dell’impugnativa sia Calderoli.
Zaia e Fedriga sono popolari nei territori amministrati: nella classifica Governance Poll 2024 stilata dall’Istituto demoscopico Noto Sondaggi per il Sole 24 Ore, Fedriga si è aggiudicato il primo posto fra i presidenti di Regione, e Zaia il terzo.
L’obiettivo di Giorgia Meloni
Fra gli obiettivi della premier Meloni c’è quello di rimodulare gli equilibri del potere nel Nord del Paese, rimpiazzando i leghisti con uomini e donne di Fratelli d’Italia.
Un eventuale cartellino rosso della Corte costituzionale a De Luca azzopperebbe di fatto la corsa di tutti i leghisti che sognano la riconferma per un terzo mandato. Resta però da vedere come Matteo Salvini deciderebbe di reagire allo sgambetto dell’alleata di governo.