Quando ricorrere a una vertenza sindacale

La vertenza sindacale è uno strumento di tutela del lavoratore, che può rivolgersi ai sindacati per agire contro l'azienda

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Alessandra Di Bartolomeo

Giornalista di economia

Giornalista esperta di risparmio, ha maturato una vasta esperienza nella divulgazione di questioni economiche.

Pubblicato: 9 Agosto 2019 12:20Aggiornato: 14 Maggio 2024 09:55

La vertenza sindacale è uno strumento che i dipendenti possono usare se il datore di lavoro non rispetta i loro diritti. Questo può includere situazioni in cui non viene pagato lo stipendio, non vengono concessi i giorni di ferie dovuti o vengono ignorate le ore straordinarie lavorate. Per fare una vertenza, il dipendente deve essere iscritto a un sindacato. Si tratta di un modo meno costoso rispetto alla consulenza legale di un avvocato, soprattutto se si tratta di recuperare piccole somme di denaro o far valere diritti minori. Ecco come procedere e a chi rivolgersi per fare una vertenza sindacale e tutelare i propri diritti sul lavoro.

Vertenza sindacale: a chi rivolgersi

Per avviare una vertenza sindacale, è fondamentale rivolgersi al sindacato, l’organizzazione creata per difendere i diritti dei lavoratori tramite i suoi rappresentanti interni e aziendali. Il compito del sindacato è negoziare nuovi termini del contratto collettivo di categoria per proteggere al massimo i dipendenti e promuovere azioni, sia collettive che individuali, nel caso in cui i loro diritti non vengano rispettati.

Anche se di solito il sindacato protegge tutti, sia i membri che i non membri quando si tratta di negoziare i contratti collettivi, è necessario essere iscritti per proporre una vertenza contro il datore di lavoro. Invece di anticipare costi, il lavoratore può concordare con il sindacato di pagare una percentuale del denaro recuperato, come forma di “ringraziamento” per il supporto, o compensare il consulente legale del sindacato per l’aiuto fornito.

Come iscriversi, dunque, al sindacato? Basta fare domanda, e pagare la quota associativa iniziale per il rilascio della tessera oltre ad una quota sindacale periodica che viene trattenuta direttamente dalla busta paga.

Poiché ogni sindacato ha al suo interno diverse categorie – ciascuna a tutela dei lavoratori di un determinato settore produttivo, e ciascuna col suo segretario e i suoi funzionari – per fare vertenza bisognerà rivolgersi ad uno dei funzionari di riferimento all’interno della propria categoria. In alternativa, sarà possibile rivolgersi all’ufficio vertenze legali, nato proprio per fornire assistenza a tutti i settori produttivi che indirizzerà il lavoratore verso la giusta categoria interna.

Come e quando fare vertenza

La vertenza sindacale viene fatta dal lavoratore quando il datore di lavoro non rispetta o pregiudica un suo diritto, contravvenendo alla legge o al contratto collettivo. Di solito, si fa vertenza per casi di mobbing, per le ore lavorate e non retribuite, per il mancato pagamento della retribuzione o del TFR o per il mancato riconoscimento di ferie e permessi, ma anche in caso di licenziamento ritenuto ingiusto.

Nella pratica, l’ufficio vertenze legali o il funzionario di categoria forniranno al lavoratore un parere legale, spiegando le modalità, i tempi e i costi dell’azione legale. Dopo aver esaminato i documenti necessari, il sindacato chiederà al lavoratore di firmare un mandato che autorizza il sindacato ad agire in suo nome e per suo conto, specificando anche le condizioni economiche dell’intervento sindacale.

In seguito, il sindacato invierà una lettera di diffida all’azienda, esponendo il problema del lavoratore e richiedendo il rispetto dei suoi diritti. Il datore di lavoro potrebbe rispondere immediatamente e accettare di raggiungere un accordo: questo è noto come conciliazione sindacale. Il sindacato seguirà questa procedura in tutte le sue fasi fino alla firma dell’accordo in sede protetta, di solito presso il sindacato stesso o presso l’Ispettorato del Lavoro. Il costo della conciliazione sindacale include una tassa di segreteria di 30 euro e ciascuna parte dovrà riconoscere al sindacato una quota variabile in base al valore della controversia.

Se invece il datore di lavoro non risponde o non si riesce a raggiungere un accordo, a subentrare nella vertenza sindacale sarà il legale fiduciario dell’organizzazione, che procederà con tutte le attività stragiudiziali del caso.

Va tenuto presente, in conclusione, che i termini di prescrizione della vertenza sindacale possono variare a seconda del tipo di diritto che si intende proteggere e delle dimensioni dell’azienda coinvolta. In genere, si applica un periodo di prescrizione di cinque anni, che inizia a decorrere dalla fine del rapporto di lavoro per le aziende con fino a 15 dipendenti, mentre per le aziende con più di 15 dipendenti, il periodo inizia a decorrere dal giorno in cui è stata effettuata l’ultima retribuzione.