Negli ultimi anni il mercato cinese si è progressivamente affermato come una delle frontiere più interessanti per l’agroalimentare italiano. Un percorso costruito con pazienza, investimenti, promozione del Made in Italy e un crescente apprezzamento da parte dei consumatori asiatici per i prodotti di qualità.
Oggi, però, questo percorso rischia di subire una brusca frenata. L’annuncio del governo di Pechino di voler imporre nuovi dazi sui prodotti lattiero – caseari importati dall’Unione europea rappresenta un colpo durissimo per il settore. Si ipotizzano aliquote fino al 52%, a danno soprattutto dei prodotti freschi, in particolare per i formaggi italiani.
Un mercato in forte espansione
La misura, si inserisce in un contesto più ampio di tensioni commerciali internazionali. Rischia di compromettere non solo i risultati già raggiunti, ma soprattutto le prospettive di crescita future dell’export caseario italiano in Cina. In gioco ci sono numeri che, seppur ancora contenuti rispetto ad altri mercati, raccontano una storia di forte dinamismo: nel 2024 le vendite di formaggi italiani in Cina hanno raggiunto un valore di 71 milioni di euro, con un incremento del 207% rispetto al 2020, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat.
Negli ultimi cinque anni, l’export di formaggi italiani verso la Cina è quindi più che triplicato. L’Italia ha saputo ritagliarsi uno spazio importante, puntando in particolare sui formaggi freschi e ad alto valore aggiunto, percepiti come prodotti premium. Mozzarella, burrata, mascarpone e altre specialità hanno trovato spazio, soprattutto nella ristorazione italiana e internazionale presente nelle grandi città cinesi, ma anche nel consumo domestico delle fasce di popolazione più abbienti e cosmopolite.
Cosa si rischia con i dazi fino al 52%
L’ipotesi di dazi fino al 52% sui prodotti freschi importati dall’Unione europea rappresenta una minaccia per questa traiettoria di crescita. Un aumento dei prezzi di tale portata rischia infatti di rendere i formaggi italiani meno competitivi rispetto ai prodotti locali o a quelli provenienti da altri Paesi non colpiti dalle stesse misure tariffarie.
Per il settore lattiero-caseario italiano, già sottoposto a forti pressioni sui costi di produzione (dall’energia alle materie prime), l’introduzione di dazi così elevati rischia di tradursi in una perdita secca di fatturato e in un rallentamento delle esportazioni. Il tutto proprio in uno dei mercati più promettenti.
Il vero rischio, dunque, non è solo legato ai volumi attuali, ma alla perdita di opportunità future. La Cina non è autosufficiente dal punto di vista lattiero – caseario e, anzi, deve fare i conti con una produzione interna insufficiente a soddisfare una domanda in costante aumento, soprattutto per i prodotti di qualità medio alta. In questo contesto, il Made in Italy ha tutte le carte in regola per diventare un protagonista stabile.
I formaggi italiani e il ruolo nel food export verso la Cina
I formaggi rappresentano oggi il secondo prodotto agroalimentare italiano esportato in Cina, subito dopo il vino. Un dato che conferma il peso del comparto all’interno delle relazioni commerciali tra i due Paesi. Nel complesso, l’export di cibo italiano verso il mercato cinese ha superato nel 2024 i 600 milioni di euro in valore, a testimonianza di un interesse crescente per l’agroalimentare tricolore.
Questo risultato è frutto di un lungo lavoro di promozione, tutela delle denominazioni, contrasto all’Italian sounding e costruzione di una reputazione basata su qualità, sicurezza e tradizione. I dazi rischiano di vanificare parte di questo lavoro, rendendo più difficile per le imprese italiane presidiare il mercato e continuare a investire in promozione e distribuzione.