Lodenfrey, l’eredità bavarese che veste la modernità

Incontro con Leonard von Pfister, CEO di uno storico brand maschile che si divide tra tradizione, stile e innovazione.

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Paolo Gelmi

Esperto di moda e lifestyle maschile

Esperto di moda e lifestyle, è stato direttore di svariate riviste cartacee nel settore luxury.

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Tutto ebbe inizio nel lontano 1842 nel cuore di Monaco di Baviera, quando un giovane tessitore di nome Johann Georg Frey decise di creare il brand Lodenfrey e di dare forma al proprio sogno, quello di creare un tessuto capace di unire funzionalità e raffinatezza in un’epoca in cui la montagna e la città sembravano lontanissime tra di loro, Johann ne immaginò uno che potesse attraversare entrambe le località, da questo suo grande e pioneristico desiderio nacque il tessuto del loden, caldo, resistente e impermeabile, la sua invenzione segnò un punto di svolta per la sua attività, dal laboratorio bavarese iniziarono a partire i primi rotoli di tessuto che in breve tempo conquistarono i gusti di moltissimi viaggiatori, ufficiali e gentiluomini dell’Ottocento, il loden idrorepellente varrà al giovane Johann Georg Frey una medaglia d’oro per questa sua creazione stilistica dall’importanza a livello globale, medaglia che gli sarà consegnata durante l’Esposizione Universale di Parigi nel 1855.

Lodenfrey divenne presto sinonimo di qualità tedesca e sartorialità autentica, un brand capace di fondere la concretezza alpina con un gusto sobrio e nobile, con il passare del tempo e delle generazioni l’azienda di famiglia trasformò il loden in un simbolo di eleganza duratura, rinnovandolo nei tagli, nei colori e nelle interpretazioni senza mai tradire il proprio spirito, il celebre cappotto verde un tempo destinato alle fredde vallate bavaresi divenne un’icona del guardaroba maschile europeo. Oggi Lodenfrey conserva la sua anima figlia della Baviera, ma parla un linguaggio contemporaneo e internazionale: capi essenziali, materiali naturali e lavorazioni che uniscono tradizione, ricerca e innovazione, ogni collezione è il risultato di una perfetta armonia tra passato e presente con un occhio vigile al futuro, un equilibrio che si divide tra la memoria di un tessitore visionario e la sensibilità di chi ancora oggi crede che la vera eleganza non abbia bisogno di grande clamore.

Dal 2022 a capo della Lodenfrey troviamo la sesta generazione con la figura di Leonard von Pfister sia per il Menswear che per i suoi marchi collegati, uomo e imprenditore capace dalle idee ben chiare, fedele al proprio DNA con una visione precisa che va oltre al mero successo economico della sua azienda, una visione che punta ad avere un impatto sociale ed ecologico positivo, salari superiori alla media, nuovi posti di lavoro e utilizzo di energie rinnovabili, per l’occasione QF Lifestyle ha incontrato Leonard von Pfister per farsi raccontare storia, valori e novità di uno dei più longevi marchi maschili al mondo.

Cento ottanta anni di storia, quali sono i valori che da sempre fanno parte della vostra azienda?
In Lodenfrey, tradizione e artigianalità sono sempre stati al centro della nostra identità. Sono valori che definiscono chi siamo, ma non sono statici: evolvono con il tempo. Per me e per la mia generazione in particolare, innovazione e capacità di adattamento hanno un ruolo fondamentale, perché permettono di rispettare le radici traducendole in un linguaggio contemporaneo. Credo che la vera continuità risieda proprio in questo equilibrio: preservare lo spirito del brand mantenendolo vivo e rilevante, oggi e in futuro.

Quali sono i 3 momenti cruciali per Lodenfrey?
Il primo è sicuramente la creazione dello “Strichloden”, un loden veramente idrorepellente, che vinse una medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Parigi del 1855. Un riconoscimento ottenuto da Johann Georg Frey, il fondatore. Poi l’invenzione del modello Hubertus, declinato sempre nel densamente follato Strichloden, divenuto un’icona del guardaroba maschile europeo. Un capo nato a fine 800 per assecondare le esigenze tecniche di vestibilità durante la caccia, l’attività preferita dall’imperatore d’Austria, Francesco Giuseppe, uno dei nostri più famosi clienti nella storia. Il terzo, più recente, è sicuramente, almeno per me, il passaggio alla nuova generazione, la mia: ho accettato la sfida di guidare Lodenfrey come marchio di abbigliamento maschile verso il futuro, con un’identità più internazionale e sostenibile.

Lodenfrey è anche un negozio molto famoso a Monaco di Baviera…
Sì, quasi fin dalla nascita di Lodenfrey, c’è sempre stato un negozio. Inizialmente situato a Schwabing, proprio come la sede di produzione, in seguito trasferito in centro città, dove si trova ancora oggi. Nella seconda metà del XX secolo, l’azienda fu divisa: un ramo della famiglia continuò a sviluppare il marchio di abbigliamento e la produzione, mentre l’altro ramo trasformò il negozio in un grande department store di fama internazionale.

Si vocifera che il vostro modello Hubertus sia il capostipite del Loden, vogliamo approfondire?
Il cappotto Hubertus, al di fuori dei paesi di lingua tedesca, è solitamente chiamato “Loden”, il che è fuorviante, poiché il loden è in realtà il tessuto di cui è fatto il cappotto. Lodenfrey non ha inventato il loden in sé, ma ha inventato lo Strichloden, che è la base del cappotto in loden, quindi è vero: il nostro è l’Originale. Hubertus o ”Loden”, come lo si chiama in Italia, è il modello che ha definito il cappotto in loden così come lo conosciamo oggi. È nato per la caccia, con dettagli funzionali come il piegone sulla schiena per indossarlo a cavallo, le aperture sotto le ascelle per mantenere a lungo la posizione di puntamento e le aperture laterali per accedere alla cartuccera senza slacciarlo. Oggi coniuga quell’eleganza pratica delle origini con un gusto urbano e contemporaneo. È un pezzo senza tempo che Lodenfrey ama rinnovare ogni stagione.

Linee pulite e uno stile classico, quali sono i vostri modelli più iconici?
Oltre a Hubertus, direi le nostre giacche sfoderate e a taglio vivo che citano la tradizione con il caratteristico collo verticale e i cappotti corti in lana cotta che richiamano il guardaroba alpino, ma sono perfetti per la città. Ogni capo ha una costruzione impeccabile, ma quello che ci distingue è il modo in cui restiamo fedeli a noi stessi, pur innovando.

Dove producete i vostri capi?
La nostra sede produttiva principale è a Oradea, in Romania, dove lavorano circa 150 persone. Abbiamo costruito un modello produttivo moderno, sostenibile, altamente qualificato, con impianti solari e stipendi sopra la media. È lì che prendono forma tutte le nostre collezioni.

Quali sono le novità per questo inverno?
Abbiamo lavorato su pesi più leggeri, volumi fluidi, combinazioni materiche che danno profondità ai look. C’è anche un ritorno al verde foresta più scuro e molto moderno, oltre a restare fedeli ai classici toni del blu navy intenso e del beige più chiaro, colori che evocano l’outdoor ma con un appeal metropolitano. Un equilibrio che racconta molto del nostro stile.

In tema di sostenibilità come vi state muovendo?
Per noi sostenibilità significa prima di tutto durata: per i nostri prodotti, la nostra azienda e la nostra forza lavoro. Usiamo energie rinnovabili, promuoviamo la durata dei capi e dal 2003 sosteniamo progetti educativi per i bambini bisognosi in Romania con l’associazione no-profit KIRU E. V. fondata da mia zia Sabine Frey e da suo marito, Klaus Faust. Quindi sostenibilità significa fare le cose bene, evitare gli sprechi, attenersi a prodotti naturali, farli durare a lungo e non inseguire ogni tendenza. Anche questo è un modo per essere sostenibili.

Chi è il vostro consumatore?
Il nostro cliente è un uomo che apprezza la qualità, ma senza ostentazione. Un professionista che ama l’heritage, ma non disdegna l’innovazione. Ultimamente, vediamo crescere una nuova generazione che riscopre il loden come capo simbolico: lo reinterpreta con ironia, lo mixa, lo rende proprio. Ed è bellissimo.

Quali sono i mercati che rispondono in modo importante al vostro prodotto?
Germania e Austria sono ovviamente mercati storici, ma stiamo crescendo molto in Italia, dove la tradizione sartoriale incontra la nostra estetica con naturalezza. Anche il Giappone e alcuni paesi del Nord Europa stanno mostrando grande interesse, proprio per la combinazione di radici forti e spirito moderno.

Pitti Immagine Uomo è per voi una fiera importante?
Assolutamente sì. Pitti è la piattaforma internazionale più autorevole per l’abbigliamento maschile. Essere presenti ci permette non solo di dialogare con buyers da tutto il mondo, ma soprattutto di consolidare il nostro posizionamento in Italia, uno dei nostri mercati strategici. E poi… è sempre uno stimolo creativo.