Europee 2024, al voto 20,9 milioni di giovani: cosa vogliono e quanto valgono in termini di numeri

Quanto contano davvero i giovani nella gestione politica dell'Unione europea: gli under 35 non si sentono ascoltati

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 28 Maggio 2024 10:03

Si tende a pensare ai giovani come al futuro di un Paese, di un continente o del mondo intero. La realtà, però, è che i giovani sono il presente. Una considerazione fondamentale a ridosso delle elezioni europee.

La loro partecipazione attiva, così come una concreta ed efficace considerazione da parte del sistema politico internazionale, è cruciale. Ciò per differenti motivi. Da un lato l’Europa (e non solo) necessita di una generazione formata e consapevole delle problematiche odierne. Votanti ignoranti possono infatti essere trascinati facilmente dalla propaganda di uno o l’altro partito, accettando slogan e non comprendendo i meccanismi reali.

Dall’altro si ha l’assoluto bisogno di una visione differente del mondo. I giovani lo erediteranno ma ci vivono già e dovrebbero avere voce in capitolo. La loro forza e spirito non sono ancora corrotti dal tempo e dal cinismo. Ciò andrebbe premiato e non lasciato in un angolo, in attesa di divenire 60enni “meritevoli d’ascolto”.

Commissione Ue, più voce ai giovani

La Commissione europea ha annunciato svariate iniziative per garantire una maggior voce ai giovani sul fronte delle decisioni che li riguardano. Un coinvolgimento chiave in vista delle elezioni europee 2024 ma non solo:

  • verifica nell’ottica dei giovani nel definire le politiche Ue da parte della Commissione;
  • dialoghi politici tra giovani e commissari;
  • rafforzamento del meccanismo di partecipazione “dialogo dell’Ue con i giovani”;
  • nascita di una piattaforma per il dialogo e le consultazioni con cadenza regolare;
  • aggiornamento del quadro di qualità per i tirocini;
  • elaborazione di orientamenti sul benessere nelle scuole;
  • aumento delle opportunità di volontariato per la transizione verde;
  • sviluppo dei lavori per un diploma europeo congiunto.

Europee 2024, giovani al voto

Il Consiglio Nazionale dei Giovani (CNG) ha realizzato un’indagine in collaborazione con l’Istituto Piepoli. Il quadro che è stato ottenuto è decisamente interessante. Alle elezioni europee 2024 parteciperà il 47% dei giovani italiani. Il sondaggio ha evidenziato tale propensione.

Un dato basso ma, al tempo stesso, positivo, considerando come l’affluenza complessiva prevista è stimata al 45%. I meno propensi al voto sono gli over 54, intenzionati a recarsi alle urne al 43%. Si conferma un trend in discesa, per quanto riguarda l’affluenza, che nel 2019 è stata del 54,5%. Sembra esserci però una propensione crescente tra i giovani, che vogliono far sentire la propria voce. Sintomo di un trend di protesta che sta avvolgendo tutto il mondo.

Il vero dato allarmante di questa ricerca è un altro. Abbiamo sottolineato quanto sia cruciale coinvolgere i giovani attivamente nelle politiche europee. In Italia lo si sta facendo? I ragazzi non lo pensano affatto. Oltre alle difficoltà del voto per i fuori sede (non studenti), per gli under 35 i temi della campagna elettorale in corso nel nostro Paese non riflettono le loro preoccupazioni. Del totale degli intervistati, appena l’8% dei giovani si è detto soddisfatto del dibattito politico a tema europee.

Cosa vogliono i ragazzi

Tenendo conto dell’insoddisfazione generale evidenziata, è naturale chiedersi quali siano le esigenze dei giovani europei, e italiani nello specifico. Un progetto di ricerca condotto da Scomodo ha evidenziato come la maggior parte dei ragazzi italiani si definisce europeista.

La libertà di movimento è un elemento cardine del loro modo di interpretare il mondo e i flussi migratori non vengono percepiti come una minaccia. Critici nei confronti della scuola dell’obbligo, immobile nel tempo e incapace di offrire conoscenze reali e massive sulle istituzioni comunitarie. Sono i nuovi europei ma gridano di non sentirsi rappresentati.

Europee, chi è al primo voto

Tra il 6 e il 9 giugno ben 358 milioni di cittadini europei sono chiamati al voto per il rinnovo del Parlamento di Bruxelles. Più di 20 milioni sono i giovani alla prima esperienza alle urne per questo tipo di elezione.

Il numero specifico manca, considerando come Eurostat non fornisca nel proprio database le statistiche dei neo elettori in Irlanda, Paesi Bassi, Polonia e Lussemburgo. Possiamo dunque limitarci a indicare 20,9 milioni di giovani.

  • Austria: 401.900;
  • Belgio: 829.854;
  • Bulgaria: 348.701;
  • Croazia: 190.054;
  • Cipro: 36.759;
  • Repubblica Ceca: 500.036;
  • Danimarca: 322.120;
  • Estonia: 70.164;
  • Finlandia: 325.000:
  • Francia: 4.003,004;
  • Germania: 5.100,000;
  • Grecia: 465.218;
  • Ungheria: 481.796;
  • Irlanda 3.370,364 (numero totale dei votanti);
  • Italia: 2.782,559;
  • Lettonia: 105.047;
  • Lituania: 126.229;
  • Lussemburgo: 488.446 (numero totale dei votanti):
  • Malta: 19.964;
  • Paesi Bassi: 13.300,000 (numero totale dei votanti):
  • Polonia: 32.148,844 (numero totale dei votanti);
  • Portogallo: 641.779;
  • Romania: 1.089,490;
  • Slovacchia: 260.500;
  • Slovenia: 89.323;
  • Spagna: 2.186,050;
  • Svezia: 560.398.

Elezioni europee, che peso hanno i giovani

Abbiamo indicato i numeri totali dei cittadini europei che, avendo compiuto 18 anni negli ultimi 5 anni, hanno ora la prima opportunità di voto per il Parlamento di Bruxelles. È però interessante capire che peso statistico ricoprano all’interno dei propri confini. Li trasformiamo dunque in percentuali:

  • Belgio: 9,729%;
  • Francia: 8,046;
  • Germania: 7,858%;
  • Estonia: 7,151%;
  • Finlandia: 7,132%;
  • Svezia: 7,110%;
  • Danimarca: 7,083%;
  • Lettonia: 6,772%
  • Ungheria: 6,125%;
  • Slovacchia: 5,933%;
  • Italia: 5,916%;
  • Repubblica Ceca: 5,889%;
  • Portogallo: 5,887%;
  • Spagna: 5,771%;
  • Romania: 5,750%;
  • Croazia: 5,741%;
  • Austria: 5,720%;
  • Bulgaria: 5,662%;
  • Cipro: 5,550%;
  • Slovenia: 5,487%;
  • Malta: 5,405%;
  • Lituania: 5,180%;
  • Grecia: 4,772%.