Il turismo invernale in Italia supera ogni previsione. Secondo le stime più recenti dell’istituto Demoskopika, nel corso della stagione 2025-2026 si stimano 29,7 milioni di arrivi e ben 93 milioni di presenze nei territori turistici più popolari nella stagione fredda. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, si è registrato un aumento in entrambi i casi, che ha trascinato la spesa diretta legata a questi flussi. Ma il motore principale di questa crescita è rappresentato dai turisti stranieri, la cui domanda ha registrato una impennata.
Cosa dicono i numeri sul turismo invernale in Italia
Quel che emerge è un segnale molto forte di ripresa del turismo invernale italiano, con effetti che vanno ben oltre la semplice riapertura degli impianti sciistici o delle località montane. Le presenze (93 milioni nel 2025) sono aumentate del 14,3% rispetto allo scorso anno. Confermando non soltanto un ritorno ai livelli pre-crisi, ma una vera crescita del mercato, che si sta espandendo in modo solido.
Anche dal punto di vista economico l’effetto è molto evidente. La spesa turistica, in questo comparto, si attesta a 14,8 miliardi di euro, pari a +9,1% rispetto alla stagione precedente. Questo gettito ha un impatto concreto su intere filiere locali:
- hotel;
- ristoranti;
- impianti sciistici;
- trasporti;
- servizi.
Risorse reali che entrano nelle comunità e sostengono l’economia di territori, che durante l’inverno vivono proprio di turismo. A tal proposito, la crescita della spesa non dipende solo dal maggior numero di turisti, ma anche dal fatto che ogni visitatore spende di più. Questo risultato è probabilmente legato sia alla domanda, sia alla maggiore capacità di spesa dei turisti stranieri. In parte, però, anche all’aumento dei prezzi in diversi settori (come alloggi, skipass, ristorazione e servizi accessori).
Il ruolo chiave del turismo straniero
Secondo i dati diffusi da Demoskopika, gli stranieri in arrivo in Italia per la stagione invernale sono 14,4 milioni. I pernottamenti generati da questi raggiungono i 52 milioni di euro (+28,8 % rispetto all’anno scorso).
La domanda turistica internazionale dimostra che l’Italia resta una meta molto attrattiva anche in inverno, non solo per gli amanti della montagna, ma per un profilo di viaggiatore più ampio (magari interessato allo sci, ma anche a gastronomia, cultura, natura, borghi, esperienze alternative).
Il turista straniero medio, inoltre, spende di più per alloggi di qualità, ristorazione, servizi accessori, trasporti. L’Italia, per questo motivo, sta beneficiando di un effetto “incoming trainante”. Senza la spinta del turismo internazionale probabilmente quest’anno non si sarebbero raggiunte queste cifre.
Impatti sull’economia e il lavoro
L’Italia ha già segnato il record di presenze e flussi in tutte le aree turistiche già questa estate. Una domanda forte anche in inverno permette di ridurre la stagionalità, con impatti positivi su lavoro ed economia tutto l’anno. Questo non solo aumenta la redditività per operatori, ma rende il settore del turismo più stabile e meno soggetto ai picchi estivi.
Una stagione invernale eccellente contribuisce a consolidare i numeri positivi dell’occupazione stagionale, la domanda di servizi, gli investimenti in strutture ricettive, ristorazione, trasporti. Potenzialmente, diventa una leva per lo sviluppo di nuove offerte turistiche (es. turismo slow, enogastronomia, esperienze montane, borghi, turismo sostenibile) e ha un impatto sul PIL.
Un dato così positivo potrebbe spingere territori meno tradizionalmente invernali a investire in un’offerta turistica più articolata. Non solo sci o neve, ma anche cultura, enogastronomia, turismo attivo, esperienze locali autentiche. Questo potrebbe rappresentare un’opportunità per aree nuove, anche nel Sud Italia, per intercettare una parte di questa domanda e crescere.