Pensioni, tutte le novità: dagli aumenti agli anticipi, cosa cambia dal 2024

La Manovra da 24 miliardi varata dal governo Meloni contiene diverse novità relative alla pensione. Aumenti e stretta sull'anticipo

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

La Manovra da 24 miliardi varata dal governo, che si appresta ora ad affrontare l’iter parlamentare, contiene diverse novità relative alla pensione. La prima misura che interessa chi si è già ritirato dal lavoro è il taglio del cuneo fiscale, che, come chiarito da Giorgia Meloni in conferenza stampa, si applica anche ai pensionati, e non dunque solo ai lavoratori dipendenti: “Questo ci consente di continuare il nostro lavoro di sostegno alle pensioni più basse” sottolinea la premier.

Quanto aumenta la pensione dal 2024

Le misure contenute in Manovra aumentano l’assegno dei pensionati di 1.279 euro l’anno per i redditi fino a 28mila euro. Per il 2024, spiega il ministero dell’Economia, viene rimodulato il meccanismo di indicizzazione delle pensioni all’inflazione in vigore lo scorso anno, che tutela le pensioni più basse. La rivalutazione delle pensioni in rapporto all’inflazione cuba complessivamente circa 14 miliardi di euro. “Noi abbiamo lavorato più o meno come avevamo fatto lo scorso anno”.

Il governo ha deciso di rivalutare al 100% le pensioni fino a 4 volte la minima e al 90% quelle da 4 a 5 volte la minima, per poi andare a scendere man mano che aumenta l’importo della pensione, illustra Giorgia Meloni. “Un sostegno concreto al potere d’acquisto contro gli effetti dell’inflazione”.

La manovra anticipa al 1 novembre 2023 il conguaglio della perequazione dei trattamenti pensionistici atteso per il gennaio 2024: gli assegni dunque saliranno dello 0,8% per recuperare l’inflazione effettiva del 2022 (8,1%). Il conguaglio sarà erogato sulla base di fasce di reddito e sarà riconosciuto al 100% solo alle pensioni fino a 4 volte la minima, circa 2.100 euro lordi mensili. Oltre questo tetto il recupero sarà progressivo, con un sistema di decalage all’aumentare delle pensioni.

Ecco una sintesi degli aumenti della pensione:

  • tra 2.101,53 e 2.626,90 euro, l’aumento sarà pari all’85% del tasso di inflazione, cioè del +0,68%
  • tra 2.626,91 e 3.152,28 euro l’aumento sarà pari al 53% del tasso di inflazione, cioè del +0,4%
  • tra 3.152,29 e 4.203,04 euro l’aumento sarà pari al 47% del tasso di inflazione, cioè del +0,3%;
  • tra 4.203,05 e 5.253,80 euro l’aumento sarà del 37% del tasso di inflazione, cioè del +0,29%
  • sopra i 5.253,81 euro l’aumento sarà del 32% tasso di inflazione, cioè del +0,25%.

Il dettaglio sulle cifre degli aumenti della nuova Irpef lo trovate qui.

Super rivalutazione delle minime

La Manovra 2024 introduce poi la “super rivalutazione”, come l’ha battezzata la premier Giorgia Meloni, per gli over 75 anni che prendono la pensione minima, che dovrebbero così superare i 600 euro al mese attuali.

Previsto anche un aumento, ma più contenuto, per i trattamenti al minimo per gli over 65.

Pensione anticipata: cambiano le regole

Altra grande novità contenuta nella Legge di bilancio 2024 è la limitazione apportata all’anticipo pensionistico. “Sarà molto più restrittivo l’accesso al pensionamento anticipato”, ha spiegato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. “Non ci sarà più né l’Ape sociale né Quota 103 nella forme previste l’anno scorso per la pensione anticipata”, mentre Opzione donna “confluisce nella flessibilità in uscita”.

Ape sociale

In pratica, Ape sociale e Opzione donna vengono sostituiti da un unico Fondo per la flessibilità in uscita, che consente di andare in pensione a 63 anni con 36 anni di contributi per caregiver, disoccupati, lavoratori gravosi e disabili, e con 35 anni per le donne, come prevedeva Opzione donna.

Per gran parte della platea dell’Ape sociale aumentano di fatto gli anni di contributi necessari a ottenere il sussidio, passando per disoccupati, caregiver e lavoratori con invalidità di almeno il 74% da 30 a 36 anni. Resteranno a 36 anni per i lavoratori impegnati in attività gravose.

L’età minima per accedere a questo tipo di anticipo rimarrà quindi a 36 anni ma non è ancora chiaro – come sottolinea l’Ansa – se le nuove norme prevedranno un vero e proprio accesso alla pensione o solo una sorta di scivolo verso la pensione come l’attuale Ape, con un importo limitato e solo per 12 mesi l’anno, invece dei 13 della pensione.

Addio Opzione donna: nasce il Fondo per la flessibilità

Per le lavoratrici donne viene eliminata Opzione donna ed entra in vigore il Fondo per la flessibilità, probabilmente sempre con il passaggio del calcolo della pensione con il metodo contributivo. L’età anagrafica dovrebbe aumentare di almeno 3 anni, ma non è chiaro se rimarrà lo sconto per chi ha figli.

Finisce Quota 103: arriva Quota 104 “flessibile”

Anche Quota 103, come detto, cambia: “Abbiamo innalzato l’età in uscita”. Ma attenzione, non è nemmeno una vera Quota 104, che pure compare in un titolo dell’indice della bozza della Legge di Bilancio: “Non è Quota 104 piena, perché ci sono incentivi a rimanere al lavoro” chiarisce Giorgetti. Il governo introduce quindi una Quota 104 “flessibile”.

Il problema però è che saranno solo poche migliaia i lavoratori che nel 2024 riusciranno ad andare in pensione anticipata. Con questa Quota 104 l’aumento di un anno dell’età anagrafica fa sì che le uscite nel 2024 siano limitate a coloro che quest’anno avevano già i 62 anni previsti per Quota 103, ma non ancora i 41 anni di contributi. Potranno andare in pensione le persone che compiranno 63 anni, nate quindi fino al 1961, e che hanno cominciato a lavorare dal 1983 e quindi l’anno prossimo raggiungeranno i 41 anni di contributi.

Per Quota 103 – chiarisce ancora l’Ansa – sono state accolte nei primi 5 mesi poco più di 5mila domande e ci si attende che a fine anno siano circa 12/15mila a fronte di una platea complessiva di persone con i requisiti di 41mila. Con la nuova stretta, il numero delle domande accolte con questo canale di uscita potrebbero essere inferiori alle 7/8mila a fronte di una platea di circa 20mila, per un tasso di adesione di circa il 30%, simile alle altre Quote.

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Eliminazione vincolo pensioni contributive

Meloni però ci tiene a ribadire che il governo interviene “su alcune situazioni di squilibrio: abbiamo cominciato a dare un segnale sulle pensioni delle quali non si è mai occupato nessuno. I precedenti governi hanno sempre dato la priorità a chi era già in pensione, noi abbiamo invece continuato a lavorare soprattutto per chi era prevalentemente nel sistema retributivo, ritenendo che chi è completamente nel sistema contributivo, cioè le future pensioni, potesse essere un problema da rinviare del quale poi qualcuno si sarebbe occupato. Questo sta creando degli squilibri e delle disparità che sono dal nostro punto di vista sbagliate”.

Da qui, una delle misure adottate è l’eliminazione del vincolo che prevede che chi è nel sistema contributivo possa andare in pensione una volta raggiunta l’età prevista solo se ha raggiunto un importo pensionistico pari a 1,5 volte la pensione sociale: viene cioè superata la norma che prevede oggi che, se l’importo di una pensione che è frutto di contributi, e che quindi è del pensionato, è inferiore a 1,5 volte la pensione sociale, non si ha diritto ad andare in pensione quando l’età lo consente.