I diversi tipi di colloquio e come affrontarli

Scopri con QuiFinanza quali sono le domande standard di un colloquio di lavoro e come rispondere.

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Claudio Garau

Editor esperto in materie giuridiche

Laureato in Giurisprudenza, con esperienza legale, ora redattore web per giornali online. Ha una passione per la scrittura e la tecnologia, con un focus particolare sull'informazione giuridica.

Il colloquio di lavoro rappresenta la sfida più ardua se ci si vuole candidare per una posizione ambita in grado di dare una svolta non solo alla carriera professionale, ma al proprio percorso di vita. Oggi esistono varie modalità di incontro, tra cui i colloqui in persona e di gruppo, e prevedono un confronto che segue regole specifiche a seconda della tipologia.

Per non farsi cogliere impreparati, è necessario conoscere una serie di elementi imprescindibili sul come presentarsi e cosa dire, analizzando con attenzione gli atteggiamenti e le domande che stabiliranno il sì o il no della tua riuscita.

Prima del colloquio di lavoro, come presentarsi

Se già hai vissuto un primo colloquio di lavoro, sai bene quanto sia rilevante l’aspetto e la cura. Si tratta di elementi che, talvolta, possono fare la differenza come e più di altri. Pertanto, seleziona un abbigliamento consono in base al ruolo per cui ti sei candidato, indossando un outfit professionale, elegante o più comodo secondo l’esigenza.

Qualora tu ritenga che nulla del tuo armadio sia adeguato, cogli la palla al balzo e investi tempo ed energie per acquistare dei capi d’abbigliamento appropriati e che ti facciano sentire a tuo agio per iniziare al meglio. Si tratta di un piccolo investimento che potrà rivelarsi decisivo e che potrebbe darti quella marcia in più per superare lo step di selezione, e firmare un interessante contratto di lavoro.

Se si tratterà di un colloquio in un ambiente di lavoro formale e con un rigoroso dress-code – potrai informarti prima a riguardo presso l’ufficio HR o presso l’agenzia del lavoro che ti ha fatto da intermediario – opta per un classico abbigliamento con giacca e cravatta. Mentre, se ti recherai un posto dove non è richiesta una certa eleganza nel vestire, potrai indossare capi un po’ più informali, come una camicia a maniche corte o dei comuni jeans.

In ogni caso, farai bene ad evitare accessori, acconciature o trucco eccentrici: l’idea che traspare dal tuo stile si ripercuoterà inevitabilmente sul giudizio finale, in bene o in male. Meglio essere un po’ più sobri rispetto ai propri soliti gusti in fatto di abbigliamento, che rischiare di giocarsi l’assunzione per un colore troppo sgargiante o un braccialetto che non passa inosservato.

Studia e preparati per la tua posizione

Dopo l’argomento outfit, bisognerà dare la giusta impressione anche per il contenuto. Cosa sei in grado di offrire ai selezionatori, che può farti fare la differenza rispetto agli altri candidati? Dovrai rispolverare – o anche acquisire – nuove informazioni o competenze per il ruolo o la posizione, per cui ti sei candidato.

Uno studio autonomo che deve essere accompagnato parallelamente da un’analisi (più o meno approfondita) dell’azienda o della realtà per cui vuoi lavorare. Informati se il colloquio sarà tecnico o meno, per sapere se devi mostrare una tua competenza specifica come la padronanza di una lingua straniera, l’uso di un sistema operativo e così via.

Devi sapere in anticipo se ti saranno fatte domande atte a verificare la tua effettiva preparazione o se sarà un mero colloquio conoscitivo. Si tratta di dettagli nient’affatto secondari e che potranno farti fare la differenza, proprio come lo stile di abbigliamento adeguato al contesto.

Affronta con determinazione lo step di selezione

La curiosità e la passione sapranno esserti d’aiuto sia nello studio della tua posizione da svolgere almeno con qualche giorno di anticipo, sia in quello aziendale per capire i valori, lo scopo e la modalità di lavoro per cui ti stai proponendo.

Dovrai sapere come esporre di te e del tuo percorso formativo e professionale, facendo eventualmente delle prove prima del colloquio. Serviti di una narrazione asciutta, empatica e professionale. Prendi carta e penna o apri un file Word, metti nero su bianco le esperienze lavorative utili a creare un nesso con la posizione a cui aspiri.

Più cose dirai su di te, e più queste saranno collegate all’attività dell’azienda e al ruolo su cui verte il colloquio di lavoro, più chance avrai di convincere i selezionatori.

Ricorda che all’addetto delle risorse umane non interesseranno informazioni personali a meno che non siano strettamente correlate a scelte di lavoro. Potrebbe anche farti qualche domanda un po’ più personale, riguardante ad es. i tuoi hobby, ma sarà sempre qualcosa di meramente correlato e non di importanza primaria.

Durata massima dell’autopresentazione al colloquio

Una buona idea è quella di preparare un discorso che non vada oltre i tre minuti. Vi sono infatti selezionatori che chiedono di parlare liberamente di sé senza fare interruzioni con domande o considerazioni varie, quindi dovresti trovarti pronto con un discorso già precostituito – con cui mostrarti volenteroso e in possesso delle giuste competenze.

Focalizzati sugli aspetti che mettono in relazione le tue esperienze pregresse e il lavoro che vorresti svolgere. Ed evita quindi di andare fuori tema, tendendo a raccontare molto più della dimensione personale che di quella formativa o professionale. Ogni parola deve essere proiettata verso di loro, ma attraverso il tuo vissuto lavorativo e, perché no, anche attraverso il tuo tessuto sociale.

Puoi comunque scegliere di arricchire il tuo racconto, con esperienze che vadano anche al di là del mondo del lavoro: se si tratta ad esempio di un colloquio in cui l’azienda è sensibile, anche marginalmente, al sociale, potrai raccontare di aver svolto volontariato o di un viaggio specifico che possa interessarli.

Ricorda di non inventare esperienze, di fornire una risposta attinente alle loro domande in linea con lo stile del ruolo prescelto e di non ripetere le voci già menzionate sul tuo curriculum vitae, che dovrà essere scritto con molta attenzione. Molto probabilmente l’avranno già letto, cerca di sfruttare al meglio quei pochi minuti a disposizione per catturare l’attenzione dicendo qualcosa che non sanno di te.

Domande colloquio conoscitivo: le intramontabili

Al fatidico “Mi parli da lei” potrai rispondere seguendo le linee guida dell’elaborato che avrai ripetuto più volte fino a dare l’impressione di esser spontaneo e sicuro di te. Allo stesso modo, ci si può preparare per rispondere alle domande di colloquio più frequenti per non farsi prendere alla sprovvista.

Anche se ti senti competente per la posizione, essere prudenti e dare la giusta attenzione alle domande del colloquio potrebbe aumentare di non poco l’opportunità di vedere realizzato il proprio sogno.

In cima alle classiche delle domande c’è il “Come si vede tra 5 anni?”, il cui scopo è capire a fondo se la posizione richiesta rappresenta solo un modo per rimpiazzare un periodo morto o al contrario rappresenta un’opportunità in cui si vuole investire realmente.

Fornire una risposta vaga o essere incapaci nel pronosticare un possibile scenario, vuol dire, ai loro occhi, non avere a cuore il posto di lavoro agognato. Al contrario, parlare in un futuro prossimo di carriera e progetto, può far aumentare le possibilità di riuscita.

Un’altra domanda quotata è “Perché dovremmo scegliere proprio lei?”: qui bisogna mettere in campo tutte le esperienze lavorative legate al posto ambito e le caratteristiche personali che possono giovare all’azienda. Essere selezionati per un colloquio, non vuol dire infatti soppesare esclusivamente le esperienze lavorative pregresse, ma anche le qualità caratteriali e le capacità socio-personali.

Soprattutto, esplicita cosa l’azienda può aspettarsi da te, e non viceversa. Il potenziale datore di lavoro, scommettendo su di te, vorrà andare (quasi) sul sicuro e quindi non dovrai deluderlo in partenza, con risposte banali o che denotano uno scarso interesse al ruolo offerto.

Domande a trabocchetto: come affrontarle

Oltre alle domande standard, l’addetto alle risorse umane o il responsabile potrà sottoporti durante il colloquio di lavoro a domande trabocchetto che mirano a svelare la parte più nascosta ed intima di te. Invitandoti con apparente leggerezza a rispondere in modo veloce e spontaneo, percepirà gli aspetti più profondi per valutare l’indole e di conseguenza l’aderenza o meno ai loro valori.

Tre esempi classici

Una tra le richieste più frequenti ed allo stesso tempo bizzarre è: “Se andassi su un’isola deserta, cosa porteresti con te?” in realtà non c’è una risposta giusta, quanto una risposta che dia la giusta idea di te. L’oggetto scelto da portare sull’isola e più in generale la risposta fornita saranno validi elementi per conoscerti da più vicino quando potrebbe essere il tuo inconscio a parlare.

Infine: “Cosa non le piace del suo ex lavoro?” o “Perché lascerebbe il suo lavoro?” rappresenta la ciliegina sulla torta a cui dare, ancora una volta, il giusto peso. Paiono domande in qualche modo banali, o prevedibili, ma mai sottovalutare la risposta da dare.

All’addetto probabilmente non interessa sapere cosa realmente non ti piaccia o non ti sia piaciuto della tua occupazione, quanto cosa non apprezzeresti della tua futura. Non biasimare nessuno del contesto di lavoro di cui eri parte, non sarebbe professionale e potrebbe farti apparire una persona eccessivamente critica con chi ti sta attorno.

La positività e lo stile comunicativo fanno sempre la differenza

Piuttosto, sottolinea gli elementi positivi che ti hanno spinto tempo fa a far parte della squadra e motiva con discrezione e capacità critica i punti che non hai avuto l’opportunità di cogliere. Ogni passata esperienza lavorativa deve, o dovrebbe essere per te, un passo avanti nella tua formazione e nella tua carriera.

Piuttosto che biasimare la mancanza di coordinazione tra colleghi, ad esempio, potresti dire che per te il lavoro di squadra ottimizza al massimo il potenziale di ognuno in un’ottica di risultato comune e che ti piacerebbe lavorare all’interno di un ambiente in cui la comunicazione e il team building siano delle colonne portanti. In linea generale, mostrati proattivo, sorridente ed aperto, a tal proposito anche la prossemica può dire tanto di te.

Evita di agitare la gamba o di incrociare le braccia in segno di chiusura così come toccarti i capelli o qualsiasi altro gesto che possa comunicare un eventuale disagio. Guarda piuttosto il tuo interlocutore negli occhi e annuisci, mostrandoti interessato e partecipativo ogni qual volta ti chieda un feedback.

Colloquio di gruppo: cosa fare e cosa non fare

Il colloquio di gruppo risponde a tutti gli elementi già menzionati e ad altri più peculiari, ne abbiamo parlato anche qui. I selezionatori (2 o 3 generalmente) chiedono ai candidati di prendere posto attorno ad un tavolo. Mantieni uno sguardo accogliente e siediti comodo, le persone che usano come superficie solo il bordo della sedia danno l’impressione di voler fuggire da un momento all’altro.

La prima fase del colloquio di gruppo vede come protagonisti i selezionatori, spesso sono loro a rompere il ghiaccio presentando l’azienda e il ruolo che il candidato dovrà svolgere.

Prendere appunti nella fase iniziale di spiegazione può aiutarti successivamente a mostrare quello che realmente si aspettano i selezionatori. Il colloquio può avvenire in due modalità: nel primo caso gli aspiranti lavoratori si presentano a turno; nel secondo caso può essere assegnato un assessment (ossia una valutazione tramite simulazione di vita aziendale o non) relativo alla posizione.

Sarà necessario mostrare buone doti relazionali con gli altri membri, nonostante la competizione, cercando di spiccare per la propria creatività. Il parlare in gruppo presuppone un tempo minore rispetto al normale colloquio, questo vuol dire acquisire maggiori capacità di sintesi per far colpo nel minor tempo possibile.

Il rispetto è una delle parole magiche da ricordare: arrivare puntuali (o al meglio 10 minuti prima ma presentandosi all’ora richiesta) è segno di precisione e responsabilità verso i recruiter così come gli altri componenti. Sono dettagli che fanno sempre la differenza.

Allo stesso modo, avere un tono di voce non alto e mite può facilitare e rendere più gradevole l’ascolto come il confronto. Cerca di mostrare cosa vuol dire lavorare in squadra, ma anche assumere un ruolo specifico al suo interno; tutti gli interventi saranno analizzati dal punto di vista del contenuto, ma anche attraverso la tua capacità di autocontrollo, del tuo saperti adattare ad eventuali idee contrastanti e nel saperne venirne a capo con una soluzione efficace.

Infine, per ogni tipo di colloquio, ometti domande sul compenso e sulle ferie, sono elementi di cui verrai a conoscenza se farai parte della loro squadra.