Nella capitale iraniana, Teheran, oggi 1 agosto 2024 si terranno i funerali di Ismail Haniyeh, leader di Hamas, assassinato durante un attacco missilistico che ha animato gli animi, sollevato onde di rabbia e promesse di vendetta contro Israele. L’ayatollah Ali Khamenei guiderà la cerimonia, mentre il mondo osserva con timore l’evolversi della situazione.
Russia, Cina e diversi paesi arabi hanno condannato l’azione dello Stato ebraico. L’uccisione di Haniyeh è vista come un’umiliazione per l’Iran perché avvenuta proprio in suolo persiano e ha intensificato le tensioni in Medio Oriente. Tutto questo succede mentre si teme che l’Iran contrattacchi da un momento all’altro.
Escalation di violenze a Gaza
Intanto, l’orizzonte mediorientale si tinge di rosso. Le ultime ore sono state segnate da sanguinosi bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, con almeno 11 vittime e numerosi feriti tra i civili. Gli attacchi hanno colpito i campi profughi di Nuseirat e Maghazi, aggiungendo ulteriore dolore a una regione già provata.
La guerra non risparmia neanche i giornalisti. Al Jazeera ha annunciato la morte di due suoi reporter, Ismail a-Ghoul e Rami al-Rifee, vittime di un raid israeliano a Gaza.
Conseguenze della morte di Haniyeh: Teheran prepara la ritorsione
Teheran sta mobilitando le sue milizie in tutta la regione, dal Libano allo Yemen, per preparare una risposta coordinata contro Israele. L’omicidio di Haniyeh ha diviso la comunità internazionale. In un atto di difesa e forse di sfida, l’Iran ha chiuso il proprio spazio aereo, facendo presagire una possibile rappresaglia contro Israele. Secondo alcune fonti, l’ayatollah Khamenei avrebbe già dato l’ordine di colpire obiettivi israeliani, con piani che potrebbero coinvolgere droni e missili.
Il ministero degli Esteri iraniano ha accusato gli Stati Uniti di complicità nell’assassinio di Haniyeh, dicendo che l’Iran ha ora il diritto di rispondere adeguatamente. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha smentito qualsiasi coinvolgimento degli Stati Uniti nell’attacco, affermando che non erano a conoscenza delle operazioni israeliane.
Come riporta l’Ansa, analisti militari hanno riferito che l’Iran abbia già avvisato Qatar e Arabia Saudita della sua intenzione di attaccare Israele. Teheran ha chiesto a questi paesi di non permettere l’uso del loro spazio aereo da parte di Israele o degli Stati Uniti.
Tensioni internazionali in aumento
Le tensioni hanno avuto immediate ripercussioni anche nel settore dei trasporti. Delta e United Airlines hanno sospeso i loro voli verso Israele, con Delta che ha bloccato i voli per 24 ore e United che ha annunciato una sospensione fino al 6 agosto. Gli Stati Uniti hanno innalzato il livello di allerta per i viaggi in Libano a causa delle crescenti tensioni tra Hezbollah e Israele.
A Istanbul, migliaia di persone hanno manifestato dopo le preghiere serali per denunciare la morte di Haniyeh. I manifestanti, sventolando bandiere turche e palestinesi, hanno gridato slogan anti-israeliani e marciato per quasi due chilometri. Alcuni partecipanti hanno anche bruciato una bandiera israeliana, esprimendo la loro rabbia per l’accaduto.
Il Cremlino ha dichiarato che l’uccisione di Haniyeh ostacola gli sforzi di pace, mentre la Germania ha criticato la logica delle rappresaglie.
Un nuovo rapporto dell’Ufficio Onu per i diritti umani ha denunciato gravi violazioni nei confronti dei detenuti palestinesi in Israele. Il documento descrive casi di tortura, maltrattamenti e condizioni inumane, con almeno 53 decessi riportati tra i detenuti dall’inizio di ottobre. Le accuse includono, tra le altre cose, abusi sessuali, che ha denunciato anche ieri l’attivista italo-palestinese Karem Rohana tramite storie Instagram.
Netanyahu dichiara: “Affronteremo giorni difficili”
Da Tel Aviv, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha risposto con toni decisi, affermando che Israele è pronto a qualsiasi scenario. “Affronteremo giorni difficili,” ha dichiarato, promettendo che Israele farà pagare un prezzo alto per ogni aggressione. Ha definito il conflitto una “guerra di sopravvivenza” contro le minacce regionali.