Gli errori a lavoro che potrebbero costarti la pensione

Gli errori che i Millennial fanno quando cambiano lavoro (e che potrebbero costare loro la pensione)

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Alessandra Di Bartolomeo

Giornalista di economia

Giornalista esperta di risparmio, ha maturato una vasta esperienza nella divulgazione di questioni economiche.

Il mercato del lavoro è decisamente cambiato rispetto al passato, e le nuove generazioni questo lo sanno bene. Il modo in cui i Millennial concepiscono le proprie carriere potrebbe comportare effetti negativi sul loro futuro. Commettere errori, infatti, rischia di compromettere la loro pensione. I Millennial ovvero i nati tra gli anni ’80 e ’90 sono ben consapevoli di come il mondo del lavoro si stia trasformando. Tali individui sono cresciuti infatti in un’era caratterizzata dall’avvento delle tecnologie digitali e dai rapidi cambiamenti socio-economici Ed è proprio per questo che spesso affrontano la loro carriera in modo più dinamico rispetto alle generazioni precedenti.

La generazione Y

Coloro che sono nati tra gli anni ’80 e ’90 fanno parte della cosiddetta “Generazione Y” che rispetto ad altre è più aperta ai cambiamenti. Tale atteggiamento, da un punto di vista lavorativo, porta i giovani professionisti a non immaginarsi all’interno della stessa azienda per tutta la vita.

Per questo motivo, oggi, i Millennial passano spesso da una società all’altra man mano che perfezionano le loro competenze e conoscenze, cercando posizioni più elevate e una maggiore retribuzione invece di tentare l’avanzamento di carriera all’interno di una stessa organizzazione.

Ovviamente cercare di ottenere un’occupazione migliore non è un male, anzi. Ci sono tuttavia degli errori che molti giovani oggi stanno commettendo, e sono proprio queste le sviste da evitare per non mettere a repentaglio la propria pensione.

Cosa fare prima di accettare un lavoro

Prima di accettare un lavoro, è importante non avere fretta e prendersi tutto il tempo necessario per valutare l’offerta. Mai farsi abbagliare da un salario allettante o da grandi cifre senza prendere in considerazione l’intera proposta. Contratto e inquadramento sono tra le prime cose che bisogna valutare meglio, perché da questi dipenderà l’ammontare dei contributi versati dal datore di lavoro (e l’accumulo degli stessi ai fini pensionistici).

Altra cosa importante, inoltre, è ricordare sempre che, alla fine di un rapporto di lavoro, ogni dipendente ha diritto al Tfr. Prima di prendere nuovi accordi con una nuova azienda, dunque, è consigliabile chiedere quali siano le intenzioni della stessa circa l’accumulo del trattamento di fine rapporto.

L’offerta di uno stipendio più alto potrebbe essere il risultato di un anticipo del TFR incluso nel salario mensile. Pertanto, è fondamentale valutare attentamente i veri guadagni aggiuntivi che si otterrebbero attraverso il cambio di lavoro. In altre parole, bisogna considerare i benefici effettivi derivanti dalla nuova opportunità lavorativa, al di là della mera proposta salariale iniziale.

Ricordiamo che in merito al trattamento di fine rapporto lavorativo, c’è una importante novità. Chi opta per la pensione integrativa non sarà tenuto a rinunciare completamente al (TFR), ma avrà la possibilità di destinare al fondo pensione soltanto una percentuale, anche minima, in base agli accordi concordati con l’azienda. Questa è una delle nuove disposizioni in materia di previdenza integrativa incluse nel maxiemendamento del Governo al Ddl concorrenza (Art. 16 del Ddl n. 2085/2017), recentemente approvato dal Senato.

Il secondo lavoro

Molto spesso i giovani si dedicano ad un secondo lavoro che permetta loro di arrivare meglio a fine mese e tra gli errori che fanno in molti e che potrebbero pregiudicare la pensione, c’è quello di non dichiarare al Fisco le entrate alternative di reddito. Questo, oltre che un reato perseguibile, avrà delle ripercussioni negative sulla pensione futura.
È vero che al netto delle tasse i loro guadagni saranno minori ma, di fatto, versare maggiori contributi adesso permetterà di avere maggiori garanzie in futuro (quando arriverà l’ora di andare in pensione).

Pensioni: gli errori che non si dovrebbero commettere

I Millennial tendono a cambiare lavoro ogni tre o cinque anni, arrivando a svolgere più di 15 impieghi nel corso della loro vita professionale. Al contrario delle generazioni precedenti, che hanno quasi sempre lavorato per un unico datore di lavoro, dedicando ad una sola società la loro intera carriera, i giovani di oggi fanno l’esatto opposto di quello che facevano i loro genitori e nonni.

Tutto questo, come abbiamo visto, avrà inevitabilmente delle ripercussioni sul loro futuro.

Nel tentativo di cercare di ottenere sempre di più dal proprio lavoro, senza le giuste precauzioni, il risvolto negativo della medaglia potrebbe essere quello di non riuscire a raggiungere nel tempo, a livello previdenziale e contributivo, i requisiti INPS minimi che diano accesso alla pensione. Per questo, precarietà occupazionale e instabilità retributiva, nel lungo termine, potrebbero compromettere molto l’uscita dal lavoro dei Millennial.