Il mondo della moda, del cinema, dell’imprenditoria e non solo hanno detto addio a Giorgio Armani. Il Re dell’eleganza non c’è più e ora non resta che guardare a ciò che ha saputo creare con ammirazione.
A piangerlo è anche il settore dello sport, che rappresentava una sua enorme passione. Basti pensare al basket e al calcio, ma non solo. Ecco, dunque, esempi eccellenti di come il percorso di Re Giorgio e quello dell’attività agonistica, su vari campi, si siano intrecciati negli anni.
Il legame con lo sport
Non solo passerelle e negozi, la firma di Giorgio Armani ha trovato ampio spazio anche nello sport, eccome. Morto il 4 settembre 2025, sarà ricordato per sempre da numerosissimi atleti. Del resto campi, piste e stadi sono stati il suo secondo palcoscenico preferito.
Sintomo della sua grande passione per lo sport e, al tempo stesso, tassello cruciale per il consolidamento del suo brand su scala internazionale, come anni prima era stato il cinema. Dalle pedane delle Olimpiadi all’erba del calcio, dal parquet del basket ai box della Formula 1. Armani ha saputo trasformare la sponsorizzazione in una sorta di strategia d’investimento vincente. Qualcosa in grado di generare ritorni tanto di fatturato quanto d’immagine.
Olimpia Milano: passione, guadagno e identità
Innegabile il fatto che il rapporto più profondo nel mondo dello sport sia stato con l’Olimpia Milano. Armani ne è divenuto patron nel 2008. Non il primo approccio con la società, essendone divenuto main sponsor nel 2004. Sotto la sua guida, la squadra è cresciuta e ha dominato, tornando ai vertici nazionale ed europei, tra scudetti, Coppe Italia e Supercoppe.

In ritorno ha ottenuto una piattaforma di comunicazione globale per il marchio EA7, ovvero la linea sportiva di Emporio Armani. Un’enorme esposizione mediatica ma non un’operazione mirata al mero guadagno e basta.
Armani aveva paragonato il suo ruolo a quello di un playmaker, sottolineando come la logica di squadra fosse affine al suo lavoro creativo:
- organizzare le risorse;
- valorizzare i talenti;
- raggiungere obiettivi.
EA7, l’origine del numero
Se la E sta per Empio e la A sta per Armani, ovviamente, a cosa fa riferimento il 7? La linea sportiva è nata nel 2004. Una costola decisamente di successo, la cui denominazione è stata ispirata dall’ex punta del Milan Andriy Shevchenko.
Grande amico dello stilista, è stato da questi omaggiato con l’aggiunta del suo numero di maglia. Da un legame umano alla nascita di un marchio che oggi vale centinaia di milioni di euro in fatturato retail e licensing.

Negli anni EA7 è divenuta sponsor tecnico di squadre e atleti di caratura mondiale. Al di là del fashion sportivo, ha saputo affermarsi anche e soprattutto nel mercato delle divise ufficiali dei club. Numerosi gli ambasciatori di spicco del brand, come:
- Paola Egonu;
- Sofia Goggia;
- Lorenzo Sonego;
- Simone Barlaam.
Dal Napoli all’Italia, dalla Premier alla Serie A
La scelta del calcio è stata di certo dettata in parte dal cuore ma, innegabilmente, questo sport è stato più di ogni altro un terreno strategico per il brand. A fine anni ’90 Armani ha vestito il Newcastle e il Chelsea di Mourinho. Non solo la Premier League nel Regno Unito ma addirittura la Nazionale inglese, per poi aggiungere anche il Bayern Monaco al proprio catalogo clienti illustri.
E in Italia? La Juventus si è affidata a Re Giorgio per i look fuori dal campo dei propri assistiti, calciatori e non. Il Napoli, invece, lo ha coinvolto per un salto di qualità sul terreno di gioco e non solo. La voglia di crescita di De Laurentiis lo ha portato a creare dei progetti in casa, grazie a sua figlia Valentina, ma non la qualità e il marchio EA7.
Innegabile, però, come il richiamo della Nazionale, degli Azzurri, sia stato il più forte in questo sport. Nel 1994 aveva firmato le divise formali dell’Italia. Ha poi fatto ritorno negli anni Duemila, con Euro 2020 che ha rappresentato il culmine di quest’esperienza. Il tutto è culminato con la vittoria in Finale contro l’Inghilterra, con gli Azzurri che hanno vestito il suo stile ben riconoscibile per l’intera manifestazione.
Olimpiadi, Ferrari e beneficienza: una vetrina mondiale
Una lunga collaborazione, quella con il Coni, con l’Italia che ha vestito Armani sui vari podi calcati, estivi e invernali a:
- Londra 2012;
- Rio 2016;
- Tokyo 2020;
- Pechino 2022.
Le collezioni olimpiche hanno avuto anche un impatto commerciale: le divise celebrative e i kit replica hanno registrato vendite importanti, intercettando non solo i tifosi ma anche consumatori attratti dall’idea di indossare un pezzo della “squadra Italia”.

La sua ultima apparizione pubblica si lega proprio a questo universo, con il rinnovo della collaborazione tra il marchio e i Comitati Olimpico e Paralimpico Italiani. A Milano Cortina 2026 gli atleti vestiranno Armani.
Nel 2021 è stato invece siglato un accordo con Ferrari, vestendo i piloti Leclerc e Saiz. Anche in questo caso, inutile dirlo, un’operazione dall’enorme visibilità, considerando come Ferrari sia un marchio di caratura globale da miliardi di euro.
Accanto alle operazioni commerciali, Armani ha investito nello sport anche in chiave sociale. Dal libro fotografico Faces of Sport (2004), realizzato con grandi fotografi e atleti olimpici e paralimpici, alla collaborazione con la Fondazione Djokovic, fino al sostegno all’Olimpia Milano durante l’emergenza Covid con una donazione milionaria agli ospedali lombardi.