Nel 2023 i lavoratori domestici contribuenti sono diminuiti, così come è stato registrato un calo di colf e badanti rispetto al 2022. È quanto emerge dall’ultimo rapporto sul lavoro domestico dell’Inps, con i dati che segnalano una flessione dei lavoratori nell’anno appena passato. Un report che evidenzia, tra l’altro, anche la divisione netta tra le figure dei lavoratori, per sesso, origine ed età rispetto all’anno precedente, con l’Istituto che si trova a fare i conti con una perdita di quasi 70mila figure del settore, con contributi in meno versati.
In flessione i contribuenti tra lavoratori domestici
Secondo il rapporto sul lavoro domestico presentato dall’Inps e analizzato anche dal presidente Gabriele Fava, i lavoratori domestici contribuenti nel 2023 sono stati 833.874. Quasi un milione, numeri importanti, che però risulterebbero essere in negativo rispetto al 2022. Paragonando il settore con i risultati ottenuti l’anno precedente, infatti, viene segnalato un calo del 7,6%, ovvero 68.327 lavoratori in meno rispetto al 2022.
E analizzando i dati dei lavoratori domestici per tipologia di rapporto e zona geografica di provenienza, nel rapporto dell’Inps è possibile anche notare com’è cambiata la quota di lavoratori per tipologia. Nel 2023, infatti, si osserva una prevalenza della tipologia di lavoro colf, che nell’anno ha interessato il 50,4% del totale dei lavoratori, contro il 49,6% della tipologia badante. Solo dieci anni fa la quota colf era decisamente maggioritaria, con il 59,2% dei lavoratori.
E tra colf e badante, va sottolineato, gli italiani preferiscono la prima tipologia, con i lavoratori nostrani che ne sono più attratti. La quota maggioritaria di colf, però, è formata da lavoratori stranieri, a eccezione di quelli provenienti dall’Europa dell’Est, dall’Asia Medio Orientale, dal Nord Africa e dall’America Centrale, in cui a prevalere è il ruolo di badante.
Badanti e colf, una quota in calo
Analizzando più nel dettaglio il rapporto Inps, emerge che nel 2023 il numero di badanti rispetto all’anno precedente registra un calo del 4,4%, che interessa quasi tutte le zone di provenienza. La diminuzione più elevata riguarda i lavoratori provenienti dall’America del Nord (-21,1%). Ma più importante è stata la flessione delle colf (-10,5%), che ha riguardato in particolare i lavoratori provenienti dall’Africa del Nord (-33,0%) e dall’Asia Orientale (-26,2%).
Il minor decremento, invece, viene fatto registrare dai lavoratori provenienti dalle Filippine (-4,5%).
Guardando a età e sesso, invece, emerge che la classe d’età 55-59 anni è quella con la maggior frequenza tra i lavoratori domestici, con un peso pari al 18,1% del totale, mentre il 23,9% ha un’età pari o superiore ai 60 anni e solo il 1,5% ha un’età inferiore ai 25 anni. Complessivamente, i lavoratori domestici sotto i 45 anni rappresentano il 26,6% del totale, mentre dieci anni fa i domestici sotto i 45 anni erano quasi la metà (45,3%).
Tra le quote in calo anche quelle riguardanti il sesso dei lavoratori domestici, con flessione simile tra maschi e femmine. La composizione per genere evidenzia una netta prevalenza di femmine, il cui peso sul totale ha ripreso ad aumentare dal 2022 ed ha raggiunto nel 2023 il valore massimo, come nel 2019, degli ultimi sei anni, pari all’88,6%. Nel 2023 i maschi, scendendo sotto i 96.000, fanno registrare un calo di oltre il 23% rispetto all’anno precedente. Il motivo? Probabilmente il fenomeno della regolarizzazione ha interessato maggiormente i lavoratori di sesso maschile che hanno deciso di allontanarsi dal settore.