Perché l’Ucraina vuole finire la guerra entro marzo

A marzo 2024 si dovrebbero tenere le elezioni presidenziali in Ucraina, ma la guerra mette a serio rischio il processo democratico. Cosa sta succedendo e cosa vuole fare Zelensky

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

La controffensiva ucraina non sta andando come previsto e non riuscirà a raggiungere gli obiettivi che si era data durante la scorsa primavera. I motivi sono vari: il maggiore numero di soldati russi sul terreno (ecco il nuovo piano di Putin in merito), il territorio disseminato di mine come in pochi altri conflitti, le trincee scavate dai russi che sbarrano le direttrici di avanzata, la stanchezza delle truppe di Kiev (ne abbiamo parlato anche qui).

Gli analisti prevedono che la fine dell’avanzamento ucraino diventerà decisiva nel giro di un mese, complice soprattutto lo stallo nel sud-est del Paese. Stati Uniti, Russia, Cina e Unione europea non aspettano altro. L’unico malanimo è quello portato dal presidente Volodymyr Zelensky, che certifica suo malgrado anche la crisi politica interna all’Ucraina. Ecco perché e cosa succede.

Guerra ed elezioni: la missione impossibile ucraina

Come riporta Foreing Policy, settimana scorsa Zelensky ha ammesso di riflesso che il conflitto contro gli invasori è destinato a durare a lungo. Il presidente ucraino ha infatti confermato che le elezioni presidenziali, previste per marzo, non si terranno finché nel Paese resterà in vigore la legge marziale e lo stato di guerra contro la Russia. Nella più rosea della previsioni e dei piani, la controffensiva ucraina avrebbe dovuto spezzare la seconda linea di difesa russa, tagliando in due il collegamento con la Crimea e Mariupol a sud, segnando di fatto una svolta nel conflitto. Il tutto entro l’arrivo dell’inverno. È già troppo tardi, dunque.

La potenziale mossa di Zelensky è stata salutata da numerosi analisti conservatori e di destra, anche in Occidente, come una “pugnalata alla democrazia”, sottolineando la condotta autoritaria del presidente ucraino nell’annullare “a suo piacimento” le consultazioni popolari. Lo stato di guerra, in questo senso, è vista come una “scusa” per prolungare il proprio mandato presidenziale oltre la naturale scadenza. Sgombrando il campo dalla propaganda reazionaria, c’è un fatto primario di cui tenere conto: la notizia non è stata certamente una sorpresa per l’elettorato ucraino. La pressione sulle elezioni in tempo di guerra è stata del tutto proveniente dall’esterno.

La più consistente di queste “spinte esterne” è venuta dal senatore americano Lindsey Graham il quale, durante una visita a Kiev ad agosto, ha sostenuto che il governo ucraino dovrebbe tenere le elezioni nel 2024. Rispondendo a Graham e rilasciando un’intervista subito dopo, Zelensky ha tenuto il piede in due scarpe: da un lato ha lasciato la porta aperta a un’eventuale tornata elettorale il prossimo anno, mentre dall’altra ha sottolineato che qualunque tipo di elezione è vietata dalla legge marziale.

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Come funziona la legge marziale in Ucraina

Su quest’ultimo punto va fatta chiarezza. La Costituzione ucraina stabilisce che la legge marziale consiste in una misura temporanea che deve essere prorogata ogni 90 giorni dal Parlamento, la Verchovna Rada, così da “salvaguardare il ruolo e il potere dell’organo legislativo” e dunque mantenere intatte le strutture democratiche. Da un lato, insomma, Zelensky è pronto a indire il voto, con il sostegno finanziario e politico degli alleati. Dall’altro non vuole scossoni politici interni per mantenere saldo il controllo sul Paese e condurlo senza ostacoli nella guerra di liberazione. Intanto il tempo stringe: nel 2024 scadrà il mandato da presidente di Zelensky, eletto nel 2019 con il 74% delle preferenze, la maggioranza più alta mai raggiunta da un candidato alle presidenziali da quando il Paese si è reso indipendente al crollo dell’Unione Sovietica.

Nella maggior parte dei Paesi, la legge marziale comporta la sospensione di un governo civile, che viene sostituito da un’amministrazione militare emanata durante i periodi di guerra. Un sistema di questo tipo comporta normalmente la limitazione delle libertà politiche di cui si gode in tempo di pace, come la libertà di espressione e la libertà di riunione. Sebbene la legge marziale non sia mai uno sviluppo politico positivo per uno Stato nazionale, tali misure si rendono a volte necessarie per salvare vite umane. Dal punto di vista squisitamente costituzionale e giuridico, il governo ucraino sta dunque semplicemente agendo secondo la legge.

La Costituzione ucraina e la legislazione militare vietano chiaramente che le elezioni presidenziali, parlamentari e locali si svolgano sotto la legge marziale. In quest’ottica i commenti di Zelensky della scorsa settimana rappresentano una ripetizione di ciò che altri funzionari del governo ucraino hanno detto su questo stesso argomento negli ultimi mesi. Alcuni esperti confutano tuttavia la posizione dei funzionari ucraini, a causa del loro interesse personale a rimanere al potere. Se Zelensky cercasse di restare alla guida del Paese contro la volontà dell’elettorato ucraino, la legge marziale sembrerebbe fornire al governo ucraino il potere legale e costituzionale per fare proprio questo. Anche altri Stati europei, come ad esempio la Germania, prevedono disposizioni simili per rinviare le elezioni in tempo di guerra.

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La questione del voto: cosa succederà in Ucraina

Nonostante le intenzioni della leadership, le pressioni esterne sull’Ucraina non possono cessare, visto il coinvolgimento occidentale nel supporto umanitario e bellico. Il presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, Tiny Kox, ha ribadito l’auspicio che il Paese invaso “organizzi elezioni libere ed eque”. Alla fine, però, conta ciò che pensano i cittadini ucraini. Secondo un recente sondaggio condotto dall’Istituto Internazionale di Sociologia di Kiev, per la stragrande maggioranza di loro l’idea di tenere le presidenziali la prossima primavera è “assurda”. L’81% degli intervistati ritiene infatti che le elezioni non dovrebbero tenersi prima della fine del conflitto.

Si tratta di punto di vista condiviso trasversalmente in tutte le zone del Paese. Comprese quelle regioni orientali e meridionali, le più colpite dalla guerra in corso, i cui residenti si oppongono in modo schiacciante allo svolgimento di elezioni durante l’invasione russa su vasta scala. La nazione ha perso la sua interezza sovrana e non è in grado di garantire che ogni cittadino ucraino sia in grado di poter votare. Anche la società civile ucraina è giunta alla stessa conclusione, con più di 200 istituzioni della società civile, Ong e reti per i diritti umani che hanno dichiarato ufficialmente la loro opposizione allo svolgimento del voto in tempo di guerra. La prospettiva di tenere le elezioni l’anno prossimo era già stata definita “impossibile” dalla principale Ong ucraina di monitoraggio elettorale (Opora) a luglio, molto prima che Graham arrivasse a Kiev.

Perché non si dovrebbero svolgere le elezioni in Ucraina

Al netto delle pressioni e delle considerazioni esterne, il 70% degli ucraini ha dichiarato l’intenzione di voler votare per Zelensky, con oltre il 50% degli intervistati che sostenevano il suo partito al potere, “Servitore del Popolo” (Слуга народу, “Sluha Narodu”). La portata del vantaggio dominante che Zelensky registra sui suoi avversari politici è quasi sconosciuta in qualsiasi democrazia globale. Pochi leader nel mondo godono dello stesso livello di sostegno popolare e di legittimità di cui attualmente gode il governo del presidente ucraino. Questo non è un governo che mette in dubbio la propria legittimità democratica e, se si tenessero le elezioni a marzo, i risultati consegnerebbero alla coalizione guidata da “Servitore del Popolo” un’altra vittoria schiacciante. Sulla carta, s’intende.

Alla fine stiamo parlando di un Paese dilaniato dall’orrore di una guerra che dura dal 2014, sfociata in un’inaccettabile invasione nel febbraio 2022. Non bisogna poi tralasciare la questione delle cosiddette “purghe” zelenskiane: lo scorso marzo, il governo ucraino ha utilizzato la legge marziale per bandire ben undici partiti politici dell’opposizione. Secondo la narrazione di Zelensky, questi partiti intrattenevano legami espliciti con il governo russo e in molti casi aiutavano attivamente l’invasione russa. La storia occidentale offre precedenti “comodi” a Zelensky, e lui lo sa bene. Ad esempio, il governo del primo ministro britannico Winston Churchill impedì la partecipazione politica all’Unione Britannica dei Fascisti di Oswald Mosley allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale (qui abbiamo spiegato come il Regno Unito è riuscito a vincere proprio grazie a Churchill).

Ancora una volta, nulla di tutto ciò significa che l’Ucraina non sia più una “democrazia funzionante”: è semplicemente una democrazia che attualmente sta combattendo contro un esercito invasore. L’ultimo punto è anche quello più trascurato dagli osservatori esterni che fanno pressione sul governo ucraino affinché violi i suoi obblighi costituzionali: la questione della sicurezza. Tenere le elezioni mentre la Russia continua a bombardare quotidianamente obiettivi civili in Ucraina non è solo pericoloso, ma è assolutamente irresponsabile. L’esercito di Mosca ha una lunga esperienza nel prendere di mira sistematicamente grandi congregazioni di civili ucraini. Nel mese di ottobre, la Russia ha bombardato un bar dove le persone si erano radunate per una veglia funebre, provocando la morte di 59 persone.

In qualsiasi elezione in tempo di guerra, i seggi elettorali diventerebbero obiettivi di alto profilo per l’esercito nemico. Inoltre il 20% del territorio ucraino è sotto occupazione russa, e quei cittadini hanno lo stesso diritto di quelli che vivono a Kiev o Leopoli di partecipare alle elezioni ucraine, ma cercare di organizzare quelli sotto occupazione russa metterebbe i partecipanti e gli organizzatori in condizioni di pericolo mortale. L’Ucraina non ha i mezzi per garantire la sicurezza del suo elettorato durante questo processo democratico. Infine, anche se questa situazione non si è più verificata nelle democrazie occidentali dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, anche il Regno Unito non ha indetto nuove elezioni tra il 1940 e il 1945. E si trovava in una situazione indubbiamente migliore dal punto di vista dell’integrità territoriale, visto che la Germania nazista non aveva occupato regioni della Gran Bretagna. La maggior parte dell’Europa democratica fu occupata durante la Seconda Guerra Mondiale, mentre durante la Prima la Francia e altre nazioni sospesero le elezioni. E tutto ciò non voleva certo significare l’assenza o il blocco dei processi democratici. di essere democrazie. Gli Stati Uniti hanno potuto tenere elezioni in tempo di guerra perché la linea del fronte era distante dal territorio nazionale. L’Ucraina, semplicemente, non può permettersi questo lusso.