Che il governo di Giorgia Meloni stia attraversando la prima fase davvero complicata da quando si è insediato lo scorso ottobre, lo si evince dalle modalità di comunicazione adottate dalla premier nelle ultime settimane. In particolare, continua a fare molto discutere la scelta di pubblicare un video sulle proprie pagine social (a differenza della classica conferenza stampa con i giornalisti) per illustrare le misure contenute nel decreto lavoro approvato durante il Consiglio dei ministri convocato per il 1° maggio.
La decisione di elencare i provvedimenti approvati tramite una modalità di pura disintermediazione – concordata con i responsabili della comunicazione e con il capo ufficio stampa di Palazzo Chigi, il giornalista Franco Bechis – ha fatto infuriare buona parte degli organi di stampa, ma soprattutto ha dato il via libera alle proteste delle opposizioni, con Elly Schlein e Giuseppe Conte che hanno subito attaccato la maggioranza per l’assenza di chiarezza e trasparenza.
Come cambiano i contratti di apprendistato dopo l’approvazione del Decreto di economia e finanza
E così la questione mediatica ha finito col mettere in secondo piano le disposizioni contenute nel decreto lavoro. Se il tema dell’abbassamento del cuneo fiscale (vero pilastro del decreto) è comunque rientrato nel dibattito pubblico per la portata dei suoi effetti sulla vita dei cittadini (e di cui vi abbiamo illustrato ogni dettaglio in questo approfondimento), la stessa attenzione non c’è stata nei confronti di altre voci che però finiranno comunque per impattare sulla quotidianità di milioni di cittadini e contribuenti.
Ad esempio, non ha trovato grande spazio sui quotidiani e nei talk show la questione che riguarda gli incentivi per le assunzioni. Ai datori di lavoro che sceglieranno di ampliare il proprio parco dipendenti verrà infatti riconosciuto un bonus che può arrivare a coprire fino al 60% del valore della retribuzione mensile lorda: questo si verificherà a patto che i nuovi assunti rientrino nella categoria dei cosiddetti “neet”, ossia quei giovani fino a 30 anni che non sono né studenti né lavoratori. Inoltre i contratti dovranno avere una durata minima di 12 mesi (e dovranno essere sottoscritti nel periodo compreso tra il 1° giugno e il 31 dicembre 2023).
Contratto di apprendistato, tutte le modifiche inserite dal governo nel Decreto di economia e finanza
Ma ci sono anche altri interventi per agevolare l’ingresso nel mondo professionale degli under-35 e dei disoccupati, soprattutto quelli residenti nelle regioni del Mezzogiorno, anche tramite l’utilizzo dei tanto contestati voucher: per quest’ultimo strumento viene infatti innalzata la soglia di utilizzo (dai precedenti 10mila euro a 15mila euro) da parte di quelle aziende che operano nel settore turistico, ossia quello che comprende le associazioni e le aziende attive nelle fiere, nei convegni, nei congressi, negli stabilimenti balneari e nei parchi divertimento per i più piccoli.
Ma la novità che più di tutte è passata sottotraccia nonostante i suoi risvolti tutt’altro che banali è quella sui contratti di apprendistato. Stiamo parlando di una piccola rivoluzione, in quanto per usufruirne viene tolto il limite di età fissato a 29 anni che finora risultava valido proprio per il comparto turistico e per quello affine delle località termali. D’ora in avanti, in questi settori, potranno dunque essere scritturate con un contratto di apprendistato anche le persone disoccupate con un’età superiore ai 40 anni.