L’Ue bacchetta l’Italia su premierato e giustizia: le misure che il Governo deve correggere

Il rapporto annuale Ue sullo stato di diritto attacca l’Italia. Tra le critiche, quelle sull’informazione e la giustizia

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Il rapporto annuale della Commissione Europea sullo Stato di diritto è impietoso nei confronti dell’Italia. Dalla riforma costituzionale che introduce il premierato alla riforma della Giustizia proposta dal Ministro Nordio, ma anche la “norma Costa” che vieta la pubblicazione di atti giudiziari, la mancanza di misure a sostegno della libertà di stampa e l’assenza di una regolamentazione sul conflitto di interessi.

Tutti temi che per l’Unione Europea mettono a rischio lo stato di diritto in Italia.

Molti dubbi per il premierato

Il documento era stato messo in attesa prima delle elezioni europee, presumibilmente per evitare di influenzare il voto, in un possibile tentativo di Ursula von der Leyen di ottenere il sostegno degli europarlamentari legati a Giorgia Meloni.

Tra i punti sollevati nel Rapporto sullo Stato di diritto, emerge una preoccupazione sulla proposta di riforma costituzionale che introduce il premierato. Il rapporto afferma che l’obiettivo della maggioranza è quello di garantire “più stabilità” al sistema istituzionale, ma “con questa riforma non ci sarà più la possibilità per il Presidente della Repubblica di cercare una maggioranza alternativa o individuare una persona fuori dal Parlamento come Primo ministro”. In sostanza, durante i momenti di emergenza, la possibilità di formare governi “tecnici” verrebbe eliminata; esecutivi spesso criticati, ma che in Italia hanno rappresentato una soluzione per superare situazioni di crisi.

Ci sono inoltre preoccupazioni riguardo alle modifiche proposte, che potrebbero compromettere l’attuale sistema di “check and balances” (ovvero un controllo e bilanciamento reciproco), e dubbi sul fatto che tali modifiche possano effettivamente garantire maggiore stabilità. La Commissione segnala, inoltre, l’assenza di una legge elettorale come un punto chiave mancante nella riforma. Critiche anche per l’eccessivo ricorso ai decreti legge da parte dell’esecutivo, che sono atti aventi forza di legge emanati dall’esecutivo e immediatamente efficaci, realizzati per risolvere situazioni straordinarie e urgenti ma sempre più spesso utilizzati per affrontare questioni politiche. Una pratica realizzata non solo da parte dell’attuale esecutivo ma anche dai suoi precedenti.

Critiche per l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio

Un’altra questione sollevata riguarda la giustizia. Il Rapporto afferma che in alcuni Stati membri, tra cui Slovacchia, Italia e Spagna, ci sono preoccupazioni per “l’eccessiva pressione esercitata sulla magistratura da parte di politici o a livello di esecutivo, e vi sono anche prove di pressioni provenienti da paesi terzi”. Per l’Ue, tali situazioni rischiano di compromettere l’indipendenza della magistratura o la percezione della sua indipendenza da parte del pubblico.

Inoltre, il testo sottolinea le preoccupazioni sollevate dai recenti provvedimenti che abrogano il reato di abuso d’ufficio e limitano l’applicazione del traffico di influenze. Cambiamenti che potrebbero avere conseguenze negative per le indagini e l’individuazione di frodi e corruzione, una questione particolarmente critica in un paese dove i rischi di corruzione pubblica sono persistenti. In particolare per i lavori effettuati con il Pnrr, con il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata nell’accaparrarsi i fondi, con danni derivanti da usi irregolari dei fondi stimati oltre 1,8 miliardi di euro.

Per l’Ue l’informazione è a rischio

Particolare attenzione viene dedicata alla libertà di stampa, con critiche dirette alla riforma Nordio e all’emendamento Costa. La Commissione europea evidenzia che tali misure potrebbero limitare la libertà di stampa e il diritto dei cittadini di essere informati.

“Le preoccupazioni maggiori – osserva la Commissione europea – riguardano un possibile effetto agghiacciante sui giornalisti che sono maggiormente esposti alle querele per diffamazione”. Anzi, il documento di Palazzo Berlaymont ricorda che lo scorso anno era già stata emessa una raccomandazione “per la riforma della legge sulla diffamazione al fine di introdurre misure di salvaguardia del segreto professionale. Ma non sono stati compiuti passi avanti”.

Inoltre, la Commissione segnala un aumento degli episodi di minacce e aggressioni nei confronti dei giornalisti in Italia, con 75 incidenti documentati nei primi sei mesi dell’anno e una preoccupante crescita dei casi di intimidazione legale da parte dei politici. L’ultimo, il caso del giornalista de La Stampa aggredito a Torino da militanti di Casapound.

Rai, dubbi sulla riduzione delle risorse

Un capitolo del rapporto è dedicato anche alla Rai. Sulle prossime nomine ai vertici della tv pubblica e i dubbi sulla riduzione delle risorse destinate al servizio pubblico, l’Ue afferma che “l’efficacia di una governance che garantisca la piena indipendenza” è una preoccupazione di lunga data. Pertanto, suggerisce una riforma per evitare le interferenze politiche.

Il rapporto consiglia di garantire adeguati finanziamenti per permettere alla Rai di adempiere pienamente ai suoi compiti, con la tv pubblica che si ritrova ad avere un indebitamento netto nel 2023 pari a 568 milioni di euro; un passo in avanti considerando che negli anni scorsi il debito era superiore (nel 2022 era di 660,5 milioni).

La Commissione europea esprime anche qualche perplessità sull’applicazione della legge sulla par condicio, soprattutto durante l’ultima campagna elettorale: ad aprile venne approvato un emendamento dalla commissione di vigilanza della Rai che prevedeva venisse dato più spazio ai membri del governo durante la campagna elettorale, con le opposizioni che hanno contestato duramente questa decisione. In questo contesto, l’Unione Europea conta sul ruolo dell’Agcom per monitorare e garantire la corretta applicazione delle norme.

Le raccomandazioni

Dopo una lunga serie di critiche, il capitolo italiano del Rapporto sullo Stato di diritto si conclude con delle raccomandazioni, con l’Unione Europea che evidenzia che, rispetto al 2023, sono stati realizzati diversi progressi, come nella digitalizzazione del processo penale e sul conflitto di interessi, mentre non ci sono stati miglioramenti sulla disciplina delle lobby e sulle donazioni ai partiti tramite le fondazioni. Inoltre, non sono stati registrati progressi nemmeno nella riforma della diffamazione e nella protezione del segreto professionale per i giornalisti.

Sebbene queste raccomandazioni non abbiano carattere imperativo, per l’Ue la loro mancata attuazione prolungata potrebbe creare difficoltà al governo italiano. Gli occhi dell’Ue erano già puntati a causa della procedura per deficit eccessivo, ora lo saranno anche per mantenere lo stato di diritto in Italia.