Pensioni, con l’inflazione cambiano gli importi: tutte le simulazioni

Le pensioni nel 2024 aumenteranno per tutti, ma in modo diverso. La rivalutazione basata sull’inflazione sarà tagliata per chi ha una pensione medio-alta

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Nel 2024, gli importi delle pensioni subiranno una modifica, come consuetudine annuale, attraverso l’adeguamento dovuto all’inflazione. Nonostante il tasso d’inflazione di quest’anno sia stato notevolmente superiore alla media, non ha tuttavia raggiunto i livelli registrati nel 2022. Di conseguenza, ciò comporterà un aumento piuttosto significativo degli assegni pensionistici.

Tuttavia, il governo Meloni ha deciso di limitare la rivalutazione basata sull’aumento dei prezzi, stabilendo che tutti gli assegni superiori a una determinata soglia riceveranno un incremento meno consistente. Inoltre, per alcune categorie di dipendenti pubblici, tra cui medici e insegnanti delle scuole materne ed elementari, è previsto un significativo decremento per chi si ritira dal prossimo anno.

In merito a questa situazione, il governo ha dichiarato l’intenzione di intervenire per migliorarla, sebbene non abbia ancora chiarito i dettagli dell’intervento.

Come cambiano le pensioni con il taglio della rivalutazione

Nel corso del 2024, si prevede una variazione nei livelli delle pensioni, con impatti differenziati in base all’importo dell’assegno. Attualmente, si stima che l’inflazione per quest’anno sarà del 5,4%, il che implicherà un aumento corrispondente degli assegni l’anno successivo. Tuttavia, questo adeguamento al rialzo sarà soggetto a tagli per gli assegni medio-alti. Partendo da un importo di 2.102 euro lordi al mese, l’adeguamento sarà distribuito come segue:

  • Per coloro che percepiscono fino a 4 volte la pensione minima (entro i 2.102 euro), la rivalutazione sarà del 100% dell’inflazione, ovvero il 5,4% dell’assegno.
  • Per coloro che ricevono tra 4 e 5 volte la pensione minima (tra i 2.102 e i 2.627 euro), la rivalutazione sarà dell’85% dell’inflazione, pari al 4,6% dell’assegno.
  • Per chi guadagna tra 5 e 6 volte la pensione minima (tra i 2.627 e i 3.152 euro), la rivalutazione sarà del 53% dell’inflazione, pari al 2,9% dell’assegno.
  • Per chi percepisce tra 6 e 8 volte la pensione minima (tra i 3.152 e i 4.203 euro), la rivalutazione sarà del 47% dell’inflazione, pari al 2,5% dell’assegno.
  • Per chi guadagna tra 8 e 10 volte la pensione minima (tra i 4.203 e i 5.254 euro), la rivalutazione sarà del 37% dell’inflazione, ovvero il 2% dell’assegno.
  • Per chi percepisce un importo superiore a 10 volte la pensione minima (oltre i 5.254 euro), la rivalutazione sarà del 22% dell’inflazione, pari all’1,2% dell’assegno.

Perché i medici e dipendenti pubblici protestano

Per quattro specifiche categorie di dipendenti pubblici, ossia quelli appartenenti agli enti locali, gli ufficiali giudiziari, gli insegnanti delle scuole materne ed elementari, e i medici, il governo Meloni ha preso la decisione di applicare un taglio agli assegni pensionistici rispetto a quanto avrebbero ottenuto lasciando il lavoro nell’anno corrente. Questa modifica comporta una valutazione meno vantaggiosa degli anni lavorati tra il 1981 e il 1995 nel calcolo dell’importo pensionistico. Conseguentemente, alcuni potrebbero subire una perdita fino al 25% della loro pensione nel caso in cui andassero in pensione nel 2024 anziché nel 2023.

L’obiettivo di questa innovazione è uniformare il calcolo delle pensioni per queste categorie di dipendenti a quello di altri lavoratori statali. Tuttavia, questo improvviso taglio ha generato vive proteste. Circa 30.000 persone potrebbero essere coinvolte già l’anno prossimo, con un totale di circa 700.000 individui entro il 2043.

C’è il rischio che molti medici decidano di ritirarsi anticipatamente per evitare la riduzione, con possibili conseguenze negative sul sistema sanitario pubblico, che potrebbe trovarsi ulteriormente in crisi. Pur annunciando l’intervento del governo Meloni per risolvere la questione, al momento si tratta soltanto di ipotesi, senza chiarezza sulle azioni concrete che verranno intraprese.