Negli ultimi anni, il vino rosé ha guadagnato terreno a livello globale, emergendo come una delle tipologie più resilienti del panorama enologico. Nonostante il calo generalizzato dei consumi e degli scambi internazionali di vino, il segmento dei rosati continua a crescere, erodendo quote ai vini bianchi e rossi tradizionali.
Secondo l’Osservatorio mondiale dei vini rosati, curato da France Agrimer in collaborazione con il Consorzio interprofessionale dei vini di Provenza, l’Italia si colloca in quarta posizione per consumo mondiale. Con 1,1 milioni di ettolitri nel 2023, è preceduta solo da Francia, Germania e Stati Uniti.
Il mercato globale dei vini rosati: i numeri a confronto
Nel 2023 il mercato mondiale dei rosati ha registrato un consumo di circa 18,5 milioni di ettolitri, pari a circa il 10% del totale mondiale di vino. Sebbene sia in lieve calo rispetto ai massimi del 2019, il segmento dei rosati si è dimostrato più resiliente dei vini fermi. Dati alla mano: una riduzione media annua dell’1,7%, contro il -3,8% dei vini fermi tradizionali.
La Francia si conferma leader assoluta con 5,8 milioni di ettolitri, seguita da Germania (2,1 milioni) e Stati Uniti (1,9 milioni). L’Italia mantiene la quarta posizione, davanti al Regno Unito, con 1 milione di ettolitri consumati.
Secondo gli esperti, questa resilienza deriva dalla capacità dei rosati di adattarsi alle nuove preferenze di consumo. Sono più leggeri, versatili e spesso a bassa gradazione alcolica. I rosé sono perfetti per un pubblico giovane e per i consumatori attenti alla moderazione, senza rinunciare al gusto e alla qualità.
Come l’Italia prova a scommettere sul rosé
I Consorzi di tutela italiani, pur operando in modo disomogeneo, stanno diversificando le produzioni per agganciare il trend. Il Consorzio del vino Chianti Docg ha recentemente presentato al ministero dell’Agricoltura una storica modifica al disciplinare di produzione per introdurre la tipologia Chianti rosato. La stima iniziale potrebbe arrivare a 10 milioni di bottiglie già a partire dall’annata 2025.
Anche il Primitivo di Manduria si prepara a lanciare un rosato Doc, con il disciplinare quasi completato. La presidente del Consorzio, Novella Pastorelli, sottolinea come questa scelta non sia solo una risposta al calo dei vini rossi, ma una strategia per consolidare la presenza della denominazione sia sul mercato nazionale sia internazionale, intercettando le nuove tendenze e ampliando le occasioni di consumo. L’obiettivo è proporre un vino immediato ma non banale, capace di conservare l’anima del Primitivo in chiave più leggera e versatile.
Il Cerasuolo d’Abruzzo rappresenta un altro esempio di innovazione e valorizzazione dei rosati italiani. Con circa 9 milioni di bottiglie prodotte, il Consorzio vini d’Abruzzo ha definito il range di colore ottimale per il Cerasuolo, tra il rosso ciliegia e il rubino chiaro, recuperando così tradizione e identità storica del territorio. Il disciplinare sarà aggiornato in modo da garantire standard uniformi, con la possibilità di produrre anche versioni più chiare sotto le etichette Abruzzo Doc rosato o Igt Terre d’Abruzzo rosato, pronte per la vendemmia 2026.
Anche le bollicine puntano al rosa
Non solo vini fermi, anche gli spumanti italiani stanno cavalcando l’onda del rosé. La Doc Prosecco ha già introdotto una produzione di rosé pari a circa 20 milioni di bottiglie, pari all’8% della produzione totale. La Doc delle Venezie, custode del Pinot grigio, ha autorizzato la produzione di rosé/ramato dal 2021, mentre la Doc Garda ha recentemente presentato la versione Pinot grigio ramato rosato. L’Asti rosé Docg è invece in attesa dell’approvazione definitiva del disciplinare, basato su un blend moscato-brachetto, e punta a entrare sul mercato nei prossimi anni con un prodotto capace di valorizzare il patrimonio enologico piemontese.
L’Italia deve confrontarsi con un contesto globale in evoluzione. Francia, Germania e Stati Uniti, pur rimanendo mercati storici, hanno visto una progressiva erosione della loro quota, passata dal 58% di quindici anni fa al 53% nel 2023. Al contrario, crescono i consumi in Europa centro-orientale e in Oceania, mercati emergenti da tenere in considerazione nelle future strategie di marketing. Anche Canada e Spagna mostrano trend positivi.
Commercio internazionale e importazioni
Metà dei rosati consumati nel mondo attraversa almeno un confine. Nel 2023 sono stati importati circa 9,5 milioni di ettolitri, pari al 10,7% dell’import globale di vini fermi, per un giro d’affari di 2,2 miliardi di euro. La Francia domina a volume ma con prezzi bassi, spesso in formato sfuso, mentre Stati Uniti e Canada registrano i prezzi all’import più elevati. Il Regno Unito guida invece la classifica a valore, con il 17% delle quote di import.
L’export globale di rosé ha toccato 10,8 milioni di ettolitri per un giro d’affari di 2,5 miliardi di euro. La Spagna guida a volume, seguita dalla Francia e dall’Italia, che evidenzia un trend positivo nonostante le difficoltà generali. Particolarmente interessante è la metamorfosi degli Stati Uniti, che da esportatori diventano importatori netti, segno di una domanda interna non più soddisfatta dalla produzione nazionale.