L’eredità di Vivienne Westwood nel menswear

Dal glam degli anni '70 fino alle lotte etiche e climatiche di oggi, la scomparsa della regina del punk lascia un grande vuoto anche nella moda maschile.

Foto di Andrea Bertolucci

Andrea Bertolucci

Giornalista esperto di Lifestyle

Classe 1990, Andrea Bertolucci è un giornalista e autore specializzato in cultura giovanile, lifestyle, società ed economia dell’intrattenimento. La sua attività professionale lo ha avvicinato negli anni ad alcune tra le principali redazioni televisive e web nazionali. Andrea è considerato uno dei maggiori esperti di cultura Trap nel nostro Paese.

La notizia della scomparsa di Vivienne Westwood, tra le stiliste più anticonformiste e all’avanguardia della storia, ha scosso l’intera industria della moda. Annunciata all’improvviso attraverso un post sulla pagina Instagram dell’omonimo brand, si legge che la regina del punk è morta “serenamente e circondata dalla famiglia a Clapham”, nel sud di Londra. Oltre ad essere stata – soprattutto negli ultimi anni – un’importante attivista, Vivienne Westwood è uno dei marchi più iconici e innovativi dell’intera fashion industry, che ha saputo combinare tessuti e tecniche tradizionali ad uno stile sgargiante e ribelle, il tutto sotto un esperto occhio sartoriale.

Da sempre impegnata nella difesa dei diritti umani e di quelli del pianeta, Vivienne è stata tra le prime in assoluto a puntare – e a crederci realmente – su un’alternativa sostenibile al fast fashion, come quando nel 2014 ha promosso la campagna “Climate Revolution” prendendo in prestito e portando in passerella la faccia del Principe Carlo, stampata su un’iconica tee divenuta filo conduttore di tutta la collezione.

Vivienne Westwood negli anni '90
Fonte: Foto Getty
Vivienne Westwood durante la presentazione di una collezione

Vivienne Westwood è infatti famosa fin dagli anni ’70 per aver cercato di colmare il divario tra la moda e la politica, credendo – forse utopisticamente – che i due potessero viaggiare nella stessa direzione verso un miglioramento globale. Per esempio nel 2005, la stilista ha realizzato una delle sue magliette più iconiche, dove si vede un cuore rosso scarabocchiato coperto dalla scritta: “Non sono un terrorista, per favore non arrestatemi”. Si tratta di un tentativo, in collaborazione con il gruppo per i diritti civili Liberty, di sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso la moda sul tema della legislazione antiterrorismo promossa dal Governo, che consentiva fino a tre mesi di detenzione per sospetti senza accusa.

Oltre al forte desiderio di rivoluzione etica e climatica, Vivienne è da sempre stata guidata dalla volontà di mostrare durante le fashion week un’unica collezione unisex, anziché due sfilate separate. La collezione diviene fondamentalmente un coloratissimo guardaroba di capi unisex senza tempo, pensati per essere conservati, collezionati e indossati a lungo termine. Traendo spesso ispirazione dal passato attraverso un ironico quanto poetico autocitazionismo, la stilista veste anno dopo anno i suoi modelli con completi sartoriali da gentiluomo, contrapposti a look accattivanti e fluidi.

Una sfilata di Vivienne Westwood
Fonte: Foto IPA
Una creazione di Vivienne Westwood durante una recente passerella

Ben prima dei Maneskin, la moda punk di Vivienne Westwood ha saputo virare – quando necessario – anche sul glam, tradizionalmente associato a costumi di scena selvaggi, pellicce e molto leather anche per l’uomo. Mescolando e confondendo le stagioni, l’obiettivo di Vivienne Westwood era quello di arrivare a mostrare una sola collezione all’anno. Completa, accurata, fluida. Come la sua idea di moda, lasciata da oggi in eredità a tutta l’industria.

 

Vivienne Westwood
Fonte: Foto Getty
Vivienne Westwood sfila con alcuni modelli alla fine della presentazione di una sua collezione