TRC, l’evoluzione del workwear

Intervista ad Alberto Candiani, fondatore di TRC, che propone una collezione dal design innovativo combinando elementi vintage e futuristici.

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Paolo Gelmi

Esperto di moda e lifestyle maschile

Esperto di moda e lifestyle, è stato direttore di svariate riviste cartacee nel settore luxury.

Quando due realtà storiche del tessile italiano come Candiani che dal 1938 a Robecchetto con Induno in provincia di Milano ha iniziato la sua attività dimostrando nel tempo con i suoi 80 anni di presenza di essere leader sul mercato mondiale nella produzione di tessuti denim, grazie alla combinazione di tre elementi come Made in Italy, sostenibilità e innovazione, incontra un altra realtà come Grassi azienda di Lonate Pozzolo fondata nel lontano 1925, inizialmente una società con una conduzione tipicamente familiare, ma capace di rendersi famosa a livello internazionale per la produzione di tessuti tecnici e nella realizzazione di abbigliamento da lavoro protettivo e delle uniformi personalizzate, con un occhio sempre vigile e attento ai concetti di sostenibilità e di economia circolare, insieme danno vita in una comunione d’intenti figlia di un progetto comune ad un nuovo marchio che rappresenta nella sua essenza la filosofia e il know-how di entrambe le società, parliamo del nuovo brand TRC che sarà presentato durante l’edizione 106^ del Pitti immagine Uomo di giugno 2024, un marchio TRC che si distingue per l’heritage tessile italiano, innovativo e sostenibile che esprime la propria essenza attraverso una proposta no-season basata sulla funzionalità.

Una collezione quella del brand TRC che propone un design innovativo che combina elementi vintage e futuristici composta da circa 50 capi tra pantaloni, giacche, camicie e una varietà di capispalla che rimandano all’universo workwear nella loro costruzione, nei dettagli e nei trattamenti. I materiali e le tecniche di confezione rappresentano le best practices disponibili sul mercato o, come nel caso del mineral denim, tessuti che rappresentano un’effettiva anticipazione visionaria della futura manifattura tessile. A partire dall’utilizzo del cotone riciclato post-consumo e del cotone rigenerativo, la collezione TRC presenta anche diversi tessuti denim con costruzione batavia, rinnovati con materiali innovativi come il cotone Blue Seed e Graphito.

In anticipo sui tempi e in attesa di vedere e toccare con mano i capi della prima collezione, QF Lifestyle ha incontrato Alberto Candiani, Fondatore di TRC, per farsi raccontare qualche dettaglio e curiosità in più del lancio di questo nuovo brand.

Da dove nasce l’ispirazione di creare un nuovo brand in collaborazione tra 2 storiche realtà del tessile come Candiani e Grassi?
L’ispirazione nasce da un comune sentore emerso durante i mesi del lock-down. Questo è certamente accaduto a molte aziende e a molti imprenditori che in quei mesi avevano tempo da dedicare a nuove idee, non le stesse idee che potevano sorgere in tempi più “normali”. TRC era da tempo un marchio di ispirazione workwear nel cassetto di Alberto Candiani, allo stesso tempo Grassi meditava ad un’operazione B2C e nel tempo di una breve telefonata si è compreso che l’esplosione di quel marchio, di quel concetto non poteva essere che di reciproco interesse e stimolo. Il marchio nasce inoltre su un territorio molto ristretto e specifico essendo le due aziende a pochi chilometri di distanza.

Quali sono gli elementi nella collezione TRC di ispirazione Candiani e quali invece quelli di Grassi?
Come precedentemente accennato l’ispirazione principale è il workwear, vera passione di Alberto Candiani e naturalmente specialità di casa Grassi. Un’interpretazione però differente che prevede l’utilizzo di materiali innovativi made in Candiani, sostenibili, durabili, non propriamente Denim, anzi frutto di una ricerca decisamente alternativa al Denim convenzionale, basata si sulla medesima matrice cotoniera, ma evoluta in forme tecnologiche e circolari attraverso l’impiego di fibre, coloranti e tecniche di finissaggio e confezione decisamente futuristiche.

Quali sono i dettagli che contraddistinguono il brand TRC?
La pulizia dei capi, la loro funzionalità, la durabilità degli stessi. Da sottolineare le performance derivate da ingredienti naturali, artificiali e bio-sintetici, che si fondono in modo ibrido a materiali tecnici e resistenti, per dare vita a quello che amiamo definire “futurewear”, una gamma di prodotti per l’utilizzo quotidiano progettati su basi scientifiche che portino alla riduzione o addirittura alla neutralizzazione dell’impatto dell’industria tessile sull’ambiente.

Cosa significa una collezione workwear?
Non significa necessariamente TRC, ovvero come anticipato l’ispirazione è chiaramente di matrice workwear, tuttavia si tratta di un’evoluzione dello stesso per un utilizzo quotidiano, e se da un lato certamente racchiude la funzionalità propria del workwear tradizionale, dall’altro incontra elementi di design, stile, ed innovazione sostenibile che nessun competitor ha davvero ancora sfiorato. Questa opportunità nasce dal semplice fatto che sia Grassi che Candiani sono i produttori, i “makers”, quelli che le cose le fanno, che vivono di prodotto ed innovazione, specializzandosi nel proprio settore come pochi ed ora insieme possono raggiungere il consumatore finale grazie a TRC.

Quali sono i tessuti scelti per la vostra prima collezione?
Le basi sono prevalentemente cotoniere, frutto dell’R&D Candiani, quello più visionario. Non troviamo quindi il solito Denim, inteso come filo di ordito tinto indaco e trama bianca, ma piuttosto costruzioni in batavia, classiche e non, con colori che tendono al petrolio e finissaggi tecnici che virano l’aspetto di questi tessuti in chiave tecnica e futuristica.

Come siete riusciti a mixare elementi Vintage con quelli futuristici?
Questa è la parte più interessante: per quanto la maggioranza dei capi non subirà trattamenti vintage, una buona parte della collezione verrà invece interpretata in chiave “patina” con aspetti di usura meccanica che arricchiranno parte della collezione. In realtà TRC crede nell’organica trasformazione dei suoi capi in pezzi vintage, ovvero grazie al naturale processo di usura dei capi stesi, che indossati nel tempo possano subire la meraviglia dell’invecchiamento, trovando maggiore unicità nel tempo. Questo è l’aspetto più romantico che lega il capo al suo possessore, il quale impara ad amarlo, ad apprezzarlo mentre muta, mentre evolve il proprio aspetto.

Chi disegna la vostra collezione?
Il duo creativo SAAT, di Monaco Di Baviera. Abbiamo trovato molto interessante come talvolta una mano straniera sia in grado di interpretare in modo alternativo un concetto tutto italiano, senza che questo diventi sciovinista o si appesantisca di stereotipi. E’ ancora più interessante tuttavia notare come uno straniero sia spesso più innamorato del Made in Italy rispetto a molti italiani, questo è un fattore non irrilevante che dovrebbe stimolare molti creativi del nostro Paese.

Pantaloni, camicie, giacche e capispalla c’è un capo d’abbigliamento che rappresenta nel suo insieme lo stile TRC?
La collezione è maggiormente orientata al pantalone, che crediamo essere di unica fattura, per quanto poi balzino naturalmente all’occhio i capispalla, spettacolari nelle loro costruzioni, nei materiali e nei trattamenti.

Ci vuole spiegare là capsule collection Mineral?
Si tratta della chicca, della ciliegina sulla torta della collezione TRC. Si tratta del tessuto più innovativo che sposa le tecniche di confezione più innovative. Ogni elemento che lo compone trova una caratterizzazione minerale nei suoi ingredienti, dal cotone Blue Seed rigenerativo, a fibra lunga ed iper resistente, coltivato grazie al basalto, sino allo zolfo bio-sintetico della tintura, ottenuto da scarti alimentari e foglie, ma anche agli esclusivii pezzi finiti con grafene in grado di garantire performance anti-microbiche molto interessanti.

Il denim è un protagonista assoluto, che cosa ha di particolare il vostro modo di trattarlo?
E invece no… come spiegavo non troviamo praticamente Denim convenzionale nella collezione TRC. E prerogativa di Candiani non fare un Denim brand classico, anzi, il binomio con Grassi apre un mondo diverso ed in parte inesplorato dove le due aziende vogliono creare un nuovo standard qualitativo grazie a TRC.

Il lancio del brand è previsto al Pitti Immagine uomo di giugno, che cosa farete di speciale per questo debutto?
Stiamo lavorando all’esplosione del concetto TRC, la nostra forma espositiva farà certamente parlare molto. Il nostro “stand” non sarà il solito “stand”, ma creeremo un’esperienza creativa ed educativa perchè lo story telling è importante, ma è ancora più importante dimostrare chiaramente alla industry, alla stampa ed al pubblico unicità e superiorità del progetto e del prodotto TRC.

A che tipo di uomo vi rivolgete?
Il target è certamente ampio. Reputiamo il nostro prezzo accessibile e per questo interessante anche per un pubblico giovane, poiché l’estetica del marchio non definisce nettamente l’età del suo indossatore, tantomeno un’attitudine, ma è chi lo indossa che definisce la sua personale forma ed espressione stilistica, innovativa e sostenibile.