Aumenti su carne e uova, crolla il gas: inflazione di ottobre giù all’1,2%

La frenata dell’inflazione a ottobre 2025 è trainata dal calo dei prezzi dell’energia e degli alimentari non lavorati, ma il carrello della spesa resta più caro del 2024

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 31 Ottobre 2025 13:16

L’inflazione frena: secondo i dati preliminari dell’Istat su ottobre 2025, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, segna una variazione del -0,3% su base mensile e del +1,2% su base annua, in netto calo rispetto al +1,6% di settembre.

Il rallentamento era atteso ed è più marcato del previsto. E riporta il tasso d’inflazione ai livelli di fine 2024, dopo mesi di andamenti altalenanti e un’estate caratterizzata da rialzi nel comparto energetico e alimentare.

Energia e alimentari spingono al ribasso l’inflazione

La discesa dell’inflazione è dovuta soprattutto al forte ridimensionamento dei prezzi degli energetici regolamentati, che passano da un +13,9% a un -0,8% su base annua. In forte calo anche gli alimentari non lavorati, che scendono dal +4,8% al +1,9%.

L’Istat rileva che, al contrario, i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona registrano un lieve incremento (+3,3% da +3,1%), ma insufficiente a compensare la frenata dei beni.

Il calo dei prezzi regolamentati dell’energia, con luce e gas in testa, ha inciso in modo decisivo sul dato complessivo: l’energia elettrica nel mercato tutelato è quasi ferma (+0,1% su base annua), mentre il gas naturale nel mercato tutelato scende di oltre il 10%.

Inflazione di fondo stabile al 2%

L’inflazione di fondo, che esclude energetici e alimentari freschi, rimane stabile al +2%, segnalando che le pressioni sui prezzi più strutturali non si sono del tutto attenuate.

Anche la crescita dei beni di consumo si indebolisce (da +0,6% a +0,2%), mentre quella dei servizi resta stabile (+2,6%). Il differenziale inflazionistico tra servizi e beni sale così a +2,4 punti percentuali, un segnale che la componente dei servizi continua a essere la più resistente alla discesa dei prezzi.

Ancora alti i generi alimentari

Per le famiglie il sollievo è parziale. I beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano (da +3,1% a +2,3%), ma molti prodotti di largo consumo continuano a registrare rincari consistenti.

Secondo Assoutenti, “Nonostante il calo dell’inflazione, l’andamento dei listini nel comparto alimentare continua ad essere preoccupante”, come spiega il presidente Gabriele Melluso.

Nel dettaglio:

  • carne +5,8% (bovina +7,9%);
  • uova +7,2%;
  • formaggi e latticini +6,8%;
  • burro +6,7%;
  • riso +4,6%;
  • cioccolato +10,2%;
  • caffè +21,1%;
  • cacao +21,8%.

Una famiglia con due figli, secondo i calcoli dell’associazione, spende oggi circa 250 euro in più all’anno per la spesa alimentare rispetto al 2024, con un aggravio complessivo di circa 4,5 miliardi di euro sulla collettività.

Come va il prezzo dell’energia

Sul fronte energetico, le dinamiche restano complesse:

  • energetici regolamentati -0,8% su base annua (-6,7% su settembre);
  • energetici non regolamentati -5,1% su base annua (-0,8% su settembre);
  • si riduce la flessione dei prezzi di benzina e gasolio (rispettivamente -2,7% e -0,1%) e si accentua quella del gas metano nel mercato libero (-8,7%).

Nel complesso il settore energetico resta il principale motore del raffreddamento dell’inflazione, ma la volatilità delle quotazioni internazionali fa restare una componente di incertezza destinata a durare nei prossimi mesi.

L’inflazione nella fine del 2025

L’inflazione acquisita per l’intero anno, calcolata su base provvisoria, è pari a +1,6% per l’indice generale e +2,0% per la componente di fondo. Il dato, se confermato, dimostrerebbe il ritorno stabile dell’inflazione su livelli moderati in linea con gli obiettivi della Banca Centrale Europea, le cui scelte sui tassi influiscono sui mutui.