L’Istat segnala che nel 2024 l’indice delle retribuzioni orarie contrattuali è aumentato del 3,1% rispetto all’anno precedente. Gli incrementi sono superiori alla media nel settore industriale (+4,6%) e nei servizi privati (+3,4%). “Nel settore della pubblica amministrazione, a causa dell’assenza di rinnovi contrattuali, la dinamica retributiva rimane pressoché invariata”, sottolinea l’Istat.
In quali settori aumentano gli stipendi
In un contesto caratterizzato da una crescita molto contenuta dei prezzi, gli stipendi registrano un primo significativo miglioramento dopo due anni di forte arretramento in termini reali.
Nel settore privato, il lavoro metalmeccanico registra un aumento del 6,4%, seguito da legno, carta e stampa con un incremento del 6,2%. Anche il settore del credito e delle assicurazioni mostra una crescita notevole, con un aumento dell’8,0%. Al contrario, le farmacie private non registrano alcuna variazione, mantenendosi stabili.
Nel settore pubblico, la pubblica amministrazione nel suo complesso ha una variazione minima dello 0,1%, con differenze significative tra i vari comparti. I Ministeri registrano una diminuzione del 2,7%, mentre le Regioni e le autonomie locali aumentano del 3,3%. Il Servizio Sanitario Nazionale vede un incremento del 3,2%, mentre la scuola e le forze dell’ordine registrano diminuzioni rispettivamente dell’1,1% e del 2,0%. Le attività dei vigili del fuoco, nonostante un alto indice medio, mostrano una diminuzione del 2,3%.
Quanti contratti nazionali ci sono in Italia
Istat fa un focus anche sui contratti nazionali presenti in Italia. Nel quarto trimestre del 2024 sono stati recepiti gli accordi relativi ai servizi portuali e al settore tessile e nessun contratto è scaduto durante lo stesso periodo. Alla fine di dicembre ne risultano attivi 47 che disciplinano il trattamento economico di circa 6,4 milioni di dipendenti, pari al 49,2% del totale, e corrispondono al 47,3% del monte retributivo complessivo.
L’incidenza percentuale del monte retributivo dei dipendenti con contratto in vigore è del 61,5% nel settore privato, con differenze per attività economica: 100,0% nel settore agricolo, 40,3% nell’industria e 78,0% nei servizi privati. Nella pubblica amministrazione, l’incidenza è pari a zero, in quanto tutti i contratti sono scaduti.
Nel corso del 2024 sono stati recepiti 17 contratti: uno nell’agricoltura, cinque nell’industria e 11 nei servizi privati, coinvolgendo complessivamente circa 4 milioni di lavoratori dipendenti e un monte retributivo pari al 28,3% del totale. I contratti di maggiore rilevanza, in termini di dipendenti coinvolti, sono quelli del commercio, dei pubblici esercizi e del turismo.
L’indagine sugli stipendi contrattuali consente di stimare la quota dei contratti collettivi nazionali di lavoro che resterebbero in vigore nel primo semestre 2025, nell’ipotesi di assenza di rinnovi: la quota scenderebbe dal 47,3% di dicembre 2024 al 41,3% di gennaio 2025, fino al 41,1% di aprile 2025.
Ma il 50% dei dipendenti è in attesa del rinnovo
A dicembre 2024, la quota di dipendenti in attesa di rinnovo è pari al 50,8% del totale economia, una percentuale invariata rispetto al mese precedente e in calo rispetto a dicembre 2023 (51,5%). I lavoratori con il contratto scaduto hanno, in media, un’attesa di 21,7 mesi, un forte calo rispetto ai 35,4 mesi di dicembre 2023. Anche l’attesa media per l’intero universo dei dipendenti diminuisce, passando da 18,2 mesi a 11,0 mesi.
Nel settore privato, la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è pari al 37,1%, anch’essa invariata rispetto al mese precedente e in diminuzione rispetto a dicembre 2023 (38,0%). I mesi di attesa per i dipendenti con il contratto scaduto sono 10,9, e scendono a 4,1 mesi se calcolati su tutti i dipendenti del settore.