L’agroalimentare italiano si conferma, ancora una volta, uno dei grandi motori dell’economia nazionale. Un comparto capace di tenere insieme tradizione, innovazione, export, occupazione e coesione territoriale, diventando negli anni un pilastro del Made in Italy sui mercati internazionali. Secondo il nuovo rapporto ISMEA, presentato a dicembre 2025, il settore ha impiegato 1 milione di persone (addetti ai lavori) nel 2024, mentre l’intera filiera (dalla produzione alla tavola) contribuisce al 15% del PIL nazionale.
Tutti i primati dell’agroalimentare Made in Italy
Con 44,4 miliardi di euro generati tra agricoltura, silvicoltura e pesca, l’Italia è in testa al continente per la crescita del valore aggiunto nel settore primario. A testimonianza dell’efficienza della filiera, ogni addetto produce un valore aggiunto di 46.300 euro, un livello tra i più alti in Europa.
Anche l’industria di trasformazione alimentare mantiene una posizione di rilievo, raggiungendo i 38 miliardi di euro (terza in Europa, subito dopo Germania e Francia) e registrando un aumento del +3,5% a prezzi correnti nel 2024. Tuttavia, la performance più impressionante riguarda il reddito agricolo italiano. Nel 2024 è cresciuto del 9,2%. Questo dato si aggiunge al già eccezionale +11,7% registrato nel 2023. Per fare un confronto, la media europea per il 2024 è ferma ad appena +0,7% (ed era negativa nel 2023). Questa differenza sottolinea la forza e la rarità della nostra competitività.
Le aziende italiane dimostrano di credere fermamente anche nel futuro del settore, con investimenti agricoli privati che hanno toccato i 10,6 miliardi di euro nel 2024. Infine, l’Italia rimane imbattibile nel campo della qualità certificata. Con quasi 900 registrazioni tra DOP e IGP, nessun altro Paese al mondo può vantare un patrimonio agroalimentare così ricco, prestigioso e tutelato. Ora pure patrimonio UNESCO.
Occupazione in crescita
Performance ottime l’agroalimentare italiano ha riportato anche nel campo dell’occupazione. Nel 2024 l’agricoltura italiana ha raggiunto 1 milione di addetti, segnando un +0,7% sul 2023 e un +2,9% nell’ultimo decennio. Un dato ancora più rilevante se confrontato con il resto d’Europa, dove nello stesso periodo si registra un calo del 17%. L’Italia, dunque, non solo mantiene ma aumenta la forza lavoro agricola, in controtendenza rispetto al trend comunitario.
Un risultato legato anche all’ingresso di nuove imprese giovanili e all’innovazione tecnologica (dalla digitalizzazione delle filiere all’agricoltura di precisione), che stanno rendendo il settore più attrattivo e dinamico.
Export: quasi 70 miliardi e Stati Uniti sempre più centrali
Non a caso, le esportazioni agroalimentari rappresentano il vero marchio distintivo dell’Italia nel mondo. Nel 2024 il valore dell’export ha raggiunto circa 70 miliardi di euro, trasformando quello che dieci anni fa era un settore in deficit in un comparto che oggi vanta un surplus commerciale di 2,8 miliardi. Il trend rimane positivo anche nel 2025: nei primi nove mesi le vendite all’estero hanno segnato un +5,7%.
Particolarmente brillante il mercato statunitense, con 7,8 miliardi di euro di export verso gli USA nel 2024 (+17,1% rispetto al 2023). Vino, olio, pasta, formaggi stagionati e prodotti DOP/IGP guidano questa crescita, confermando gli Stati Uniti come uno sbocco imprescindibile per il settore. Le sfide non mancano (dalla geopolitica ai dazi) ma la filiera ha dimostrato di saper reagire, investire e progettare il futuro. Un settore che non solo rappresenta il passato glorioso del Made in Italy, ma ne scrive anche il futuro.