Il presidente della Camera e il presidente del Senato sono le più importanti cariche dello Stato dopo il Presidente della Repubblica e quello del Consiglio: sono rispettivamente la terza e la seconda carica dello Stato.
Da anni lo stipendio dei parlamentari è oggetto di discussione e la sua riduzione viene inserita nelle promesse elettorali e in programmi di governo, ma spesso si danno indicazioni approssimate e non si guardano le cifre esatte.
Il tetto agli stipendi dei dipendenti pubblici
Dal punto di vista formale e legislativo, i politici (e dunque anche i presidenti di Camera e Senato) rientrano nella categoria dei dipendenti pubblici. Con la sentenza 124/2017 del 28 maggio 2017, la Corte Costituzionale respinge le questioni sulla illegittimità costituzionale del limite retributivo e del divieto di cumulo della pensione. Le questioni erano state presentate dal Tar del Lazio già nel 2015 dopo aver raccolto i ricorsi di 11 magistrati contabili e 9 giudici del Consiglio di Stato.
Con la sentenza, la Consulta ha quindi promosso il limite massimo di 240mila euro lordi annui per gli stipendi dei dirigenti pubblici. Il limite massimo del compenso ai dipendenti pubblici è stato introdotto dalla manovra Monti del 2011 e dalla legge di Stabilità del 2014 con una "finalità di contenimento e complessiva razionalizzazione della spesa, in una prospettiva di garanzia degli altri interessi generali coinvolti, in presenza di risorse limitate".
Nella sentenza la Consulta ha scritto che il limite dei 240mila euro lordi anni "non è inadeguato, in quanto si raccorda alle funzioni di una carica di rilievo e prestigio indiscussi". Quindi "non svilisce l'apporto professionale delle figure più qualificate, ma garantisce che il nesso tra retribuzione e quantità e qualità del lavoro svolto sia salvaguardato anche con riguardo alle prestazioni più elevate". Questo limite si applica quindi anche al Presidente della Repubblica, così come ai presidenti del Senato e della Camera dei Deputati.
Quello di 240mila euro è un tetto massimo, ma per capire quanto guadagnano effettivamente i due presidenti, è necessario suddividere lo stipendio mensile e calcolare a quanto ammonta il compenso annuo. Secondo quanto riferito da fonti ufficiali, il compenso dei due presidenti di Senato e Camera è di circa 16mila euro netti al mese, frutto dell'unione di diverse voci: indennità, diaria e rimborsi.
Indennità di parlamentare
Come tutti i politici italiani, anche i due presidenti di Camera e Senato percepiscono un'indennità di parlamentare per il ruolo ricoperto e prevista dall'articolo 69 della Costituzione. L'indennità, che di fatto rappresenta la cosa più vicina al classico stipendio, vuole garantire il libero svolgimento del mandato elettivo e ammonta a 5.000 euro netti mensili.
La somma è determinata a partire dall'importo lordo di 10.435 euro, sul quale vengono calcolati assegno di fine mandato, assistenza sanitaria integrativa, Irpef e importi di pensione. Quest'ultima si ottiene rispettando due condizioni: se si sono superati i 65 anni d'età e se si è stati in Parlamento per almeno 5 anni. La cifra lorda, quindi prima di tutti i contributi, è di 10.450 euro. Senza le riduzioni e le sospensioni che si sono susseguiti dal 2005 in poi, l'indennità parlamentare avrebbe invece superato i 16mila euro al mese.
La diaria
Accanto all'indennità di parlamentari, i due presidenti delle Camere percepiscono una diaria, riconosciuta come rimborso delle spese di soggiorno a Roma anche agli altri parlamentari. Il 27 luglio 2010 l'Ufficio di Montecitorio ha ridotto la diaria mensile a 3.503,11 euro. A questa somma vengono sottratti 206,58 euro per ogni giorno di assenza dai lavori alla Camera o al Senato.
Rimborso spese
Il rimborso per il presidente della Camera è pari a 3.690 euro mensili e comprende diverse voci di spesa dette "spese di mandato" (previste anche per gli altri parlamentari): collaboratori, consulenze e ricerche, gestione dell'ufficio, utilizzo di reti pubbliche di consultazione di dati, convegni e sostegno delle attività politiche. Le spese di mandato per metà devono essere giustificate, mentre per l'altra metà sono forfettarie e dunque il rimborso è automatico. La somma di 3.690 è stata stabilita nel 2010 e sulla carta resterà valida fino al 31 dicembre 2024, anche se con ogni probabilità verrà riconfermato ancora una volta.
Per il presidente del Senato ci sono invece due rimborsi, oltre alla diaria: il primo è forfettario e ammonta a 1.650 euro (spese accessorie di viaggio + spese telefoniche), mentre il secondo è il rimborso per l'esercizio del mandato ed è di 4.180 euro: per metà è forfettario, per metà deve essere giustificato.
Nel dettaglio, se si considerano le sole spese telefoniche i deputati ricevono 1.200 euro all'anno forfettari, mentre come "rimborso delle spese accessorie di viaggio" l'importo va da 3.323 a 3.995 euro ogni tre mesi. Ai parlamentari sono inoltre garantite tessere per la libera circolazione in autostrada e con treni, navi e aerei. La "spesa accessoria" si riferisce dunque al trasporto dalla propria residenza all'aeroporto utilizzato per i collegamenti con Roma.
Indennità d'ufficio
Ai presidenti della Camera e del Senato si aggiunge l'indennità d'ufficio, cioè lo stipendio che viene aggiunto a quello di parlamentare per il fatto di ricoprire quel particolare ruolo. L'indennità d'ufficio ammonta a poco più di 4.200 euro per entrambi i presidenti.
Quanto guadagnano i due presidenti
Sommando le singole voci di compenso, i presidenti di Camera e Senato percepiscono dunque poco più di 16mila euro al mese. Se moltiplichiamo questa somma per i dodici mesi annuali, si calcola un totale annuo di quasi 197mila euro, dunque decisamente al di sotto del limite dei 240mila euro stabilito dalla legge.