Il rinnovo del contratto dei bancari delle banche del credito cooperativo è alle fasi finali. In questi giorni si stanno tenendo incontri tra Federcasse, guidata dal vicepresidente Matteo Spanò, e i sindacati (Fabi, che rappresenta circa il 60% dei lavoratori, First, Fisac, Uilca e Ugl) per raggiungere un accordo definitivo.
Per i 36.500 lavoratori, l’aumento di 435 euro al livello medio di riferimento sembra essere ormai un punto fermo, in sintonia con quanto concordato tra Abi e i sindacati per i lavoratori del credito ordinario.
Si tratta anche sulla riduzione oraria
Attualmente si sta lavorando per raggiungere un accordo che permetta alle imprese di implementare i primi aumenti già nel cedolino di luglio. Oltre alla questione delle tranche, ci sono anche alcune di carattere territoriale che si stanno risolvendo, mentre altre, come la proposta di riduzione dell’orario di mezz’ora, seguendo il modello del contratto Abi, rimangono ancora aperte con i sindacati in attesa di una risposta definitiva. Mentre Abi ha concesso alle banche oltre sette mesi per definire la modalità di riduzione, nelle Bcc si sta valutando di posticipare l’attuazione a 2025.
Si sta delineando con sempre maggiore chiarezza anche la questione degli enti bilaterali nel settore del credito cooperativo. Attualmente, vi è una contribuzione pari allo 0,36% della Ral che viene destinata al Fondo di sostegno al reddito per i prepensionamenti, con circa 1.500 prepensionamenti nel periodo tra il 2021 e il 2023 e un fondo attualmente dotato di 90 milioni di euro. A causa di ciò, le parti coinvolte stanno discutendo sul Fondo per l’occupazione del credito cooperativo (Focc), pensato nel 2014 ma mai attivato, il quale mira a sostenere le assunzioni di giovani.
Nonostante il credito cooperativo abbia un’età media inferiore rispetto al credito ordinario, le parti stanno comunque affrontando il tema generazionale e cercando modi per favorire l’ingresso dei giovani nel settore. L’ipotesi attualmente in discussione prevede di sospendere lo 0,36% del Fondo di sostegno al reddito e trasferirlo al Focc, con una ripartizione di due terzi a carico delle imprese e un terzo dei lavoratori. A questa percentuale si aggiungerebbe un ulteriore 0,14%, distribuito nello stesso modo, portando il totale allo 0,50%. L’obiettivo è utilizzare queste risorse per favorire le assunzioni di donne, lavoratori fino a 36 anni e lavoratori del Mezzogiorno.
Gli altri punti da definire
Altri punti in discussione includono il welfare, la previdenza per i giovani e la flessibilità, con particolare attenzione alle causali per le proroghe dei contratti a tempo determinato oltre i 12 mesi, come previsto dal cosiddetto decreto-lavoro che ha fissato il termine al 31 dicembre di quest’anno per interventi sul tema. Attualmente, si sta considerando l’opzione di affrontare questo tema attraverso una dichiarazione congiunta nell’ambito della desertificazione bancaria.
Le Bcc hanno mantenuto un forte presidio territoriale sulle filiali fisiche, un punto molto apprezzato dai sindacati, e nel complesso nel settore si è registrato un sostanziale mantenimento dei livelli occupazionali. Nella dichiarazione sulle misure e gli strumenti per contrastare la desertificazione, le parti stanno discutendo di includere anche le causali per le proroghe dei contratti a termine, che nel settore hanno un impatto significativo, specialmente durante i picchi stagionali.