L’Italia conferma la sua leadership mondiale nella produzione vinicola, con oltre 55,4 milioni di ettolitri di vino in giacenza negli stabilimenti enologici al 28 febbraio 2025, secondo i dati del Report n. 3/2025 – Cantina Italia, pubblicato dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste (Masaf) a marzo 2025.
Tuttavia, rispetto allo stesso periodo del 2024, si osserva una riduzione dell’1,3% delle giacenze di vino e un calo ancora più marcato per i mosti (-7,1%), segno di un mercato in continua evoluzione.
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Il Veneto guida le scorte vinicole italiane
Le regioni del Nord Italia (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna) dominano la classifica in termini di stock, detenendo il 58,5% del vino nazionale.
Il Veneto si conferma il cuore pulsante della viticoltura italiana, con il 26,4% delle giacenze complessive, trainato in particolare dalle province di Treviso (11,6%) e Verona (8,7%).
Questi numeri riflettono non solo la forte vocazione produttiva della regione, ma anche il ruolo centrale delle denominazioni di origine controllata, in particolare quelle legate al Prosecco e ai grandi vini rossi veronesi.
Dop e Igp, la qualità prevale sulla quantità
Un altro dato interessante, che emerge dal report Masaf, è che più della metà del vino detenuto in Italia è Dop (54,8%), con una leggera prevalenza di rossi (48,6%).
A seguire troviamo i vini a Indicazione Geografica Protetta (Igp), che rappresentano il 26,5% delle scorte, con una maggiore incidenza ancora una volta dei rossi (55,7%).
I vini varietali, ossia quelli che riportano solo il nome del vitigno senza Dop o Igp, rappresentano invece appena l’1,3%, mentre il restante 17,5% rientra nella categoria degli “altri vini”.
Questa concentrazione del mercato nei segmenti Dop e Igp evidenzia una chiara tendenza: il consumatore, sia in Italia che all’estero, predilige sempre più prodotti certificati e legati al territorio.
Quanto conta la certificazione Dop o Igp
Tuttavia, è interessante notare come, nonostante in Italia siano registrate 526 indicazioni geografiche tra vini Dop e Igp, la maggior parte delle giacenze è concentrata in poche denominazioni.
Infatti le prime 20 denominazioni (le più importanti in termini di volumi di produzione e mercato) rappresentano il 58% del totale delle giacenze di vini, mentre le altre 506 denominazioni si spartiscono il restante 42%.
In pratica, esiste un forte squilibrio e alcuni vini Dop e Igp (come Prosecco, Chianti, Barolo, Amarone) hanno grandi volumi di produzione e giacenze consistenti, mentre molte altre denominazioni minori hanno volumi ridotti e faticano a imporsi sul mercato.
Il calo delle giacenze e l’impatto sui prezzi
La diminuzione dell’1,3% delle scorte vinicole rispetto al febbraio 2024 e il più marcato -3,7% rispetto al 31 gennaio 2025 potrebbe tradursi in un progressivo riequilibrio tra domanda e offerta, con possibili impatti sui prezzi.
Se da un lato un calo delle giacenze può favorire un aumento dei prezzi per i produttori, dall’altro l’attuale concentrazione nelle denominazioni più forti potrebbe rendere difficile la valorizzazione dei vini meno noti.
Un altro aspetto da monitorare è la forte riduzione dei mosti (-7,1%) e del vino nuovo ancora in fermentazione (-43%), che potrebbe indicare una vendemmia meno abbondante o una maggiore rapidità di trasformazione in prodotto finito.
Questo scenario potrebbe avere ripercussioni sui futuri volumi di vino disponibile sul mercato, soprattutto se si considerano le incertezze climatiche che hanno colpito alcune zone vitivinicole italiane.
Rimane anche da considerare l’impatto dei dazi del 200% sul vino italiano.