Multa da 15 milioni a 6 società italiane: cosa hanno fatto

L'Antitrust ha sanzionato sei società italiane del comparto energia per "pratiche commerciali aggressive" e modifiche unilaterali dei contratti di fornitura. Ecco cosa è successo ai clienti

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Pubblicato: 15 Novembre 2023 21:12

Oltre 15 milioni di euro di sanzioni a sei società italiane del comparto energia: è la decisione presa dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, nota comunemente come Antitrust.

Il motivo? Secondo l’accusa, le aziende “hanno adottato pratiche commerciali aggressive, condizionando i consumatori ad accettare modifiche in aumento dei prezzi dell’energia elettrica e del gas, in contrasto con la protezione normativa derivante dall’articolo 3 del Decreto Aiuti bis“.

Anche il caso Isybank ha scomodato l’Antitrust: cosa è successo.

Quali sono le società multate dall’Antitrust e perché

Il Governo Meloni aveva vietato l’applicazione di aumenti “in un contesto caratterizzato da gravi criticità nel settore energetico con significativi aumenti dei costi”. Il mancato rispetto di questa norma ha quindi spinto l’Autorità a multare Enel Energia, Eni Plenitude, Acea Energia, Iberdrola Clienti Italia, Dolomiti Energia ed Edison Energia.

Enel ed Eni sono state sanzionate rispettivamente per 10 milioni e 5 milioni di euro per aver “modificato unilateralmente i prezzi di fornitura a oltre quattro milioni di consumatori“. Il tutto “sulla base delle clausole contrattuali che consentono alle stesse società di decidere a propria discrezione se e quando modificare le tariffe, una volta scaduti i prezzi dell’offerta economica scelta”. La mossa ha avuto conseguenze per moltissimi clienti che, anche diversi anni dopo la scadenza dell’offerta economica, si sono visti recapitare lettere con cui le due società aumentavano i prezzi, senza che una scadenza nota al consumatore finale.

Il caso della multa a Enel Energia è già entrato nella storia: è infatti la prima volta che si applica la sanzione massima prevista dal Codice del Consumo da quanto quest’ultimo è stato modificato. Dal canto suo, Enel si è difesa affermando “di aver sempre agito nel pieno rispetto della normativa primaria e di settore, nonché della disciplina contrattuale”. La società sottolinea inoltre che le presunte modifiche unilaterali illegittime delle condizioni economiche di fornitura di energia elettrica e gas sono relative al periodo dal 10 agosto 2022 al 30 giugno 2023, quando il gruppo era ancora in mano alla precedente gestione (ecco le nuove norme Ue e cosa cambia per le aziende italiane).

Cosa hanno fatto le altre società

Acea e Dolomiti sono state multate rispettivamente per 560mila euro e 50mila euro. Entrambe hanno aumentato i prezzi prima della scadenza corretta e, nel caso di Acea, anche con modifiche unilaterali in violazione delle nuove norme. Sia Acea sia Dolomiti ritenevano che le comunicazioni di modifica unilaterale dei prezzi, inviate prima dell’entrata in vigore del nuovo divieto, si sarebbero perfezionate soltanto 10 giorni dopo l’invio delle stesse. Dunque senza rispettare il preavviso di 90 giorni (Ddl Concorrenza: da commercio a Antitrust, le novità).

Iberdrola Clienti Italia si è vista invece recapitare una sanzione di 25mila euro, relativa a una condotta scorretta perpetrata da maggio a ottobre 2022. In questo periodo, il gruppo ha inviato comunicazioni con cui intimava la risoluzione unilaterale contrattuale “per eccessiva onerosità sopravvenuta in caso di mancata accettazione di un nuovo contratto di fornitura con condizioni economiche peggiorative“. Una condotta che non rispettava l’articolo 3 del Decreto Aiuti bis, facendo pressione sui consumatori ad accettare la modifica unilaterale per aumentare i prezzi.

Edison, infine, si è vista addebitare il minimo edittale, cioè una multa di 5mila euro, per aver applicato l’incremento dei prezzi prima della scadenza delle tariffe prevista dal contratto. La decisione da parte dell’Antitrust di applicare la sanzione minima è dipesa dal fatto che l’azienda ha provveduto a erogare ristori nei confronti dei propri clienti, che per di più erano in numero inferiore rispetto agli altri casi.