Gianfranco Fini: 8 frasi per capire Alleanza Nazionale

Dal difficile rapporto con il fascismo, fino al cambio di opinione sull'immigrazione, le tematiche LGBTQ+ e Silvio Berlusconi: ecco il Fini-pensiero

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Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

Pubblicato: 17 Agosto 2023 10:45

È stato una figura chiave della politica italiana, ed è forse grazie a lui che la destra ha acquisito maggiore credibilità agli occhi delle istituzioni e delle opposizioni. Gianfranco Fini è ricordato senza dubbio come uno dei leader più apprezzati e, nonostante il suo ritiro dal dibattito pubblico, la sua eredità politica continua a vivere. Ma cosa ha significato Alleanza Nazionale per la Storia italiana?

La biografia e la storia politica di Gianfranco Fini

Gianfranco Fini nasce a Bologna nel 1952, si laurea in Pedagogia e inizia a lavorare come giornalista professionista. Il suo impegno politico nasce nel Fronte della Gioventù, di cui diventa segretario nazionale nel 1978.

Nel 1983 Gianfranco Fini è eletto alla Camera dei Deputati tra le fila missine. Nel 1987 lo stesso Giorgio Almirante lo designa come suo successore alla guida del Movimento Sociale Italiano. Mantiene il ruolo di segretario fino al 1990 e poi dal 1991 al 1995. Dal 1989 al 2004 è eletto anche per tre mandati al Parlamento europeo.

Gianfranco Fini si candida a sindaco di Roma nel 1993 e arriva al ballottaggio. Non vince, ma si fa notare nella politica nazionale. Tanto che nel 1994 Silvio Berlusconi lo vuole come alleato. Nel 1995, con il Congresso di Fiuggi, nasce Alleanza Nazionale, un partito che riflette l’evoluzione ideologica dello stesso Fini, che ne diventa presidente del partito.

Negli anni ricopre importanti cariche in Italia e all’estero. Dal 2001 al 2006 è vicepresidente del Consiglio nel secondo e nel terzo governo Berlusconi. Nel 2002 rappresenta l’Italia alla Convenzione europea per la redazione del progetto di Trattato costituzionale. Dal 2004 al 2006 è ministro degli Affari esteri. Nel 2008 viene eletto presidente della Camera dei deputati.

Tra le iniziative legislative più rilevanti ci sono la Bossi-Fini per il contrasto dell’immigrazione clandestina, e la legge Fini-Giovanardi, che ha abolito nel Testo unico sugli stupefacenti la distinzione tra droghe leggere e pesanti.

Nel 2010, si verifica la rottura con Silvio Berlusconi, e Fini fonda Futuro e Libertà per l’Italia, un nuovo partito politico che sostiene Mario Monti alle elezioni del 2013. Il risultato alle urne non permette a Gianfranco Fini di rientrare in Parlamento, e negli anni successivi il suo nome sparisce dal dibattito pubblico.

8 frasi per capire il pensiero di Gianfranco Fini

La sua eredità politica, come già detto, continua però a vivere. Per capire meglio perché Alleanza Nazionale e lo stesso Gianfranco Fini sono stati importanti per cambiare il volto della destra italiana, ecco 10 frasi che ben esprimono il pensiero dell’ex braccio destro del Cav.

Nel 1992 dichiara che “Benito Mussolini è stato il più grande statista del secolo. Se vivesse oggi garantirebbe la libertà degli italiani”. La posizione cambia nel giro di 10 anni: “Dopo il 1994 abbiamo fatto tante cose. Abbiamo fatto Fiuggi, c’è stato un confronto. Direi che oggi non si può certo dire. Oggi non direi più è stato il più grande statista del secolo”.

Da posizioni fasciste all’interno del MSI, Gianfranco Fini inizia infatti ad abbracciare una diversa corrente di pensiero con AN, presentandosi esplicitamente come antifascista e condannando gli orrori del Ventennio. “Il fascismo fu parte del male assoluto“, dichiara in Israele, parlando delle “infami leggi razziali” e degli orrori della Shoah.

Sul valore della democrazia e sulla Resistenza spiega che “i resistenti stavano dalla parte giusta, i repubblichini dalla parte sbagliata. È doveroso dire che, se non è in discussione la buonafede, non si può equiparare chi stava da una parte e combatteva per una causa giusta di uguaglianza e libertà e chi, fatta salva la buonafede, stava dalla parte sbagliata”. Sottolineando che “chi è democratico e si riconosce nei valori della libertà, dell’uguaglianza e della giustizia sociale è antifascista”.

Patria e nazione non sono parole di estrema destra. La patria è citata per due volte nella costituzione, antifascista”, spiega in tv. “A un antifascismo valore condiviso, dovrebbe corrispondere un patriottismo valore condiviso”.

Nonostante posizioni molto forti sul tema dell’immigrazione, negli anni Gianfranco Fini è tornato sull’argomento, spiegando che sarebbe meglio “rendere più flessibili le norme sulla permanenza in Italia nel caso che l’immigrato perda il lavoro” e dicendosi favorevole allo ius culturae. Inoltre “concedere il diritto di voto alle elezioni amministrative agli immigrati, a certe condizioni, non è un’ipotesi sciagurata né un’idea criminale”. A patto che dimostrino “di essere in grado di adempiere a certi doveri. Diritti e doveri devono stare insieme”.

Anche sulle tematiche LGBTQ+ mostra maggiore apertura negli ultimi, arrivando a dire, riguardo le unioni civili anche tra persone dello stesso sesso che “se ci sono diritti o doveri delle persone che non sono tutelate perché fanno parte di un’unione e non di una famiglia, serve un intervento legislativo per rimuovere la disparità”.

Il grande cambio di rotta avviene però con Silvio Berlusconi, quando Gianfranco Fini passa da più fidato alleato a più grande detrattore del Cav. “Non conosce la parola autocritica”, spiega in un’intervista. E in altre rincara la dose. “Talvolta accade che Silvio Berlusconi confonda la leadership con la monarchia assoluta”.

In tema di economia, la posizione di Gianfranco Fini è europeista. “Come garantire effettiva concordia tra capitale e lavoro, aumentare la produzione della ricchezza nazionale, ridistribuirla in modo equo, secondo le capacità e i bisogni di ognuno, è ormai interrogativo che riguarda l’intera politica europea chiamata a confrontarsi con il tramonto delle ideologie classiste e vetero-liberiste del Novecento e sempre più obbligata a rispondere alla sfida epocale della globalizzazione dei mercati”.

Il rapporto tra Giorgia Meloni e Gianfranco Fini

Dalle sue dichiarazioni, insomma, emerge un ritratto di Gianfranco Fini distante dalle posizioni fasciste del suo mentore Giorgio Almirante e del MSI, democratico, laico e istituzionale. Lontano anche dalle posizioni dell’attuale destra italiana e Fratelli d’Italia. Questo nonostante le ultime dichiarazioni fatte a mezzo stampa negli ultimi anni, in cui ha dichiarato di vedere in Giorgia Meloni un’ottima leader della sua parte politica e di averla votata alle ultime elezioni.

Proprio sull’attuale premier, in passato, si era espresso negativamente, considerandola poco più di una stampella della Lega. Sul partito di Bossi e Salvini, il fu leader di AN non ha mai speso invece parole particolarmente positive, criticandone lo spirito secessionista, pur riconoscendo l’esistenza di una questione settentrionale e di fiscalità a due velocità contrapposta alla questione meridionale.