Anche in Olanda vince la destra, ora l’Ue trema davvero

Il partito populista e nazionalista di Geert Wilders trionfa, sconfiggendo i conservatori di Mark Rutte e gli europeisti di Frans Timmermans. E ora l'Europa teme ancora di più lo spauracchio del sovranismo

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Dopo la vittoria esplosiva di Javier Milei in Argentina (ne abbiamo parlato qui), la far-right (estrema destra) registra un altro grande successo anche in Europa. In Olanda le elezioni legislative hanno infatti incoronato il partito Pvv di Geert Wilders, il “Mozart” populista che spaventa l’Unione europea.

Nei Paesi Bassi il Partij voor de Vrijheid, che si traduce con “Partito per la Libertà”, ha ottenuto il 23,5% dei voti e 37 seggi nel Parlamento olandese, mandando più che virtualmente in soffitta la guida politica dell’europeista Mark Rutte e più che raddoppiando i 17 seggi ottenuti alle politiche del 2021. E promettendo un terremoto politico che farà riverberare i suoi effetti oltre i confini nazionali.

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Ad alcuni ricorda Donald Trump, non solo per la chioma platinata. Per tutti è il “Mozart populista” che ha fondato il partito ora al potere e che ha surclassato gli avversari politici a suon di apparizioni televisive, recuperando quasi il 10% nei sondaggi pre-elezioni. Geert Wilders, 60 anni, si identifica col proprio manifesto politico, fatto di alcune posizioni decisamente estreme: anti-Islam, anti-Ue, anti-socialista, anti-migranti. “Sarò il premier di tutti gli olandesi. Indipendentemente dalla loro religione, preferenza sessuale, colore di pelle, genere o altro”, si è affrettato a sottolineare Wilders dopo la certificazione della vittoria elettorale.

Il tutto sottolineando che le restrizioni all’immigrazione restano i punti chiave del suo programma. Wilder chiede infatti il divieto di “asilo, scuole islamiche, Corano e moschee” in terra olandese. “Se sei primo ministro hai un ruolo diverso rispetto a quello di leader dell’opposizione”, ha spiegato Wilders, invitando gli altri partiti a “cercare un terreno comune” e collaborare per formare una coalizione. La sua creatura politica, il Pvv, si presenta come un movimento di cittadini e una piattaforma elettorale e non come un partito tradizionale con gli iscritti. Il Pvv non svolge infatti congressi e non riceve finanziamenti pubblici, ma solo contributi privati.

Come l’argentino Milei, anche Wilders sostiene fortemente Israele e si considera addirittura un sionista convinto. Per contro, si oppone fermamente all’invio di armi all’Ucraina (che vuole finire la guerra entro marzo). Da mesi il leader del Pvv è accompagnato costantemente da guardie del corpo, che il governo gli ha assegnato dopo aver ricevuto minacce di morte dopo aver chiesto il bando del Corano nel Paese dei tulipani. Tra i suoi cavalli di battaglia elettorali figurano anche:

  • la riduzione dell’età pensionabile;
  • l’IVA allo 0% sugli alimenti;
  • taglio dei fondi destinati a cultura, cooperazione, sviluppo e Ue;
  • l’abolizione della franchigia nella Sanità;
  • Nexit, ossia l’uscita dell’Olanda dall’Ue.

Chi ha vinto e chi ha perso nei Paesi Bassi

Il trionfo del Pvv di Wilders Uno dei due grandi sconfitti del voto nei Paesi Bassi è senza dubbio l’alleanza Laburisti-Verdi, guidata dall’ex commissario europeo al Clima Frans Timmermans, a cui il centrosinistra affidava le speranze di tornare al governo. Per loro un bottino decisamente contenuto rispetto alle attese: 25 seggi.

La prestazione peggiore, rispetto a previsioni e sondaggi, l’ha però registrata il Vvd, il Partito liberalconservatore del premier uscente Mark Rutte che, dopo 13 anni, lascia la guida del Paese e ottiene “appena” 24 seggi. Altri 20 seggi vanno invece all’Nsc, il Nuovo contratto sociale, neonato movimento centrista fondato dal deputato di lungo corso Pieter Omtzigt, che fino a pochi giorni fa era considerato addirittura favorito per la vittoria.

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Perché l’ultradestra olandese spaventa l’Europa

Geert Wilders rappresenta uno spauracchio per l’Unione europea, tanto che il candidato europeista Timmermans aveva chiesto agli olandesi indecisi di recarsi alle urne soprattutto per votare contro il Pvv. Per l’Unione europea, insomma, il pericolo sovranismo è più vivo che mai a soli sette mesi dalle elezioni comunitarie. La traiettoria scelta dai cittadini olandesi mina dunque le politiche comuni su migranti, clima e crisi abitativa.

Soprattutto in ambito migratorio, i Paesi Bassi svolgono un ruolo cruciale. Nel 2022 l’Olanda ha dovuto infatti fare i conti con flussi senza precedenti, soprattutto per l’arrivo di rifugiati ucraini, soffrendo molte difficoltà sul versante dell’accoglienza.