I lavori più richiesti nei prossimi 5 anni: la laurea serve meno del diploma

Quali saranno i lavori più richiesti nei prossimi 5 anni in Italia e quali titoli di studio garantiranno occupazione

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Nuovi dati sull’evoluzione dell’occupazione in Italia mostrano quali saranno le professioni più richieste dalle aziende e dal pubblico nei prossimi anni. Il report di Unioncamere “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2024-2028)” rivela il futuro de mercato del lavoro in Italia e le prospettive per chi è alla ricerca di un impiego.

Le competenze più richieste in assoluto saranno quelle Green e quelle digitali, mentre l’intelligenza artificiale sembra destinata a integrare diverse professioni ma a sostituirne poche per intero. Oltre la metà del fabbisogno di lavoratori italiano riguarderà persone munite di diploma, principalmente tecnico, mentre solo il 38% sarà coperto da laureati.

Il fabbisogno di lavoratori in Italia: come cambierà l’occupazione

Unioncamere ha pubblicato il report “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2024-2028)” che riassume quali saranno le professioni di cui il sistema economico italiano avrà bisogno nei prossimi cinque anni. In tutto l’Italia necessiterà tra di una quantità di nuovi lavoratori tra i 3,1 e i 3,6 milioni. Il grosso di questo dato è dovuto alla sostituzione degli uscenti, quasi 3 milioni. Poche in confronto le nuove assunzioni.

Il fabbisogno si concentrerà soprattutto nelle regioni del Sud e delle Isole, che richiederanno ili 30% dei nuovi lavoratori, seguite dal Nord-Ovest con il 27,8%. Pesa in questo caso la Lombardia, che da sola assorbirà quasi un quinto del fabbisogno totale. In coda il Nord Est, 21,5%, e il Centro, con il 20% circa. Anche la pubblica amministrazione richiederà nuovi lavoratori, soprattutto nell’assistenza sociale, nell’insegnamento e nella sanità. Un problema per il Governo, che fatica a trovare addetti tanto da voler sospendere la pensione obbligatoria a 67 anni dei dipendenti pubblici.

Le competenze più richieste in assoluto saranno quelle legate alla transizione ecologica, con oltre 2,3 milioni di lavoratori per i quali saranno assolutamente necessarie. Ancora più alta della quantità di nuovi addetti che dovranno conoscere il mondo digitale, 2,1 milioni. L’impatto dell’Intelligenza artificiale non sarà tragico come inizialmente previsto. Questa tecnologia integrerà molte professioni ma difficilmente le sostituirà totalmente.

Meno operai, più impiegati: più diplomati che laureati

Il report segnala anche il progressivo aumento dell’importanza dei servizi e del settore impiegatizio rispetto a quello industriale e produttivo. Il 41% del fabbisogno totale sarà composto da impiegati tecnici, specialisti e dirigenziali. Diminuiranno al contrario i posti disponibili per gli operai. Importante sarà quindi l’aspetto educativo, anche se continua la minor rilevanza delle lauree rispetto ai diplomi.

Soltanto il 38% del fabbisogno del mercato del lavoro italiano infatti sarà coperto da posizioni che richiedono un’educazione terziaria, quindi una laurea. In questo ambito la fanno da padrone le cosiddette materie STEM, che forniranno ogni anno tra gli 8mila e i 17mila posti di lavoro in tutto il Paese. Si tratta delle lauree scientifiche, tecniche, ingegneristiche e matematiche.

Per il resto, quasi tutti i posti di lavoro richiesti andranno a persone con un diploma. Quasi irrilevante però in questo caso quello liceale, che coprirà soltanto il 4% del fabbisogno totale. Il restante 46% andrà a persone che hanno frequentato un istituto tecnico oppure professionale.

“Per affrontare le sfide del futuro, è necessario far fronte alle criticità e ai “colli di bottiglia” del mercato del lavoro, ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, aumentare i tassi di attività, adeguare il sistema formativo alle esigenze del mercato del lavoro ed investire in competenze Green e digitali” conclude il rapporto.