Blitz contro gli affitti brevi, adesivi sulle keybox: la protesta

L'iniziativa a Pisa dove nel centro cittadino sono stati attaccati adesivi sulle keybox per protestare contro l'invasione degli affitti brevi

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Pubblicato: 25 Gennaio 2025 19:43

“Questa città non è un albergo”: recitano così gli adesivi attaccati sulle keybox per le strade di Pisa per fermare “la speculazione degli affitti brevi”. Non si placa la battaglia tra i proprietari di immobili destinati ai soggiorni turistici e i residenti, che continuano a protestare contro l’invasione di B&b e altre strutture nei centri storici delle principali città d’arte italiane, forti anche della stretta del Governo sul settore. In particolare le associazioni dei cittadini fanno leva sul divieto del check-in autonomo tramite le scatolette a combinazione che contengono le chiavi degli appartamenti.

La protesta contro gli affitti brevi

La protesta andata in scena a Pisa segue di qualche settimana le iniziative simili realizzate nelle scorse settimane in altre città, da Firenze a Venezia, da Rimini a Genova, fino a Milano.

La contestazione è stata organizzata dall’associazione Una città in Comune di Pisa, che in una nota spiega come il fenomeno degli affitti brevi stia “rendendo impossibile per famiglie, lavoratori e lavoratrici trovare una casa“.

Oltre alla regolarizzazione delle attività recettive fuori dai circuiti alberghieri, infatti, la lotta alla sempre maggiore diffusione delle locazioni turistiche ha come obiettivo anche di “sgonfiare la bolla immobiliare“, come spiegato dal portavoce di Salviamo Firenze, Massimo Torelli, e abbassare i prezzi dei canoni di lungo periodo.

Gli adesivi a Pisa

Secondo quanto comunicato da Una città in Comune di Pisa, i dati dell’autoregistrazione sulla piattaforma regionale riportano la presenza nella città toscana di 931 strutture dedicate agli affitti brevi, più 268 affittacamere, 92 b&b, 81 case vacanze e 5 residenze d’epoca, per un totale di ” 1.377 unità abitative con caratteristiche di civile abitazione che sono utilizzate per l’offerta turistica”.

L’associazione sottolinea che “si tratta di un numero impressionante se confrontato con il bisogno di alloggi presente in città per locazioni di lungo periodo, a cui si aggiungono altre 4.000 case sfitte sul mercato privato, e circa 200 persone in albergazione di emergenza di cui 90 minori e la città è ai massimi livelli nazionali per numero di sfratti“.

Per questo gli attivisti ribadiscono il diritto alla casa e chiedono l’istituzione di una commissione mirata sul tema con tutti i dirigenti comunali, per stilare un regolamento comunale sugli affitti brevi.

La stretta del Governo

Sul settore il Governo è intervenuto con la ministra del Turismo Daniela Santanchè per fermare il dilagare di strutture illegali nella giungla dei soggiorni brevi a scopo turistico. A partire dall’1 gennaio di quest’anno sono scattati gli obblighi di registrazione alla Banca dati strutture ricettive del ministero del Turismo (Bdsr), dove però mancano all’appello ancora circa il 20% dei codici identificativi, il cosiddetto Cin, introdotto per le legge.

Le nuove regole stabiliscono che i trasgressori possono andare incontro a pesanti multe comprese tra gli 800 e gli 8mila euro, mentre le sanzioni nei confronti delle piattaforme che ospitano gli annunci delle strutture non in regola andrebbero da 500 fino a 5mila euro.

Dopo l’ultima ondata di proteste la ministra Santanchè si è detta “stupita”, ma ha invitato i comitati a formare un tavolo al dicastero del Turismo per trovare soluzioni condivise.