“Italiani si nasce, ma anche si diventa”. Con questa frase Aboubakar Soumahoro chiudeva il suo primo storico discorso alla Camera dei Deputati, rivolgendosi direttamente alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Una summa del suo pensiero, del suo impegno e della sua lotta nel campo dei diritti delle minoranze, dagli stranieri ai migranti fino agli sfruttati.
Il sindacalista e politico di origini ivoriane è balzato più di una volta agli onori della cronaca, dividendo l’opinione pubblica fra critici e sostenitori. Fin dal suo arrivo in Italia, all’età di 19 anni, per arrivare alla celebre scelta di presentarsi nell’ottobre 2022 davanti a Montecitorio indossando stivali da bracciante, dopo essere stato eletto deputato tra le fila dei Verdi.
Quando e come Soumahoro è arrivato in Italia
Nel 1999 Soumahoro si trasferisce dalla Costa d’Avorio nel nostro Paese, senza finanze e senza conoscere la lingua. Lavora dapprima come benzinaio e poi come bracciante, ma con un grande obiettivo fisso in mente: riuscire a far sentire forte e chiara la voce degli “ultimi”. Le informazioni sul primissimo periodo italiano di Soumahoro sono scarse, per scelta dello stesso Aboubakar. “Il primo ricordo che ho dell’Europa è il freddo che mi trasformava l’alito in fumo. Non mi era mai capitato. Una certa incosciente ingenuità mi guidava in questo viaggio: non conoscevo la situazione politica italiana, ignoravo le condizioni di lavoro dei migranti e non sapevo nulla di questioni sindacali”.
Nel 2010 si laurea in Sociologia presso l’Università Federico II di Napoli con la votazione di 110 su 110, realizzando una tesi sulla situazione salariale dei migranti in Italia. È la prima svolta della storia del suo impegno civile, che lo porta a diventare sindacalista “per esigenza”, come ha dichiarato lui stesso, per difendere i diritti suoi e dei suoi colleghi sottopagati.
Nel 2012 si rende protagonista di una grande azione dimostrativa, volta ad accendere i riflettori di media e cittadini sulla condizione e sullo status giuridico dei migranti: assieme ad alcuni sans-papiers compie una marcia passando per ben sei Stati europei, senza portare con sé documenti. Ma con un messaggio: chiedere la libertà di circolazione di tutte le persone e non solo delle merci, a prescindere dalla nazionalità.
L’impegno civile di Aboubakar Soumahoro
“Uguale lavoro, uguale salario. Chiediamo un lavoro dignitoso e una giusta paga, indipendentemente dalla provenienza geografica dei lavoratori e delle lavoratrici”. Sempre nel 2012, Soumahoro fonda assieme ad alcuni compagni la CISPM (Coalizione Internazionale Sans-Papiers, Migranti e Rifugiati), un’organizzazione internazionale per aiutare e supportare chi è senza casa e senza documenti.
Successivamente opera come sindacalista del Coordinamento Agricolo del SdL (Sindacato dei Lavoratori Intercategoriale) e poi dell’USB (Unione Sindacale di Base), occupandosi soprattutto della tutela dei diritti dei braccianti, della lotta al caporalato e dello sfruttamento nel settore agrario. Nel 2018 si consuma un’altra svolta nel percorso di Soumahoro: in seguito all’uccisione di Soumaila Sacko, bracciante e sindacalista assassinato in Calabria mentre raccoglieva lamiere per costruirsi una baracca di fortuna, chiede e ottiene dal primo Governo Conte la creazione del Tavolo operativo di contrasto al caporalato e allo sfruttamento in agricoltura.
Lo sciopero della fame e le altre iniziative
Il 16 giugno 2020 è la volta di un’altra grande azione dimostrativa: Soumahoro si incatena nei pressi di Villa Doria Pamphilj, sede degli Stati Generali dell’Economia presieduti dal premier Giuseppe Conte. Annuncia lo sciopero della fame e della sete allo scopo di essere ascoltato dal Governo. Dopo diverse ore il Presidente del Consiglio riceve il sindacalista, che chiede al capo dell’Esecutivo una “patente del cibo”.
Il 5 luglio dello stesso anno, Soumahoro organizza sempre a Roma, in piazza San Gioanni, gli Stati Popolari degli Invisibili. L’obiettivo è sempre lo stesso: dare voce agli ultimi. Ventidue giorni più tardi l’attivista lascia l’USB dopo 20 anni di militanza, per poi annunciare la costituzione dell’APS Lega Braccianti. In questa occasione inaugura nel foggiano, a Borgo Mezzanone, la prima “Casa dei diritti e della dignità Giuseppe Di Vittorio”. Poi sarà la volta della carriera politica all’interno dell’Alleanza Verdi-Sinistra e delle inchieste a suo carico.