Pensioni, post Quota 100: rottura Draghi-Sindacati

Braccio di ferro sul tavolo relativo alla riforma delle pensioni post Quota 100. E' quanto emerge a margine dell'incontro di ieri a Palazzo Chigi sulla Legge di Bilancio.

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Redazione

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Termina con un nulla di fatto il round sulle pensioni tra il Premier Mario Draghi e i Sindacati che minacciano mobilitazioni. E’ quanto emerge a margine dell’incontro di ieri a Palazzo Chigi sulla Legge di Bilancio, durato più di due ore.

Pensioni, braccio di ferro Draghi-Sindacati

Clima teso, dunque, sul nodo pensioni, con quello che viene definito “un braccio di ferro”. Così fonti sindacali descrivono la riunione. Le posizioni restano distanti, al momento non si profila una intesa.

“L’incontro non è andato bene”: Sulle pensioni ci sono “solo 600 milioni. Non ci sono risposte sulla riforma complessiva necessaria. Il sindacato valuterà nei prossimi giorni forme e strumenti di mobilitazione per fare scelte adeguate”. Così il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi sulla manovra.

“Intanto abbiamo posto una questione di metodo. Questa legge di Stabilità rischia di andare avanti con grandi insufficienze e squilibri, per effetto del mancato dialogo e confronto con le parti sociali”, dice il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi sulla manovra: “Nel merito ci sono luci e ombre”, ma le risorse sono “largamente insufficienti” sia per le pensioni, che per gli ammortizzatori sociali e per la non autosufficienza, dice Sbarra confermando che “nelle prossime ore decideremo come dare luogo alla mobilitazione” unitaria dei sindacati.

Sindacati sul piede di guerra

“Se giovedì il governo confermerà questa impostazione nei prossimi giorni valuteremo iniziative unitarie di mobilitazione”. Lo anticipa il leader della Cgil, Maurizio Landini rispondendo a chi chiede se il sindacato stia valutando anche lo sciopero generale. “E’ chiaro quello che ci siamo detti stasera, nessuno può dire che non ha capito”, ha detto. “Se poi vorranno confrontarsi con noi siamo pronti a farlo giorno e notte, ma se non dovesse avvenire valuteremo quello che il governo fa e decideremo le iniziative di mobilitazione più adatte”.

La proposta della Lega

41 anni di contributi e 62 anni d’età. Questa, intanto, la proposta che la Lega avrebbe avanzato al governo, nell’ambito del confronto sulle pensioni in legge di bilancio. Si tratterebbe in sostanza di Quota 41, ma con un limite minimo d’età di 62 anni.

Opzione Donna e Ape social, che succede?

Ci si avvia, intanto, verso la proroga di Opzione Donna e l’estensione dell’Ape social ad altre categorie di lavoratori gravosi. Lo si apprende da fonti di governo, a margine delle riunioni in corso in queste ore sulla manovra. Il ripristino dello strumento per l’anticipo della pensione delle donne e l’ampliamento dell’Ape social sono tra le proposte del ministro del Lavoro Andrea Orlando, sostenute dalla gran parte dei partiti della maggioranza.