Anche l’Ucraina ha i suoi mercenari: ecco chi sono

Soldati di ventura, volontari e milizie paramilitari: anche Kiev impiega combattenti esterni all'esercito regolare. Alcuni sono veri e propri mercenari. Ecco chi sono e come vengono impiegati in guerra

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Lo abbiamo ripetuto tante volte: nella nebbia della guerra è molto difficile riconoscere notizie del tutto attendibili sull’andamento del conflitto e “fidarsi” completamente di fonti immerse in un vortice indistinguibile di propaganda. Il confronto costante e serio delle informazioni e delle fonti rappresenta tuttavia l’unica strada percorribile verso la verità. Una premessa per alcuni forse banale, ma secondo noi una doverosa ripetizione in un periodo storico, come l’attuale, in cui le fake news diventano vere e proprie armi.

Che sul terreno di battaglia in Ucraina non sia attivo soltanto il Gruppo Wagner (che tra l’altro si è defilato temporaneamente e addirittura si è opposto al Cremlino, come avevamo spiegato qui), ma anche altre formazioni di mercenari è un fatto noto da tempo agli analisti. E non solo dalla parte russa. Sempre più report di disertori, intelligence e fonti interne parlano di soldati e di soggetti paramilitari pagati da Kiev per combattere contro Mosca. Dall’altro lato il Cremlino stesso non ha perso occasione di ribadire che anche l’Ucraina assolda mercenari. Verità o propaganda, riportiamo i dati raccolti e opportunamente verificati attraverso il confronto tra le fonti, allo scopo di contribuire con un mattoncino in più alla comprensione del teatro di guerra ucraino che in futuro potrà essere confutato o arricchito.

La rete dei mercenari (anche italiani) in Ucraina

Molti ricorderanno che, esattamente un anno fa, uscì la notizia di un 19enne genovese volato in Ucraina per difendere il Paese “dalla denazificazione voluta da Putin”. Non era il primo italiano a combattere per Kiev certamente, ma il primo accusato di essere mercenario sì. Kevin Chiappalone aveva fatto tutto da solo, senza alcun appoggio in Italia, cercando i contatti giusti su internet (qui abbiamo spiegato quant’è facile arruolarsi anche in Russia, addirittura tramite meme).

Da lì si è aperto il vaso di pandora dei soldati di ventura italiani partiti per il Donbass: Giuseppe Donini, 52enne di Ravenna, che si è unito al Battaglione Azov. Stessa scelta per Valter Nebiolo, che invece è rientrato in Italia come Ivan Luca Vavassori, ex calciatore di 29 anni andato a combattere nelle brigate internazionali a fianco delle truppe di Kiev. Altri si sono invece uniti alla causa russa, subito dopo lo scoppio del conflitto nel 2014: Andrea Palmieri, detto “il generalissimo”, che deve scontare 5 anni per l’accusa di aver fatto da reclutatore, e i veterani Massimiliano Cavalleri, detto “Spartaco”, e Gabriele Carugati, soprannominato “Arcangelo”.

Tutto questo per dire che assoldare mercenari in tempo di guerra è una pratica diffusa e giudicata “normale” dalle parti coinvolte. Stando ai dati verificati attualmente disponibili, risultano quasi 3mila i mercenari che attualmente operano in supporto delle Forze Armate ucraine. Il loro numero contenuto e il livello di addestramento superiore alla media sembrano contraddire le affermazioni del Cremlino secondo cui Kiev impieghi questi miliziani come “carne da macello”. La maggior parte di mercenari stranieri sono giunti in Ucraina passando dalla Polonia, provenienti non solo dall’Europa, ma anche da Asia, America Latina e Medio Oriente.

Fonti russe riferiscono che negli ultimi mesi Kiev ha lanciato il reclutamento di mercenari in particolare in Argentina, Brasile, Afghanistan, Iraq e nelle aree della Siria controllate dagli Stati Uniti. Il tutto col supporto delle agenzie di intelligence occidentali, in primis la CIA. Sempre considerando i dati disponibili, dall’invasione russa del febbraio 2022 sarebbero 11.675 i mercenari stranieri, provenienti da 84 Stati, giunti ​​in Ucraina per combattere contro Mosca.

Chi sono gli stranieri che combattono per Kiev

Sono diversi i gruppi di miliziani che combattono a fianco dell’esercito ucraino, fra mercenari, volontari e paramilitari, pur non rientrando ufficialmente nell’organico militare. Gran parte di queste “truppe ausiliarie” è formata da cittadini russi dagli ideali fortemente antiputiniani. Il gruppo più nutrito e famoso è forse il Corpo dei volontari russi (detto RDK, “Russkiy Dobrovolcheskiy Korpus”), responsabile soprattutto delle incursioni nelle regioni russe di Belgorod e Bryansk e oggetto di un’inchiesta giornalistica per posizioni neonaziste. Come del resto anche le milizie Centuria e Pravyj Sektor. Da cittadini della Federazione è formata anche la Legione per la libertà della Russia (Lehion Svobodnyi Rossiyi).

Sono state segnalate in Ucraina anche le milizie polacche nazionaliste del PDK (Corpo dei volontari polacchi). C’è poi il corpo ufficialmente inquadrato dallo Stato Maggiore di Kiev che annovera cittadini stranieri, detta appunto Legione Straniera, e che va a integrare le Forze Territoriali. Vi confluiscono combattenti ed esperti da mezzo mondo, passati da un totale di circa 30mila un anno fa agli appena 4mila effettivi attuali. Al loro interno si contano anche contingenti bielorussi (BDK e Pahonia Regiment) e ceceni (Battaglione Dudayev e Battaglione Ichkeria).

Ci sono infine gruppi militari e paramilitari che si pongono a metà tra l’autonomia totale e l’inquadramento nell’esercito regolare, come la Legione Georgiana e altre formazioni provenienti dal Caucaso e dalle Repubbliche Baltiche. Kiev impiega questi contingenti perlopiù in azioni di sabotaggio e guerriglia, parallelamente all’attacco tramite droni a obiettivi strategici (vie di comunicazione, depositi di carburante o centrali energetiche). La paga è praticamente identica a quella dei soldati regolari.

Anche nel caso dei legionari georgiani la trasparenza non è tuttavia il primo dei pensieri di Kiev. Proponendosi come scopo principe “la distruzione di Vladimir Putin”, la Legione caucasica non fa mistero di non considerare “umani” i cittadini russi, senza distinzione fra militari e civili. Attualmente è composta da circa mille uomini provenienti soprattutto da Georgia e Caucaso meridionale, ma anche da altre nazionalità, compresi una cinquantina di britannici.

Le proteste ucraine sull’addestramento all’estero

I Paesi occidentali, si sa, sono coinvolti “esternamente” nel conflitto anche tramite l’addestramento dei soldati ucraini all’estero, soprattutto nelle basi americane e Nato in Polonia e Germania. Ultimamente sembra però aumentata l’insofferenza di Kiev non solo per il tardivo invio di armamenti più pesanti (qui avevamo parlato della vicenda delle bombe a grappolo), ma anche per le sessioni e le esercitazioni in terra straniera che dovrebbero migliorare le prestazioni dei soldati ucraini.

Una fonte interna all’addestramento occidentale ha parlato di crescenti lamentele da parte ucraina per “lezioni brevi, esercizi inutili, poligono di tiro tre volte al mese e l’abitudine di trattare combattenti esperti come nuove reclute”. Una condotta confermata anche dai racconti dei prigionieri ucraini in Russia, con tutti i limiti di attendibilità che comportano. Funzionari statunitensi parlano inoltre della riluttanza dei Paesi Nato ad adattare i programmi di addestramento alla realtà del conflitto in Ucraina, pur sottolineando anche i problemi delle stesse Forze armate, come la mancanza di iniziativa dei giovani ufficiali.

Al netto delle proteste, la formazione non può però essere definita inutile e consente ai mobilitati di specializzarsi nell’utilizzo delle armi occidentali. Il supporto maggiore è offerto dalle forze di intelligence e dall’impiego di droni e satelliti.