La pressione fiscale sugli immobili colpisce duramente i redditi da locazione, con qualche attenuante per chi opta per la cedolare secca. La tassazione ordinaria degli affitti, infatti, dal 2013 risulta più alta a causa del taglio alla deduzione forfettaria su questo tipo di redditi, che passa dal 15 al 5%. In sostanza aumenta la base imponibile su cui si pagano le tasse.
I redditi da locazione non vengono tassati per intero: al proprietario viene riconosciuto uno “sconto” per le spese di manutenzione dell’immobile che si suppone debba sostenere. Fino al 2012 la deduzione era appunto del 15%, quindi le aliquote Irpef si applicavano sull’85% del reddito. Ma per la copertura finanziaria della riforma del lavoro Fornero dal 2013 la deduzione scende al 5%, quindi diventa tassabile il 95% dell’affitto. Ciò rende ancora più competitiva la cedolare, che non prevede deduzioni ma applica un’aliquota forfettaria fissa del 21% (ridotta al 10% con il Piano Casa 2014 per i contratti a canone concordato).
Inoltre con il regime di tassazione ordinario va pagata anche l’imposta di registro del 2% per ogni annualità d’affitto (con un minimo di 67 ero per il primo anno) che viene divisa a metà con l’inquilino.
A vantaggio della tassazione ordinaria va invece il fatto che dà “capienza fiscale” cioè permette di effettuare deduzioni e detrazione anche dal reddito di locazione, cosa che invece la cedolare secca non permette
La cedolare avvantaggia i grossi proprietari immobiliari
Dalla valutazione dei vantaggi e dei limiti della cedolare secca si ricava una considerazione generale: l’imposta sostitutiva conviene soprattutto ai redditi più alti. Vediamolo con un esempio.
Per semplicità, ipotizziamo due soggetti che vivono col solo reddito da locazione (a canone libero):
• Tizio: ha un solo appartamento che affitta a 1.000 euro al mese (reddito annuo: 12mila euro),
• Caio: ha dieci appartamenti che affitta sempre a 1.000 euro ciascuno (reddito annuo: 120mila euro).
Ecco rispettive tassazioni applicando la cedolare o il regime ordinario (considerando, sempre per semplicità, solo l’Irpef e l’imposta di registro ed escludendo eventuali detrazioni):
Tizio (€ 12.000) | Caio (€ 120.000) | |
Cedolare secca |
21% di 12.000 = € 2.520 | 21% di € 120.000 = € 25.200 |
Regime ordinario |
Irpef: • base imponibile (*): € 11.400 • imposta (aliquota minima del 23%): € 2.622 Imposta di registro: • 2% di 12.000 = € 240Imposizione totale: € 2.862 |
Irpef: • base imponibile (*): € 114.000 • imposta (per i redditi superiori a € 75.000 l’aliquota marginale è il 43%): € 42.190 Imposta di registro: • 2% di 120.000 = € 2.400 Imposizione totale: € 44.590 |
Risparmio con la cedolare |
€ 342 (-12%) | € 19.390 (-43,5%) |
(*) Per i redditi di locazione l’imposta si calcola sul 95% del canone annuo.
I numeri parlano da sé. Per il reddito inferiore la differenza è ridotta, per quello superiore la cedolare dimezza quasi l’imposta. (A.D.M.)