Prezzi di frutta, verdure e cereali giù fino al -56%: i crolli dal riso all’uva

I prezzi dei prodotti agricoli italiani hanno subito crolli drastici, raggiungendo il -56% in alcuni casi, come per l'uva da tavola

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

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I prezzi dei prodotti nei campi, per molti agricoltori italiani continuano a scendere, con cali che in alcuni casi raggiungono il 56% in meno rispetto all’anno precedente. La situazione è particolarmente critica per frutta, verdura e cereali, settori storicamente centrali per l’economia del Paese. Secondo i dati mensili di Ismea, pubblicati a novembre 2025 ma relativi a ottobre 2025, la crisi interessa sia i cereali, con il grano duro e il riso in forte sofferenza, sia l’ortofrutta, che vede quotazioni drasticamente ridotte per prodotti di punta come pomodori, lattuga e uva da tavola.

Il problema, come evidenzia Coldiretti commentando la Nota Istat sull’andamento dell’economia italiana, non riguarda solo le oscillazioni dei prezzi al dettaglio. Se da una parte i consumatori percepiscono alcune tensioni nei supermercati, dall’altra gli agricoltori si trovano a vendere le proprie produzioni in perdita, incapaci di coprire i costi di produzione.

Le cause di questa contrazione sono molteplici, ma spicca in maniera significativa la pressione esercitata dalle importazioni straniere a basso costo, che saturano il mercato e deprimono le quotazioni del prodotto italiano.

I prezzi di frutta, verdura e cereali continuano a scendere

Secondo Coldiretti, tra i fattori principali che comprimono le quotazioni del prodotto italiano ci sono le importazioni di frutta, verdura e cereali da Paesi extra Ue. Questi prodotti entrano sul mercato a prezzi molto più bassi rispetto alle produzioni nazionali, grazie anche a normative meno restrittive in termini di pesticidi, fertilizzanti o antibiotici.

La concorrenza internazionale si manifesta quindi sul piano economico, svalutando i prezzi della merce venduta in Italia dagli agricoltori e dalle imprese agricole.

Di quanto sono scesi i prezzi di grano e riso

Tra i cereali, i dati più preoccupanti riguardano il grano duro e il riso.

I produttori hanno visto i prezzi del grano duro scendere del 13%, mentre il riso mostra una riduzione media del 17%, con alcune varietà pregiate come l’Arborio che hanno perso addirittura il 35% del valore rispetto all’anno scorso.

Questi dati evidenziano una situazione di grande fragilità per le filiere cerealicole italiane, che faticano a competere con l’ingresso sul mercato di grani e risi esteri spesso venduti a prezzi inferiori, grazie a costi di produzione più bassi e normative meno stringenti.

Orticoltura e frutticoltura: crolli a doppia cifra

Non va meglio nel settore ortofrutticolo, dove il calo dei prezzi raggiunge livelli ancora più alti. Secondo Ismea, i coltivatori hanno visto le quotazioni dei pomodori registrare un -40%, la lattuga un -33% e l’uva da tavola addirittura un – 56%.

Il problema è aggravato dal fatto che questi crolli di prezzo nei campi non si traducono in un vantaggio per i consumatori finali. I prezzi al dettaglio, infatti, rimangono relativamente uguali o calano solo marginalmente, mentre gli agricoltori subiscono il peso principale della riduzione dei ricavi. Si crea così una situazione paradossale, in cui chi produce alimenti di qualità paga il prezzo più alto della concorrenza sleale, senza benefici apparenti per chi acquista.

Costi di produzione e sostenibilità delle aziende agricole

A peggiorare la situazione c’è il permanere di costi di produzione elevati, legati a materie prime, energia, manodopera e servizi agricoli. Molte aziende si trovano a produrre in perdita, mettendo a rischio la sostenibilità economica delle attività agricole.

È evidente come la crisi dei prezzi agricoli non possa essere affrontata solo a livello di mercato. Serve una strategia che contempli strumenti di tutela del prodotto, incentivi all’innovazione, trasparenza nella tracciabilità e regolamentazioni più efficaci sugli scambi internazionali.

Le filiere rischiano di essere compromesse, minacciando la redditività delle aziende agricole.