Smart working e incidenti, il tribunale dice sì all’indennizzo Inail: il caso

Una dipendente pubblica si infortuna durante un permesso in smart working. Il Tribunale di Milano riconosce il diritto all'indennizzo anche fuori casa

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 20 Ottobre 2024 11:32

Una dipendente pubblica in smart working si è ferita mentre andava a prendere la figlia all’asilo, approfittando di un permesso concesso dal datore di lavoro. Nonostante l’incidente sia avvenuto al di fuori delle mura domestiche, il Tribunale di Milano ha stabilito che la donna ha diritto all’indennizzo da parte dell’Inail. La sentenza del 16 settembre ha chiarito che anche durante il lavoro agile le tutele in caso di infortunio restano valide.

Tra permessi e lavoro in smart working: quando l’incidente si fa “quotidiano”

In pieno orario di lavoro, ma con un permesso in tasca, la lavoratrice esce di casa per andare a recuperare la figlia a scuola. Il tragitto sembra routine, ma basta un passo falso al ritorno per trasformare la giornata lavorativa in una corsa al pronto soccorso. A quel punto, la dipendente richiede l’intervento dell’Inail, che però decide di negare l’indennizzo. La motivazione? L’infortunio, per l’ente, non è legato al lavoro, ma a una semplice caduta di vita quotidiana.

Infortuni in itinere: chi paga quando si cade fuori dall’ufficio?

Quando si parla di infortuni in itinere, si entra in un terreno insidioso: si tratta degli incidenti che capitano nel tragitto da casa al lavoro o mentre si svolgono attività autorizzate dal datore. Se tutto va liscio, gli infortuni durante questi percorsi possono essere coperti. Ma non sempre la strada è dritta: una deviazione senza giustificazione e il diritto all’indennizzo può evaporare, a meno che non si tratti di necessità familiari o emergenze imprevedibili.

Secondo l’Inail, l’infortunio non era legato al lavoro. La decisione si basava su una circolare del 2017, la n. 48, che esclude dalla copertura gli incidenti accaduti fuori dai locali aziendali se non connessi strettamente all’attività lavorativa. La caduta era stata considerata un rischio generico, legato alla vita quotidiana e non alla prestazione professionale.

Ma il tribunale non ha fatto sconti: anche le attività familiari durante il lavoro agile, come andare a prendere un figlio a scuola, rientrano nelle tutele.

La rivincita della lavoratrice: perché il tribunale ha ribaltato tutto

La dipendente non si è fermata di fronte al diniego dell’Inail e ha deciso di portare la questione in tribunale, facendo leva su una precedente ordinanza della Corte di Cassazione. In quella occasione, la Corte aveva già chiarito che gli infortuni in itinere possono essere risarciti anche durante un permesso per motivi personali, a meno che non ci sia una deviazione ingiustificata dal percorso abituale. Il Tribunale di Milano ha accolto il ricorso della lavoratrice, stabilendo che le tutele restano valide anche in caso di permessi e pause, a prescindere dalla modalità lavorativa.

La sentenza del Tribunale ha ribaltato senza esitazioni la posizione dell’Inail. Pur avendo un permesso, ciò non precludeva il diritto alla protezione. Anzi, il giudice ha sottolineato come, anche in regime di smart working, gli incidenti che avvengono durante attività legate a motivi familiari sono comunque coperti dall’assicurazione.

Per sostenere la sua causa, la dipendente ha richiamato proprio la sentenza della Cassazione, che aveva già stabilito che un lavoratore può ottenere l’indennizzo anche se l’infortunio si verifica dopo un permesso personale, a condizione che il tragitto casa-lavoro rimanga coerente e giustificato.