Elezioni in Pakistan, chi è Imran Khan, il politico che ha vinto dal carcere

Chi è Imran Khan, l'ex primo ministro che ha vinto le elezioni in Pakistan dal carcere

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Redazione

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Il Pakistan ha comunicato domenica i risultati delle elezioni di venerdì. Contro ogni previsione hanno vinto i candidati indipendenti che fanno riferimento al primo ministro uscente e sfiduciato Imran Khan, ora in carcere. Il loro partito, il PTI, è stato sciolto e reso illegale dopo uno scandalo legato ai rapporti con la Russia e a documenti diplomatici segreti.

Il primo partito vero e proprio uscito dalle urne è la Lega musulmana di un altro ex primo ministro, Nawaz Sharif, mentre terzo è arrivato il PPP, socialdemocratico. Al momento, a causa della particolare composizione della camera bassa del Pakistan, è molto complicato formare un governo.

I risultati delle elezioni in Pakistan

Venerdì in Pakistan si sono tenute le elezioni politiche, a seguito dello scioglimento nel 2023 della camera bassa del parlamento, seguite dall’arresto dell’ex primo ministro Imran Khan e dello scioglimento del suo partito, allora al governo, il PTI.

La vittoria non ufficiale è andata proprio agli ex rappresentati del PTI, candidati come indipendenti e fedeli a Khan. Hanno ottenuto 93 dei 266 seggi disponibili. Il PTI è un partito centrista e populista, che in passato ha provato ad avvicinare il Pakistan a Cina e Russia.

Il vincitore ufficiale, il primo partito nel parlamento pakistano, è la Lega musulmana dell’ex primo ministro Nawaz Sharif, con 73 seggi. Terzo il PPP, socialdemocratico, che si è aggiudicato 54 seggi. Il resto dei voti è stato disperso in partiti minori, spesso rappresentanti di una delle tante minoranze nel Paese.

Perché è difficile formare un governo

La camera bassa del Pakistan, che veniva rinnovata in queste elezioni, non è però composta da 266 seggi, ma da 336. I 70 seggi rimanenti vengono assegnati non per elezione diretta ma con un sistema proporzionale e sono riservati per garantire una rappresentanza femminile (60 seggi) e non musulmana (10 seggi) all’interno del parlamento.

Solo i partiti però possono ottenere questi seggi. Questo significa che Imran Khan non potrà reclamare nessuna di queste posizioni, dato che il suo partito è stato sciolto pochi mesi prima delle elezioni e i suoi rappresentanti si sono candidati ognuno come indipendente.

Prima e durante le elezioni inoltre, lo Stato ha pesantemente penalizzato Khan, oscurandone la presenza in televisione e bloccando internet prima e durante le votazioni, per impedire che i suoi vecchi comizi fossero trasmessi in streaming.

L’assetto particolare del parlamento impedisce al momento di trovare una maggioranza che possa governare. Khan si rifiuta di collaborare con gli altri partiti maggiori, che accusa di essere parte di un complotto internazionale contro di lui. Potrebbe provare ad appoggiarsi a un piccolo partito minore sciita, Majlis Wahdat-e-Muslimeen, ma anche questo potrebbe non bastare per formare un governo.

Dall’altra parte la Lega musulmana e il PPP non hanno un dialogo facile, per ragioni politiche. Il primo è un partito conservatore, di centrodestra, attento ai conti pubblici e favorevole al libero mercato e al tradizionalismo musulmano, mentre l’altro è un movimento socialdemocratico, di centrosinistra.

Chi è Imran Khan, vincitore delle elezioni dal carcere

Il protagonista di queste elezioni e di tutta la vita politica pakistana degli ultimi 5 anni è Imran Khan. Ex giocatore di cricket, lo sport più popolare del Paese, e filantropo, fonda nel 1996 il partito per la Giustizia, PTI, su posizioni nazionaliste, centriste e populiste.

L’obiettivo dichiarato di Khan sul piano politico era quello di rendere il Pakistan indipendente dagli aiuti di Stati esteri. In varie campagne elettorali ha promesso di ampliare i diritti politici delle persone e la tolleranza religiosa, approntare uno Stato sociale e aumentare la libertà di impresa.

Nel 2018 vince le elezioni con una larga maggioranza e inizia a implementare parte delle riforme promesse, per poi trovarsi tra 2020 e 2021 ad affrontare la pandemia da Covid-19. Quello che cambia la sua traiettoria politica in maniera definitiva è però l’inizio della guerra in Ucraina.

Solo pochi giorni dopo l’attacco russo in Ucraina, Khan visitava Mosca. Era la prima volta da 23 anni che un capo del governo pakistano arrivava nella capitale russa. Durante un incontro con Vladimir Putin, il primo ministro discusse dell’attivazione del gasdotto euroasiatico che collega Russia e Pakistan. Nei mesi successivi il Pakistan si sarebbe astenuto dalle mozioni di condanna all’invasione russa presso l’ONU.

La mozione di sfiducia e l’arresto

Secondo alcuni messaggi diplomatici segreti fatti trapelare, in seguito a questo incontro ci sarebbero state pressioni da parte del dipartimento di Stato americano, il ministero degli esteri statunitense, perché Imran Khan fosse rimosso dal suo incarico. Lo stesso Khan accuserà gli USA di essere parte di una cospirazione nei suoi confronti. Khan inoltrerà questo messaggio al presidente della Corte Suprema pakistano, un dettaglio importante nella sua vicenda processuale.

Nell’aprile del 2022 il presidente Arif Alvi, su indicazione di Khan, sciolse la camera bassa del parlamento, dopo che una mozione di sfiducia verso il Governo era stata rifiutata dal presidente della Camera. La Corte Suprema però dichiarò questo atto illegittimo e impose di tenere il voto di sfiducia. Il parlamento votò per rimuovere Khan dalla sua posizione e andare a elezioni anticipate.

Nei mesi successivi, Khan sarà arrestato più volte. La prima nell’ambito di un’inchiesta sulla vendita di beni di Stato, ritenuta illegittima, per la quale sarà condannato a 3 anni di carcere. La seconda per corruzione. L’accusa è quella di aver rivelato un segreto di stato passando il messaggio diplomatico al presidente della Corte suprema. Khan sarà condannato nel processo a 10 anni di carcere e il suo partito, il PTI, sciolto e dichiarato illegale. 

I rivali di Imran Khan e gli scenari

Ad oggi a contendersi la scena politica con Imran Khan c’è principalmente Nawaz Sharif. Anche lui primo ministro, è stato in carica tra il 1990 e il 1993, tra il 1997 e il 1999 e tra il 2013 e il 2017, prima della vittoria di Khan.

Sharif guida la Lega musulmana, anche lui è stato arrestato nel 2018 in relazione alla vicenda dei Panama Papers. È rimasto per i 4 anni di governo di Khan in esilio a Londra, ma è rientrato in Pakistan per la campagna elettorale.

Il terzo attore, molto importante in Pakistan, è però l’esercito. I generali controllano di fatto il Paese e dalla sua indipendenza dall’India hanno guidato numerosi colpi di Stato. La stessa elezione di Khan nel 2018 è ritenuta alterata da parte dei militari per far vincere l’ex primo ministro.

Persa la loro fiducia, Khan è stato arrestato. Da allora è diventato il principale oppositore dell’influenza politica delle forze armate. Al momento però l’esercito rimane in controllo delle sorti del Pakistan.