La lotta e il genio di Grazia Deledda: prima donna candidata al Parlamento

La lotta durata una vita, storia del genio spesso ignorato di Grazia Deledda, tra le più grandi autrici e femministe della storia d'Italia

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Ancora oggi, per quanto non adeguatamente ricordata, Grazia Deledda è un simbolo della lotta per l’emancipazione femminile. I suoi scritti sono particolarmente moderni, nonostante nacque a Nuoro ormai più di un secolo e mezzo fa, nel 1871. La sua non è stata una vita semplice, affatto, e il suo genio è stato costantemente osteggiato. Un’esistenza caratterizzata da una parola: lotta.

Il premio Nobel

Nel 1926, dieci anni prima della sua morte a Roma, conquistò il premio Nobel per la letteratura. Un riconoscimento storico, considerando come prima di lei soltanto un’altra donna era riuscita in questa impresa, accedendo a un mondo costellato da uomini. Si tratta della svedese Selma Lagerlöf. Fu però la prima italiana, il che evidenzia il suo carattere rivoluzionario, che tante critiche le ha garantito in vita.

La motivazione del Nobel ricevuto fu la seguente. Venne esaltata la grande potenza della sua scrittura, sostenuta sempre da un elevato ideale: “In grado di ritrarre la vita quale è in forme plastiche, nella sua appartata isola natale. Con profondità e calore tratta problemi di generale interesse umano”.

Un riconoscimento che giunse anche come scudo alle ingiuste accuse rivoltele nel corso della vita. Grazia Deledda non aveva però di certo bisogno di un premio per proseguire con la sua arte. Incompresa a cavallo tra due secoli e anche dopo la sua morte, con la critica letteraria italiana, maschile per la stragrande maggioranza, rea d’averla isolata in una sorta di cono d’ombra.

Il grande contrasto con la visione umana del tempo era chiaro e fu reso evidente dall’autrice nel corso del suo discorso d’accettazione. Iniziò a scrivere all’età di 13 anni, ritrovandosi in pieno contrasto con i suoi genitori. Era stata pensata per lei una vita ben differente, di certo non dedicata all’arte: “Il filosofo ammonisce: se tuo figlio scrive versi, correggilo e mandalo per la strada dei monti. Se lo trovi nella poesia la seconda volta, puniscilo ancora; se va per la terza volta, lascialo in pace perché è un poeta. Senza vanità, è capitato anche a me così”.

La lotta di Grazia Deledda

Non fu soltanto la scrittura l’arma di rivolta di Grazia Deledda. Il suo animo era irrequieto dinanzi ai soprusi della società maschilista. Non solo la prima donna italiana ad aver ottenuto il premio Nobel. Ben 17 anni prima, infatti, aveva scosso gli animi umani candidandosi al Parlamento. Era il 1909 e, guardando alla storia d’Italia, anche questo è un record che nessuno le potrà mai togliere. Un importante passo per sfondare una delle tante porte precluse alle donne.

Il concetto di sororità fa parte in maniera imprescindibile della sua enorme eredità. Oggi potremmo definirla “sorellanza”, in rappresentanza di un femminismo intimo e privato, in grado però di espandersi e divenire collettivo, nel momento in cui si instaurava un rapporto tra una donna e un’altra.

Nel 1908, un anno prima della sua candidatura al Parlamento, prese parte al Primo Congresso Nazionale delle Donne Italiane. L’obiettivo era quello di rendere possibile una partecipazione femminile alla vita sociale, al fine di ottenere diritti politici pari agli uomini. Inaugurato da Grazia Deledda stessa e da Maria Montessori, fu il primo congresso del Movimento Femminista Italiano.