Comprare casa in Italia nel 2024 costa troppo: compravendite diminuite dell’8%

In Italia, il basso potere d'acquisto limita i sogni di chi vorrebbe comprare una casa di proprietà: in 18 mesi le compravendite sono scese dell'8 per cento, malgrado le 300mila famiglie che vorrebbero acquistare.

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Gli italiani vorrebbero comprare casa, ma non riescono a farlo a causa dei costi proibitivi e della riduzione del loro potere d’acquisto. Secondo il  rapporto dell’ Osservatorio sul mercato immobiliare 2024 di Nomisma, nel giro di un anno e mezzo le compravendite sono scese dell’8 per cento, malgrado ben 300mila famiglie italiane sarebbero interessate ad acquistare una casa con il mutuo. Il sogno di un’abitazione di proprietà di molti, dunque, si scontra con uno scenario economico ancora fortemente instabile e segnato da tassi di interesse elevati.

Comprare casa in Italia nel 2024

Nel suo rapporto Nomisma evidenzia tutte le concrete difficoltà del comprare una casa in Italia nel 2024. Gli acquirenti, come detto, continuano a subire una svalutazione del loro potere d’acquisto, il che rende impossibile concludere la compravendita degli immobili abitativi. Il calo dell’8 per cento in un anno e mezzo ne è la palese dimostrazione, soprattutto considerando che la domanda c’è ed è forte, ben 300mila famiglie, ma i costi elevati rendono impossibile arrivare all’acquisto.

“Negli ultimi 18 mesi – si legge nel rapporto dell’ Osservatorio sul mercato immobiliare 2024 di Nomisma – il mercato immobiliare italiano ha evidenziato segnali di appannamento con una flessione della domanda di acquisto che si è tradotta in una riduzione tendenziale del numero di compravendite di poco inferiore all’8 per cento”. Si sottolinea inoltre che i dati forniti dall’istituto di ricerca sono stati ricavati dalle performance immobiliari di 13 città italiane considerate come rappresentative dell’intero mercato, ovvero Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Roma, Torino e Venezia.

Perché non si comprano più le case in Italia

Oltre ai freddi dati numerici, Nomisma fornisce anche delle spiegazioni sul brusco calo del mercato immobiliare italiano. Come più volte detto, la contrazione delle compravendite non è dovuta al calo della domanda e delle intenzioni di acquisto da parte dei potenziali acquirenti, ma alla carenza del potere di acquisto degli stessi. A tale aspetto si uniscono poi altri fattori limitanti come:

  • le politiche restrittive di erogazione di mutui messi in atto dagli istituti di credito;
  • la consequenziale contrazione del plafond destinato ai mutui;
  • l’elevato costo del denaro. Più nello specifico viene sottolineato nel rapporto che la copertura finanziaria delle compravendite sostenute da un mutuo è passata dal 51,9 per cento del primo trimestre del 2022 al 38,6 per cento dello stesso periodo del 2024.

L’impatto di quanto descritto si ripercuote anche sulle modalità di acquisto degli immobili, visto che ad aumentare sono soltanto coloro che comprano senza ricorrere a un mutuo (+4,8 per cento), mentre scende clamorosamente il numero di coloro che possono acquistare una casa solo attraverso il credito bancario (-26 per cento).

Mercato immobiliare italiano, gli sviluppi futuri

Vista il ridimensionamento degli ultimi 18 mesi, il rapporto Nomisma prevede per il futuro del mercato immobiliare italiano una ripresa che, però, sarà tutt’altro che celere, soprattutto a causa della prudenza delle banche a concedere i mutui.

“Se l’inconsistenza degli adeguamenti salariali a fronte della fiammata inflattiva è un fenomeno acclarato – si legge in una nota di Luca Dondi, amministratore delegato di Nomisma – non altrettanto si può dire con riferimento all’orientamento delle banche nella concessione del credito. Ricondurre a un’autonoma flessione della domanda il notevole calo delle erogazioni di mutui riflette una visione che trascura la centralità dell’offerta nell’orientamento dei flussi. I budget degli istituti destinati ai mutui sono stati drasticamente tagliati, le campagne commerciali silenziate, la moral suasion a favore di investimenti percepiti come meno rischiosi e in grado di garantire indubbi benefici sistemici fortemente potenziata”.