La crisi del mercato del lavoro è sotto gli occhi di tutti, in Italia come nel resto d’Europa. I giovani in cerca di occupazione continuano a crescere (in particolare nel nostro Paese), mentre i contribuenti più anziani che rimangono senza un impiego faticano sempre di più ad inserirsi nelle nuove dinamiche professionali, arrivando a trascorrere anche parecchi anni senza una retribuzione fissa. Come se non bastasse, diversi ambiti professionali – a partire da quello di medici e dottori – devono fare i conti con una carenza cronica di personale qualificato che li costringe a richiamare cittadini già andati in pensione da anni.
In un quadro di enormi difficoltà (aggravate dallo stop ai lavori subìto da molti comparti lavorativi nel biennio di emergenza sanitaria da Covid-19), nel futuro a breve termine una spinta quanto mai decisiva per innalzare l’indice di occupazione la potrebbe fornire il Piano nazionale di ripresa e resilienza. In effetti, osservando i numeri forniti dalla Banca d’Italia nel suo ultimo report di inizio febbraio, pare possa esserci la concreta possibilità che entro il 2024 vengano aperte centinaia di migliaia di nuove posizioni da Nord a Sud, con la conseguente entrata in servizio di moltissimi disoccupati presenti ad oggi nel nostro Paese.
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PNRR, si sbloccano migliaia di posizioni in tutta Italia: tutti i nuovi assunti nelle forze armate
Il perno centrale attorno a cui andrebbero a svilupparsi le nuove offerte di lavoro del Pnrr è la pubblica amministrazione. Impoverita in maniera sempre più invalidante da un decennio di blocco del turnover e dal crollo delle assunzioni negli anni di crisi economica più dura, la macchina lavorativa statale potrebbe vivere una nuova fase di rinnovamento nei prossimi 24 mesi. Secondo il report della Banca d’Italia sarà infatti proprio il 2024 l’anno in cui le integrazioni del personale negli ingranaggi degli uffici pubblici potrebbero subire un’accelerazione senza precedenti nella storia recente.
Ad oggi però alcuni esempi molto precoci sono già finiti sulle prime pagine dei giornali. Uno fra tutti è quello che riguarda il concorso indetto dalla Polizia di Stato per l’assunzione a tempo indeterminato di oltre 2mila nuovi agenti che verranno dislocati su tutto il territorio nazionale nel corso dei prossimi dodici mesi. Per presentare la propria candidatura e partecipare alla selezione è necessario collegarsi sul sito web delle forze armate: c’è tempo fino al prossimo 2 marzo 2023.
La data del 24 febbraio prossimo è invece quella indicata per chiunque volesse tentare l’ingresso nell’esercito, in particolare nel reparto dei Volontari di ferma prefissata iniziale (Vfi). I nuovi assunti saranno nel complesso 6mila e 500 e verranno ripartiti in tre blocchi distinti di incorporamento, per poi essere smistati nelle sedi militari e nelle caserme presenti in tutta la Penisola. Per candidarsi è necessario essere in possesso del diploma di istruzione di scuola secondaria di I° grado (ossia la licenza media) e occorre non aver già preso servizio in passato presso alcun corpo armato italiano (quindi, i nuovi assunti saranno civili).
PNRR, migliaia di assunzioni nel comparto edile: i profili più ricercati
Il 2024, si diceva. È quello l’orizzonte su cui si concentra la Banca d’Italia, che nel suo ultimo studio ha stimato uno sblocco generale di posizioni professionali che potrebbe attivare fino a 375mila nuovi posti di lavoro in più. Il settore che dovrebbe risentire di più di questa ondata di nuovi profili dovrebbe essere quello delle costruzioni. E non potrebbe che essere così, visto che il comparto edilizio risulta centrale nell’attuazione dei progetti concordati con l’Unione europea per il PNRR, con la necessità (ribadita più volte anche dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro che si occupa del Piano, Raffaele Fitto) di mettere a terra migliaia di cantieri in tutta Italia tra la primavera e l’estate per assicurarsi le prossime tranche di denaro del Next Generation EU.
Ma le imprese di costruzioni, così come le amministrazioni locali che le accompagneranno, necessitano di nuovo personale anche per altre due sfide sul tavolo del nostro Paese. La prima è quella del Superbonus edilizio, un ambito modificato dall’esecutivo di centrodestra nell’ultima legge di Bilancio con il passaggio dal 110% al 90% della copertura delle spese di efficientamento energetico già nel 2023. La prospettiva di un graduale alleggerimento dell’impiego di risorse pubbliche non significa che i cantieri già partiti – come anche quelli già deliberati – non debbano essere portati a termine: per questo ci sarà bisogno di figure qualificate e al passo coi tempi, in particolare ingegneri e architetti che sappiano reggere l’urto dei continui cambiamenti legislativi che la materia subisce fin dal giorno della sua approvazione.
Infine c’è il tema della direttiva della Commissione europea che impone a tutti gli Stati membri di prevedere e attuate un massiccio piano di rinnovamento degli edifici dal punto di vista energetico. Tutti quelli già esistenti dovranno ottimizzare le proprie prestazioni in un’ottica di salvaguardia ambientale, azzerando l’emissione di gas serra inquinanti, mentre le palazzine di nuova costruzione dovranno rientrare tra le classi energetiche più elevate e garantire un impatto ecosostenibile. Una mossa, quella dei vertici europei, che rischia di mettere in ginocchio il nostro Paese, dove 3 immobili su 4 sono stati eretti tra gli anni Ottanta e Novanta, quando la sfida al cambiamento climatico non era all’ordine del giorno come oggi. Per questo, oltre a tanti operai (la stima parla di 100mila nuovi assunti tra pubblico e privato), serviranno anche molti ingegneri esperti di politiche energetiche.
PNRR, cercarsi ingegneri e informatici per mettere a terra i progetti
Ma i report della Banca d’Italia ci hanno abituato a non porre l’attenzione solo sui lati positivi, ma anche a sottolineare le eventuali criticità che potrebbero sorgere nella ricerca dei nuovi lavoratori di cui il PNRR necessita. E qui la lente d’ingrandimento si focalizza sui laureati informatici, di cui hanno un disperato bisogno le pubbliche amministrazioni, sempre più imbrigliate nei gangli della burocrazia.
Sono oltre 30mila i posti da coprire per consentire la partenza dei progetti in tutta Italia, ma il problema è che si tratta di professionisti difficili da ingaggiare: chi opera nel settore del digitale e del telematico molto spesso ha già trovato una collocazione (anche ben retribuita) presso un privato. Per questo al momento pare difficile ipotizzare che siano in molti a lasciare una posizione sicura.
Dunque, se da un lato occorre rendere la pubblica amministrazione più seducente rispetto ai soggetti privati, dall’altro bisogna fare i conti con una scarsità oggettiva di lavoratori all’altezza del ruolo che saranno chiamati a ricoprire. Per questo dai sindacati e dalle associazioni di categoria arrivano diversi segnali indirizzati a Palazzo Chigi affinché venga incentivato l’approdo in Italia di migranti qualificati che vadano a sopperire alla carenza di personale dettata dalla dinamica demografica negativa che da parecchi anni ci caratterizza.