Immigrati, il governo cambia la Bossi-Fini. Ingressi più facili anche senza contratto

Alle imprese che si sono aggiudicate gli appalti delle opere finanziate dal PNRR manca manodopera, così il governo rivede la discussa legge sugli ingressi in Italia allargando le maglie.

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Redazione

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E alla fine la legge Bossi-Fini, che da lustri regola gli ingressi degli immigrati in Italia e divide l’opinione pubblica e politica, verrà cambiata proprio da un governo di destra. Che ha necessità di facilitare le pratiche per avere i soldi del PNRR, o almeno quello che resta possibile avere dopo i pasticci della scorsa primavera, e offrire alle aziende che si sono aggiudicate gli appalti legati al recovery fund la possibilità di ricorrere a manodopera straniera per compensare quella mancante. Dunque sarà possibile entrare in Italia anche senza un contratto in tasca, e verrà concesso il visto di ingresso per lavoro in Italia agli stranieri che sono stati dipendenti di aziende italiane operanti in Paesi extracomunitari per almeno 12 mesi nei precedenti 4 anni. Una svolta a U che va ad aggiungersi al decreto-flussi che prevede ben 500mila ingressi legali nel giro dei prossimi tre anni.

L’emendamento di FdI

Dopo che il sottosegretario Mantovano e il ministro Piantedosi l’hanno sostanzialmente definita “vecchia, superata e inefficace”, la legge Bossi-Fini viene svuotata proprio da Fratelli d’Italia, con un emendamento del capogruppo Tommaso Foti votata in Commissione alla Camera. La legge concedeva ingressi “al buio” solo per figure professionali altamente specializzate come i docenti universitari. Ora si introduce la possibilità anche per figure di livello professionale inferiore. Unico limite: che siano stati dipendenti di società italiane operanti in Paesi extracomunitari.

Necessità di manodopera

“Se una azienda italiana ha bisogno di personale specializzato che ha formato all’estero, è giusto che possa farlo venire in Italia, specie ora che c’è bisogno per realizzare le opere del Pnrr“, spiega Foti. Dato che per le grandi opere previste dal Pnrr, e su cui sono impegnate grandi imprese del settore, serve manodopera specializzata, ecco la necessità di far arrivare anche quegli operai operanti in Paesi extracomunitari “nell’ottica di favorire, con le procedure semplificate di ingresso previste dal regolamento di attuazione del Testo unico Immigrazione, i fabbisogni di manodopera rilevati dai settori, quale ad esempio quello dell’edilizia, con la garanzia della loro occupabilità nelle imprese italiane, tenuto conto che, per i suddetti lavoratori, è stata già testata competenza lavorativa e affidabilità degli stessi”.

Cosa cambia in concreto

Questa modifica sostanziale concede il visto di ingresso per lavoro in Italia agli stranieri che hanno lavorato come dipendenti di aziende italiane operanti in paesi extracomunitari per almeno 12 mesi nei precedenti quattro anni. Prima dell’emendamento di Foti, la legge Bossi-Fini prevedeva ingressi legali in Italia soltanto per figure altamente specializzate, come docenti universitari e professionisti di alto livello.

L’emendamento rappresenta una significativa apertura alle figure di livello professionale inferiore, offrendo loro la possibilità di un ingresso legale nel Paese, a patto che abbiano maturato un’esperienza lavorativa significativa presso aziende italiane operanti all’estero.

Questo cambiamento nella legge Bossi-Fini potrebbe rappresentare una svolta nell’approccio italiano all’immigrazione, aprendo la strada a una maggiore flessibilità nel reclutamento di personale straniero e rispondendo alle esigenze del mercato del lavoro in settori meno specializzati. Resta da vedere come l’emendamento verrà applicato nella pratica e quali saranno i suoi effetti a lungo termine sull’immigrazione in Italia.

Reazioni

Matteo Mauri, esponente del Partito Democratico e già sottosegretario agli Interni ed esperto di immigrazione, ha espresso sorpresa e soddisfazione per l’emendamento, affermando di aver sollevato in passato la necessità di ampliare le possibilità di ingresso legale in Italia. Ha notato con favore che il governo, nonostante le dichiarazioni rigide riguardanti l’immigrazione come una potenziale “sostituzione etnica”, ha agito in modo incoerente, ma giusto, aprendo la porta a un’immigrazione regolata e controllata. Da parte sua, il capogruppo di Fdi in Commissione Affari costituzionali ha sottolineato l’approccio pragmatico del governo sul tema migranti e ha accolto positivamente il sostegno delle opposizioni all’emendamento, interpretandolo come un segnale di approvazione della linea del governo.