Decreto flussi, inviate oltre 112mila richieste per badanti e colf ma ne sono previsti solo 9.500

Il decreto flussi prevede per l'assistenza familiare l'ingresso di 9.500 immigrati non comunitari l'anno per il 2023-25 ma ci sono già 112mila richieste

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Secondo quanto dichiarato da Domina, associazione dei datori di lavoro domestico, il Decreto Flussi prevede l’ingresso di 9.500 immigrati non comunitari all’anno per il settore dell’assistenza familiare per il periodo 2023-2025. Tuttavia, sono già state presentate 112mila domande solo per questo settore, durante i primi giorni di apertura del “click day”. Un numero che supera di oltre dieci volte le domande consentite. Considerando anche gli altri settori, le domande totali inviate ammontano a oltre 690mila, a fronte dei soli 151mila ingressi consentiti.

I dati nell’assistenza domestica e socio-sanitaria

Il Decreto Flussi stabilisce una quota di cittadini stranieri ammessi in Italia per motivi di lavoro subordinato, stagionale e autonomo. Questa volta, nel decreto, è stata inserita una voce specifica per gli impieghi nell’assistenza domestica e socio-sanitaria. Dopo il periodo del click day, la direzione generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione ha definito la ripartizione territoriale per ciascuna componente delle quote. Complessivamente sono state ripartite 112.670 quote, equivalenti al 75% delle 151mila totali. Le quote rimanenti saranno assegnate dal Ministero in base a specifiche richieste pervenute agli Sportelli Unici per l’Immigrazione.

Per il settore dell’assistenza familiare e socio-sanitaria invece, le 9.500 quote sono state interamente assegnate. Secondo i dati, Lombardia e Lazio riceveranno le quote maggiori, con il 14,9% e il 14,4% del totale nazionale rispettivamente. La Campania avrà anche una quota significativa, con poco meno di 1.000 lavoratori (10,2% del totale).

Le quote minori saranno quelle del Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Molise, con meno di 100 lavoratori ciascuna. La Lombardia da sola rappresenta quasi un quinto dei lavoratori domestici in Italia, mentre la Campania ottiene il 10,2% delle quote per il 2024 pur avendo solo il 5,6% dei lavoratori domestici nel Paese.

“L’ingresso di lavoratori immigrati nel settore domestico – sottolinea Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina – rappresenta una necessità improrogabile visto l’invecchiamento della popolazione e i cambiamenti sociali e culturali in corso, che hanno portato ad un forte aumento dei bisogni di cura e assistenza. Già nel 2020, subito dopo il lockdown, le parti sociali del settore del lavoro domestico avevano inserito questo punto nella piattaforma programmatica per il settore. L’introduzione di una quota specifica per l’assistenza, avvenuta per la prima volta nel Decreto Flussi 2023-2025, è un primo passo. I numeri dimostrano però che la quota di 9.500 lavoratori è irrisoria, dato che in pochi giorni le domande presentate sono state più di dieci volte di più”.

Possibili truffe con il Decreto Flussi?

Intanto c’è anche la grana delle possibili truffe nelle oltre 690mila domande inviate dai datori di lavoro per aderire al Decreto Flussi. Secondo il Sole 24 Ore, analizzando i dati sulla provenienza geografica delle richieste e incrociandoli con segnalazioni da sindacati e associazioni, emerge una distribuzione “anomala” delle richieste di lavoratori stranieri, con una discrepanza tra la geografia delle richieste e i tassi di disoccupazione, nonché il numero di imprese operanti nelle varie regioni.

Il rischio è quello che ci possono essere delle richieste false, inviate con l’intento di ottenere denaro da coloro che desiderano entrare in Italia. Romano Magrini, responsabile delle relazioni sindacali, lavoro, immigrazione e sicurezza di Coldiretti, ha segnalato che questa problematica è stata già portata all’attenzione dei ministeri competenti. Magrini evidenzia il rischio che i datori di lavoro che avrebbero bisogno effettivamente della manodopera prevista dal Decreto Flussi si trovino privi di personale. Egli suggerisce l’implementazione di un meccanismo di controllo per garantire che le richieste accolte siano seguite effettivamente dalla stipula di contratti di soggiorno.