L’Ocse ha reso pubblici i dati relativi all’occupazione 2024 nei suoi Paesi aderenti, mostrando che questa ha raggiunto dei livelli record mai visti in precedenza. Questo slancio, tuttavia, mostra dei rallentamenti che non possono essere sottovalutati, anche perché la forte inflazione influisce molto ancora sugli stipendi dei lavoratori.
Nell’Employment Outlook 2024 si legge chiaramente che soltanto 19 dei 35 Paesi Ocse sono tornati ai livelli salariali precedenti al 2020. L’Italia non è tra questi e, come se non bastasse, si colloca anche agli ultimi posti nella graduatoria degli stipendi reali.
Occupazione Ocse 2024, troppo bassi gli stipendi in Italia
Malgrado l’occupazione sia in crescita nel 2024, è un aspetto in particolare che allerta l’Ocse, ovvero la lentezza con cui i salari reali dei lavoratori stanno aumentando. L’Italia, in questo caso, indossa sicuramente la maglia nera tra i membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, collocandosi alla terzultima posizione per gli stipendi reali.
Il decremento registrato nel 2024, rispetto al quarto trimestre del 2019, non lascia spazio a ulteriori interpretazioni: meno 6,9 per cento. Peggio del Bel Paese hanno fatto solo la Repubblica Ceca e la Svezia. Il dato italiano è ancora più d’impatto se lo si confronta con quello registrato nel 2024 in altre grandi economie europee come la Francia, più 0,1 per cento sul 2019, e la Germania, meno due per cento.
Il dato molto basso degli stipendi reali italiani nel 2024 rispetto al 2019 non è, tuttavia, un caso isolato, visto che l’Ocse stessa segnala che, malgrado un recupero negli ultimi trimestri, “i salari reali hanno recuperato i livelli pre-2020 solo su 19 dei 35 Paesi Ocse”.
La mancata crescita dei salari reali
Le ragioni della mancata crescita dei salari reali nei Paesi Ocse, per l’organizzazione stessa, sono da collegarsi alla forte inflazione che, ancora oggi, non sembra scendere alla velocità desiderata. Su base annua nei 38 Paesi dell’organizzazione è leggermente aumentata a maggio 2024, passando dal 5,7 per cento di aprile al 5,9 per cento (rialzo in 18 Paesi e calo in 13).
“I salari reali ora crescono su base annua in gran parte dei Paesi, generalmente a causa del declino dell’inflazione – si legge nell’Employment Outlook 2024 – Tuttavia, sono ancora al di sotto dei loro livelli del 2019 in molti Paesi. Con i salari che recuperano parte del terreno perduto, gli utili aziendali stanno iniziando a compensare alcuni degli aumenti del costo del lavoro. In molti Paesi – aggiunge l’Ocse- c’è ancora spazio, perché i profitti stanno assorbendo ulteriori aumenti dei salari, specialmente in considerazione del fatto che non ci sono segni di una spirale prezzi salari”.
La transizione ecologica nel mondo del lavoro
Nel suo rapporto l’Ocse informa anche che il 20 per cento dei posti di lavoro nella sua area interessano l’economia green, mentre un altro 7 per cento è rivolto a settori ad alte intensità di emissioni di gas serra. Nell’ottica della transizione ecologica, dunque, il cambio di paradigma produttivo impatterebbe in negativo solo sul 7 per cento dei lavoratori.
L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico sottolinea anche questi lavoratori sono impiegati in settori che, da soli, producono l’80 per cento delle emissioni di gas serra. A loro tutela, l’Ocse ha incentivato la nascita di nuove e consistenti “politiche di sostegno ai redditi e alla transizione dei posti di lavoro”.