Automotive, 70mila posti a rischio: la mossa del governo Meloni

La stretta dell’Unione europea sui mezzi inquinanti porterà alla scomparsa delle vetture a diesel e benzina: i timori dell’esecutivo, la protesta di Salvini

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Redazione

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A distanza di sei settimane dal voto del 25 settembre che ha sancito la vittoria del centrodestra, le questioni approdate sul tavolo di Giorgia Meloni dopo il passaggio di consegne con Mario Draghi assumono sempre più i caratteri dell’urgenza, mettendo la premier in una situazione assai complicata.

Tra le risorse da destinare a famiglie e imprese per contrastare il caro bollette e i fondi per inserire nella legge di Bilancio alcune misure bandiera della maggioranza (una su tutte, l’estensione della flat tax al 15% fino a 85mila euro di reddito), la leader di Fratelli d’Italia non ha avuto modo di affrontare un’altra tematica assai cara agli alleati, in particolare in casa Lega.

Stretta europea sul mercato dell’auto. Ecco quali veicoli spariranno nel prossimo futuro

Stiamo parlando delle norme per la transazione ecologica che colpiranno il settore dell’automotive nei prossimi mesi. La stretta imposta a tutti gli Stati membri da parte dell’Unione europea è frutto di un accordo raggiunto nelle ultime settimane nel cosiddetto Trilogo, ossia l’incontro delle tre massime istituzioni comunitarie (Parlamento, Commissione e Consiglio, presiedute rispettivamente da Roberta Metsola, Ursula von der Leyen e Charles Michel).

Nonostante la volontà dell’Ue fosse nota ormai da tempo, finora nulla era ancora stato messo nero su bianco in maniera ufficiale. Ora invece sono stati definiti i tempi e i modi tramite cui il parco auto europeo diventerà sostenibile nel prossimo futuro, inserendosi in un cammino globale di contrasto al cambiamento climatico.

La decisione dell’Unione europea sullo stop ai veicoli inquinanti: ecco quando sarà vietata la vendita

La decisione degli organi comunitari prevede lo stop definitivo alla vendita di vetture inquinanti entro il 2035. Si tratta di un percorso che prevede diverse tappe intermedie: l’obiettivo generale è quello di eliminare dalla circolazione tutti i mezzi alimentati a benzina e diesel tramite il divieto di vendita per tutte le grandi multinazionali attive del settore.

Una scelta che ha fatto infuriare diversi membri dell’esecutivo. Il primo ad insorgere contro il diktat europeo è stato Matteo Salvini, che ha definito la stretta “scellerata e incomprensibile“. Sul proprio profilo Facebook il segretario del Carroccio ha pubblicato un messaggio con cui ha chiesto pubblicamente ai vertici comunitari di “fermare questa follia“.

L’allarme del governo sui lavoratori dell’automotive: licenziamento in vista per migliaia di contribuenti

Pare essere d’accordo con lui anche Adolfo Urso, titolare del ministero delle Imprese e del Made in Italy (ex dicastero dello Sviluppo economico). Nel tentativo di rasserenare gli animi, l’esponente di Fratelli d’Italia ha usato toni più pacati nei confronti dell’Europa, anche se non ha risparmiato alcune critiche alle istituzioni comunitarie. In una recente intervista ha ricordato come ” a livello europeo sono già stati stanziati 8,7 miliardi di euro per il comparto dell’automotive”, ma ha anche lanciato l’allarme per i lavoratori del settore.

Il rischio infatti è che i contribuenti licenziati dalle aziende a seguito della stretta non vengano rimpiazzati, portando ad una fuoriuscita di tantissimi addetti ai lavori, molti dei quali avrebbero un’età in cui è difficile reinventarsi e imparare un altro mestiere. Le associazioni di categoria parlano di oltre 70mila lavoratori che temono di ritrovarsi senza un impiego nel giro di breve tempo.