Cresce la spesa per le pensioni in Italia: più 7,4%, ma i fondi continuano a mancare

I dati Inps mostrano una crescita della spesa per le pensioni nel 2023, più 7,4%, con il dato che risente però della sola spinta fortemente inflazionistica

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Pubblicato: 16 Luglio 2024 22:06

I nuovi dati sulla spesa per le pensioni in Italia nel 2023 mostrano un netto incremento rispetto all’anno precedente, pari al +7,4 per cento. È quanto si legge nel Rendiconto presentato il 16 luglio 2024 dal Civ dell’Inps che specifica anche come la spinta sia dovuta, quasi del tutto, all’impennata dell’inflazione registrata nel corso del 2022.

La spesa per le pensioni in Italia

Nel corso del 2023, in Italia sono stati spesi in totale 304,14 miliardi di euro per le pensioni dei cittadini, ovvero 20,890 miliardi in più rispetto al 2022 (più 7,4 per cento). Dietro questa crescita, tuttavia, non c’è la volontà dell’Istituto nazionale di previdenza sociale e dello Stato di alzare le pensioni, ma solo la necessità di conformare le stesse alla forte spinta inflazionistica registrata nel corso del 2022. A scendere, invece, è il numero totale delle prestazioni pensionistiche liquidate, passate nel 2023 da 876.024 a 837.399.

Il tema delle pensioni in Italia

I dati pubblicati dall’Inps riaccendo, se mai si fosse spento, il dibattito sul tema delle pensioni in Italia. I sistemi in deroga alla legge Fornero fin qui applicati, come ad esempio Quota 103, l’Ape Sociale e Opzione Donna, sono in scadenza e il margine per una loro riconferma potrebbe non essere certo.

Il governo di Giorgia Meloni, con la Lega sugli scudi, ha promesso che mai e poi mai si tornerà alla legge Fornero, anche se a oggi non si capisce quale potrà essere la strada che verrà percorsa. Manca, ad esempio, un tavolo di discussione sulle pensioni e le recenti dichiarazioni del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non possono essere certo sottovalutate. Per il titolare del Tesoro, almeno fino al 2070 il sistema pensionistico italiano potrà solo peggiorare per mancanza di fondi, gli stessi che mancherebbero nella prossima Manovra per poter rivedere il meccanismo pensionistico italiano.

Il sostegno al reddito e la disoccupazione

Nel Rendiconto del Civ dell’Inps ci sono anche altri importanti parametri che ben permettono di fotografare lo stato di salute del Paese. Nel Paese nel 2023 sono diminuite le spese rivolte al sostegno al reddito, passando da 26,03 a 18,4 miliardi di euro, mentre sono cresciuti i costi per i trattamenti di disoccupazione (più 1,5 miliardi).

Le spese per l’inclusione e il Reddito di cittadinanza

In tema di inclusione sociale, invece, le spese nel 2023 sono rimaste praticamente invariate rispetto all’anno precedente, solo un più 0,3 per cento, mentre a scendere – di molto – sono i costi sostenuti dal Paese per il Reddito e la pensione di cittadinanza. Il calo è, nello specifico, di 1,35 miliardi, con il dato che potrebbe ancora aumentare nel corso del 2024. Nel sali e scendi dei dati dell’Inps, si nota inoltre che 1,08 miliardi di euro (valore in crescita) sono stati spesi per le prestazioni di invalidità civile.

In ultimo, non certo per importanza, ci sono i valori riferiti alle spese per il sostegno delle famiglie. In questo caso l’Inps ha registrato un saldo positivo fra la crescita dell’Assegno unico, arrivato a toccare 18,24 miliardi di euro, e il calo dell’Assegno al nucleo familiare.

Quanto è stato speso nel 2023

A fronte di quanto detto in precedenza, dal Rendiconto del Civ dell’Inps emerge che nel corso del 2023 le entrate complessive sono state di 536 miliardi di euro così divise:

  • 269 miliardi di euro di entrate contributive, ovvero un più 5,1 per cento rispetto al 2022;
  • 164 miliardi di euro di trasferimenti correnti dalla fiscalità generale (più 3,3 per cento).

Quanto alle uscite, il dato complessivo e di 524 miliardi di euro, dei quali 398 per prestazioni istituzionali (più 4,6 per cento).