La Russia è stanca. Il sentimento popolare della Federazione nei confronti della guerra in Ucraina è cambiato. Se un anno fa l’appoggio all’operazione militare voluta da Putin sembrava pressoché totale, oggi si è passati all’indifferenza e in alcune regioni (soprattutto le più remote e di confine come Buriazia e Daghestan) addirittura all’opposizione, anche con incendi ai centri di reclutamento.
Mosca, però, non ha alcuna intenzione di deporre le armi e anzi si prepara a rifornire il proprio esercito di milioni di nuove leve, allo scopo di difendere fino all’ultimo i territori conquistati e le posizioni di forza soprattutto nel Donbass e in Crimea. Ecco come.
Che fine farà Putin una volta finita la guerra? Ne abbiamo parlato qui.
Cinque milioni di nuovi soldati russi in guerra?
La Duma, il Parlamento russo, ha di recente approvato un pacchetto di leggi che consentono allo Stato Maggiore di arruolare, mobilitare e schierare fino a cinque milioni di soldati. Un tassello in più verso la mobilitazione generale, a partire dall’ampliamento dell’età di leva dai 18 ai 30 anni, mentre prima arrivava fino a 27 anni. La riforma del Cremlino stabilisce inoltre anche l’età massima dei riservisti, che ora potranno essere richiamati a combattere fino ai 70 anni (e non più fino ai 50).
E chi si rifiuta? Diventa disertore e rischia qualcosa che ai russi fa più paura della prigione: una sanzione salatissima, dieci volte maggiore per chi non si presenta alla commissione di leva. Per facilitare il concentramento e l’addestramento base dei contingenti sparsi sull’immenso territorio della Federazione, e sul quale il controllo centrale di Mosca è per forza di cosa più debole, sono stati conferiti maggiori poteri ai governatori regionali, che ora potranno comandare eserciti locali. Queste formazioni sono inserite regolarmente nella catena di comando dello Stato Maggiore, ma avranno una maggiore autonomia d’azione e saranno dotate di armi sufficienti per difendere i confini, contrastare azioni di sabotaggio e mantenere l’ordine pubblico, soprattutto nelle regioni più remote della Federazione (Russia sconfitta e spartita: cosa vuole l’Ucraina dopo la guerra).
Per evitare infine le numerosissime defezioni registrate nel primo anno di guerra, e che secondo sempre più persone è uno dei motivi degli insuccessi russi sul campo, si è deciso di rivoluzionare il meccanismo di mobilitazione, trasformandolo in elettronico.
La mobilitazione in Russia diventa elettronica
Dai tempi dell’annuncio della mobilitazione parziale (di cui avevamo parlato qui) a oggi, agli uomini in età arruolabile veniva consegnata una cartolina a mano. Se in casa non ti facevi trovare, l’avevi fatta franca. E infatti migliaia di russi hanno evitato la mobilitazione e la guerra scappando in Paesi “amici” come la Turchia, Bali e Dubai, per poi fare ritorno una volta che tutti gli uomini necessari erano stati richiamati al fronte.
Il sistema di mobilitazione russo è passato dalla cartolina consegnata a mano a un database elettronico, per effetto di una nuova legge voluta da Putin in persona. Una sorta di SPID, per intenderci: un’identità digitale introdotta nel 2009 per pagare tasse, bollette e prenotare visite, e utilizzata moltissimo nel periodo della vaccinazione anti-Covid. Ora il Cremlino la usa per arruolare cittadini dai 18 ai 50 anni.
Se un cittadino mobilitabile non scarica la app sullo smartphone, chiamata Госуслуги (“Gosuslugi”) diventa istantaneamente un disertore. Solo avendo l’applicazione sul cellulare si può vedere la notifica del richiamo nell’esercito. E il Cremlino è a conoscenza di ogni notifica partita. Tutti i cittadini mobilitabili sono infatti inseriti in un elenco digitale, ottenuto dalla fusione tra l’Archivio di Stato civile con quello militare. Lo status di disertore scatta anche per chi al momento della notifica non si trovava in territorio russo. Cosa accade a queste persone? Perdono sostanzialmente i diritti civili: la loro patente è automaticamente annullata, non possono usufruire della sanità pubblica, non possono lasciare il Paese o non possono più ritornarvi.