Formaggi italiani da 5,5 miliardi: quali sono i più venduti

La produzione di formaggi in Italia vale ben 5,5 miliardi di euro: quali sono i più venduti e con i maggiori incassi in termini di vendite

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Pubblicato: 9 Giugno 2025 13:06

L’Italia nella produzione di formaggi si distingue come vera e propria eccellenza. Con la sua leadership mondiale per biodiversità casearia, vanta infatti ben 588 specialità tra formaggi Dop, Igp e prodotti agroalimentari tradizionali (Pat). Una varietà che non ha eguali in nessun altro Paese al mondo. È un patrimonio culturale, agricolo ed economico che, secondo l’analisi di Coldiretti su dati Ismea, in termini produttivi vale 5,5 miliardi di euro.

Il formaggio non è soltanto un alimento. È la colonna portante di quella che viene definita la Dop Economy, ovvero il sistema italiano delle produzioni a denominazione di origine, che nei prodotti lattiero-caseari trova la sua espressione più rappresentativa. Basti pensare che il comparto dei formaggi da solo rappresenta circa il 60% del valore totale del cibo certificato Dop e Igp.

I formaggi italiani più venduti

Tra i prodotti Dop più venduti, simbolo del successo del Made in Italy alimentare, ci sono a dominare il mercato:

  • Grana Padano (al primo posto per valore);
  • Parmigiano Reggiano (secondo);
  • Mozzarella di Bufala Campana (quarta).

Nella top ten dei Dop rientrano anche Pecorino Romano e Gorgonzola, a testimonianza di una varietà e un’apprezzabilità che spaziano dal Nord al Sud della Penisola, dalle Alpi alla Campania.

Quando si parla di prodotti per valore ci si riferisce al valore economico generato da un determinato prodotto, ovvero il valore complessivo alla produzione (che include il prezzo pagato ai produttori, la quantità di vendite e anche il valore aggiunto generato lungo la filiera).

Stiamo parlando di parametri importanti per capire l’importanza economica di un alimento o di un’intera filiera all’interno del mercato agroalimentare. Importanza in questo caso conquistata non solo per la richiesta (e le vendite) ma anche grazie al riconoscimento internazionale per qualità e gusto, su cui diverse classifiche si basano.

Basti pensare che il TasteAtlas, prestigioso atlante internazionale dei piatti e dei prodotti tipici locali, ha incoronato proprio il Parmigiano Reggiano come miglior formaggio al mondo, mentre ha messo la Mozzarella di Bufala e la Burrata tra le prime dieci posizioni.

Filiera da 19 miliardi e 200.000 addetti ai lavori

Dietro ogni formaggio c’è una filiera imponente, fatta di allevatori, mungitori, casari, trasportatori, stagionatori, tecnologi alimentari e commercianti.

Giusto per comprenderne meglio la portata, qualche numero: il settore lattiero-caseario italiano conta quasi 24mila stalle bovine e 110mila allevamenti di pecore e capre, per una produzione annua di circa 14 milioni di tonnellate di latte (soprattutto vaccino), che alimentano un sistema del valore di 19 miliardi di euro e danno lavoro a oltre 200.000 persone.

Questo sistema non sarebbe stato possibile senza l’impegno degli allevatori italiani, che in questi anni hanno puntato sull’innovazione, la qualità e la sostenibilità.

Ma i formaggi italiani non sono solo economia. Sono presidio del territorio. Le stalle e i caseifici presenti nelle zone rurali, soprattutto quelle montane e interne, contrastano lo il fenomeno dello spopolamento e rappresentano una risorsa per l’ambiente.

Sostenere queste produzioni significa anche sostenere le comunità locali, offrendo opportunità economiche e lavorative, soprattutto alle nuove generazioni, in un’epoca di migrazioni verso le grandi città e l’abbandono dei piccoli centri e dei borghi.