Il ministro del commercio della Turchia Omer Bolat ha dichiarato che il Paese è stato invitato a diventare un membro partner dei Brics, l’alleanza dei Paesi in via di sviluppo che ruota attorno alla Cina. Già nei mesi scorsi Ankara aveva fatto capire di essere interessata a stringere rapporti stretti con questo gruppo. Si allontana ulteriormente l’ipotesi di una maggiore integrazione europea per il Paese.
La Cina sta utilizzando il gruppo dei Brics per ottenere maggiore soft power a livello internazionale e rompere l’isolamento che la sta progressivamente colpendo a causa della guerra commerciale con gli Stati Uniti. La nuova amministrazione Trump non sembra intenzionata a migliorare questi rapporti.
La Turchia pronta a diventare partner dei Brics
La Turchia potrebbe entrare a far parte dei Brics, il gruppo di Paesi in via di sviluppo il cui membro più importante è la Cina. Il Paese aveva già espresso, attraverso il suo presidente Recep Tayyip Erdoğan, la volontà di avvicinarsi a questa organizzazione internazionale. Ora il ministro del commercio, Omer Bolat, avrebbe annunciato l’invito per Ankara a diventare membro partner dell’alleanza.
Non esiste un processo preciso per entrare nei Brics, ma la richiesta di diventare partner è il primo passo verso una vera e propria membership per uno Stato. Nel 2024 altri 12 Paesi sono stati invitati ad assumere questo ruolo, Algeria, Bielorussia, Bolivia, Cile, Indonesia, Kazakhstan, Malesia, Nigeria, Tailandia, Uganda, Uzbekistan e Vietnam.
Al momento i membri dei Brics sono Brasile, Russia, India Cina e Sud Africa, i fondatori da cui l’organizzazione prende il nome, oltre a Iran, Egitto, Etiopia ed Emirati Arabi Uniti. Il gruppo è però in fase di espansione e sta cercando di promuovere una serie di iniziative per ridurre il soft power degli Stati Uniti e dell’Europa a livello globale.
La nuova espansione dei Brics e gli obiettivi della Cina
Negli ultimi anni i Brics hanno cominciato una nuova campagna di espansione sia del proprio numero di membri sia del proprio ruolo. L’impulso principale a questo processo viene dalla Cina, anche a causa di alcune circostanze che hanno messo in discussione il suo ruolo all’interno del precedente sistema di equilibrio globale, sia economico che politico.
La guerra commerciale con gli Stati Uniti, la pandemia da Covid-19 e il conseguente rallentamento dell’economia cinese, oltre alla guerra in Ucraina hanno reso i rapporti di Pechino con l’Occidente sempre più tesi. La Cina sta quindi tentando da una parte di affermare il proprio ruolo egemone all’interno dei Brics e dall’altra di espandere l’influenza del gruppo, attraverso diverse iniziative.
Due di questi progetti sono un sistema di pagamenti alternativo a Swift, che permetta alle banche centrali dei Paesi membri di distanziarsi dalle istituzioni finanziarie occidentali per le transazioni, e una moneta alternativa al dollaro da utilizzare per rendere più semplici gli scambi commerciali. Al momento però non sono stati intrapresi reali passi avanti per attuare queste proposte, che richiederebbero un’importante cessione di sovranità da parte delle singole nazioni.